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Povertà, Regione senza piano: “Aspettiamo di capire che faranno a Roma col reddito di cittadinanza”

lunedì 5 Novembre 2018
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Perché si possa iniziare a lavorare sul Piano regionale sulla povertà occorre capire quali saranno le misure che saranno adottate nella Finanziaria nazionale, con particolare riferimento al Reddito di cittadinanza. Questa la posizione dell’Assessorato regionale alla Famiglia riguardo alle sollecitazioni arrivate dall’Alleanza contro la povertà, cartello di associazioni che comprende, tra gli altri, l’Anci Sicilia, Caritas, Cnca, Acli, Arci, Cisl, Cgil, Uil. L’Alleanza ha puntato il dito contro la Regione, inviando una lettera al governatore Musumeci e agli assessori alla Famiglia e alle Politiche sociali, Mariella Ippolito, e alla Sanità, Ruggero Razza.

A fine giugno l’assessore Ippolito, dopo avere incontrato i rappresentanti di Alleanza contro la Povertà in Sicilia, aveva espresso la volontà di iniziare un percorso costituendo un tavolo tecnico per realizzare il Piano regionale contro la povertà: “Ciò che ci stupisce – ha dichiarato Rosanna Laplaca, referente regionale dell’Alleanza contro la povertà – è che ancora dopo diversi mesi dal primo incontro con l’assessore Ippolito tutto sia rimasto fermo“.

È toccato all’ufficio di Gabinetto dell’assessore Ippolito dare spiegazioni sul ritardo: “Stiamo attendendo le determinazioni del governo nazionale. Se va dovesse andare in porto il Reddito di cittadinanza, è chiaro che il Piano regionale sulla povertà dovrà prevedere questa misura. Siamo in attesa delle valutazioni romane. Appena arriveranno, rielaboreremo in base al dettato della Finanziaria nazionale“.

E proprio sul Reddito di cittadinanza l’Allenza contro la povertà esprime timori sul metodo di adozione della misura: “Abbiamo chiesto con documenti ufficiali che intanto non venga cancellato il Rei (Reddito di inclusione) che avrebbe più che altro bisogno di essere implementato – dice Laplaca, che analizza – Anche se ancora non conosciamo la misura, un errore del Reddito di cittadinanza potrebbe essere quello di affidare la gestione ai centri per l’impiego piuttosto che ai servizi sociali del comune. Realtà che non avendo un’anima sociale potrebbero avere serie difficoltà ad operare. Mi auguro che prevalga il buon senso – conclude – rispetto a misure che devono essere stabili nel tempo per portare a risultati concreti“.

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