“Nessun ‘attacco diretto ai principi di trasparenza, legalità, tantomeno deroghe’ per la realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina. La società opera sempre nel pieno rispetto delle norme di riferimento”. Lo afferma l’amministratore delegato della Stretto di Messina, Pietro Ciucci, rispondendo alle affermazioni rilasciate dalla Cgil.
“Per quanto riguarda la Valutazione di impatto ambientale, sottolineo che l’intero percorso approvativo previsto dalle norme si è concluso positivamente – ha aggiunto –. Il 13 novembre 2024 è stato rilasciato parere favorevole allo studio di impatto ambientale dalla commissione di Valutazione di impatto ambientale del Mase. Il 21 maggio 2025 la stessa commissione ha espresso parere favorevole sulla Valutazione di Incidenza Ambientale, ritenendo che ‘tutta la documentazione trasmessa evidenzi la coerenza delle misure di compensazione con la necessità di garantire la tutela degli obiettivi di conservazione dei siti e la coerenza globale con la rete Natura 2000’. Nella stessa sede la commissione inoltre ha dato parere favorevole al perfezionamento delle comunicazioni alla Commissione Europea. A valle dell’approvazione del 9 aprile scorso da parte del Consiglio dei ministri della cosiddetta ‘Attestazione Iropi – motivazioni imperative di rilevante interesse pubblico’, tutta la documentazione prevista dalla Direttiva Habitat è stata trasmessa dal governo alla Commissione europea. Quindi, contrariamente a quanto affermato dalla Cgil, il progetto del ponte ha rispettato tutte le norme previste e in nessun caso l’opera elude responsabilità ambientali”.
La nota della Cgil
“Esprimiamo forte contrarietà agli emendamenti 1.46 e 3.038 presentati in sede parlamentare. Rappresentano un attacco diretto ai principi di trasparenza, legalità e partecipazione democratica, oltre a costituire un preoccupante tassello nell’imposizione forzata della realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina”. È quanto dichiara il segretario confederale della Cgil Pino Gesmundo.
Il dirigente sindacale spiega che l’emendamento 1.46, che prevede l’inserimento ‘di diritto’ della società Stretto di Messina nell’elenco delle stazioni appaltanti qualificate, “consente a una società senza esperienza operativa recente e senza requisiti consolidati nel settore, di gestire direttamente appalti miliardari, eludendo il sistema pubblico di qualificazione previsto dal Codice dei Contratti. Una forzatura giuridica e amministrativa – denuncia – che crea un pericoloso precedente e apre la strada a procedure opache, fuori da ogni controllo e da ogni garanzia di trasparenza”.
L’emendamento 3.038 per Gesmundo è “ancora più grave”. Interviene sul Testo Unico Ambientale per prevedere una deroga accelerata alla Valutazione di Impatto Ambientale per progetti dichiarati di ‘difesa nazionale’, “definizione ambigua e arbitraria, che può facilmente essere estesa ad opere civili o infrastrutturali, come nel caso del Ponte, già qualificato dal governo come ‘strategico’ e ‘prioritario per l’interesse nazionale'”.
“Siamo di fronte a un disegno normativo che punta a silenziare ogni opposizione, a limitare la partecipazione dei territori, a cancellare la tutela ambientale – sostiene il segretario confederale – in nome di un modello di sviluppo autoritario, centralizzato e calato dall’alto. In gioco non c’è solo la legittimità di un progetto infrastrutturale, ma il rispetto delle regole democratiche, delle procedure pubbliche e dei diritti delle comunità locali”.
“Inoltre, – aggiunge – circolano indiscrezioni relative alla possibile presentazione di un ulteriore emendamento volto a consentire l’acquisto di armamenti attraverso procedure accelerate e sottratte al controllo della Corte dei conti. Anche in questo caso, si tratterebbe di una misura che amplificherebbe modelli decisionali rischiosi”.