La Sicilia rischia di vedere sfumare finanziamenti per circa 1 miliardo e mezzo di euro previsti dal Pnrr, non avendo alcuna certezza su come e quando saranno reperite le risorse per le iniziative definanziate. Interventi che ricadono nell’ambito della Missione 6 del Piano nazionale di Ripresa e resilienza, denominata Sanità. Risorse “territorializzate”, quindi già appaltate alle amministrazioni locali.
La riprogrammazione degli obbiettivi e della tempistica del Pnrr elaborata da Raffaele Fitto, ministro per gli Affari Europei, le Politiche di Coesione e il Piano nazionale di Ripresa e Resilienza, prevede una riduzione di costruzioni di specifiche strutture sanitarie con conseguenti e cospicui tagli alla spesa. Si tratta di Case di comunità, Ospedali di comunità, Centrali operative territoriali. Fatto che avevamo anticipato un mese fa (https://ilsicilia.it/pnrr-e-sanita-ospedali-di-comunita-a-rischio-finanziamenti-per-13-strutture/).
Preparata la rimodulazione del fondi del Pnrr, il prossimo passo sarà presentare la relazione a fine agosto alla Commissione europea per una – così sperano – approvazione definitiva. Nessuno, però, si aspettava una riscrittura così profonda. La Sicilia pagherà un prezzo salatissimo in termini di qualità dei servizi e di sanità territoriale, senza che venga spiegato come saranno finanziate le opere previste. Ne è certa la Cgil Sicilia che non ritiene sufficiente un generico richiamo al Piano complementare o ai Fondi comunitari.
“Colpisce e stona il silenzio del governo Schifani – spiega Francesco Lucchesi segretario regionale Cgil Sicilia – , ci sono presidenti di Regione di destra che hanno espresso le loro perplessità. Noi invece non proferiamo una parola. I tagli determineranno inevitabilmente delle ricadute negative sul territorio regionale, perché hanno l’effetto di depotenziare la già scadente sanità siciliana. Questi investimenti sarebbero serviti per dare una risposta alle inefficienze del nostro sistema sanitario. D’altra parte, la mancata realizzazione delle strutture elimina la possibilità di fare nuove assunzioni. Perché per ogni ospedale di comunità, casa della salute o centro operativo territoriale, è previsto un tot di figure professionali: medici, infermieri, Oss e personale amministrativo. Questi soggetti non troveranno occupazione”.
Il governo nazionale tuttavia rassicura e sostiene che questi presidi saranno comunque realizzati. Ma con quali risorse, – si chiede la Cgil Sicilia- se viene a mancare la garanzia di quei fondi messi a disposizione del Pnrr?
“Il Fondo sanitario nazionale di cui fa parte anche il Fondo nazionale per l’edilizia sanitaria, rispetto ai dati odierni si ridurrà nel 2023. Nel Fesr -Fondo europeo per lo sviluppo regionale-, e nel Fse- Fondo per lo sviluppo economico – ci sono capitoli di risorse destinati alla costruzione di queste strutture”. Vuol dire che “si tratta di soldi che dobbiamo trovare a casa”, che siano regionali o nazionali.
Si aggiungono “un miliardo e 75 milioni del Fesr che al 99% non arriverà mai, perché la scadenza ultima è per il 31 dicembre del 2023. Oltre due miliardi e mezzo in fumo. Aperti i cantieri, le amministrazioni locali hanno ricevuto il 10 per cento dell’importo complessivo come anticipo. Le ditte chiederanno i danni”.
Di seguito alleghiamo il documento da cui si evince il numero delle strutture previste dal Pnrr, la cui realizzazione sarà ripensata in funzione della rimodulazione operata dal governo Meloni. Un sunto di quante strutture salteranno in Sicilia rispetto a quanto comunicato da Roma.