Stabilizzazione? Proroga? O solo carta straccia? A sentire proprio chi ha votato la legge sui precari all‘Assemblea regionale o l’ha fatto su mandato del partito o di qualche capo-corrente c’è da mettersi le mani nei capelli. Se per il governatore Rosario Crocetta è un fatto addirittura “storico”, per Davide Faraone, neo sottosegretario alla Salute nel governo Gentiloni e testa d’ariete dei renziani di Sicilia, la norma “non serve a nulla”. Motivo? Bisognerà aspettare il ‘Milleproroghe‘ del governo Gentiloni per potere parlare realmente di processo di stabilizzazione. Insomma, tutto e il contrario di tutto. In barba alla trasparenza e alla corretta informazione che elettori e cittadini si aspettano dalla classe politica e dai propri rappresentanti in Parlamento.
La legge varata ieri sera è stata agganciata all’esercizio provvisorio che mette al sicuro stipendi e spesa corrente alla Regione per due mesi, in questo frangente il governo modificherà la manovra finanziaria, spedita in ritardo all’Ars per poter essere approvata prima di fine anno. Ma questa è un’altra storia. Rimanendo sul testo dei precari, Crocetta dice: “Tutti i precari, gli Rmi, ex pip, Asu vengono prorogati e soprattutto nei confronti di queste ultime categorie viene riconosciuto il diritto alle ferie, alla malattia, alla maternità che fino ad oggi non era stato riconosciuto. E’ una grande pagina di dignità, che abbiamo voluto dare a tutti i lavoratori precari della Sicilia. Adesso pensiamo ai disoccupati”. Il provvedimento riguarda 16 mila precari degli enti locali, 5 mila Asu, 1.500 delle Aziende sanitarie, altri 500 dipendenti a tempo della Regione e 3.200 ex Pip. Spiega Crocetta: “I contenuti di questa legge sono quelli del processo di stabilizzazione. L’accordo col governo nazionale prevedeva che loro facevano la proroga e noi la stabilizzazione. Il dato storico è che abbiamo creato gli strumenti per stabilizzare i precari. Il senso di questa norma – aggiunge – è che facciamo uscire questa platea dal precariato con la possibilità di stabilizzazione, senza spese aggiuntive per i comuni. La vecchia legge prevedeva che dopo 5 anni l’ente che stabilizzava dovesse sostenere i costi, con questa legge il lavoratore resta a carico dell’amministrazione regionale”.
Parole al vento quelle del presidente della Regione secondo Marco Falcone, capogruppo di Forza Italia all’Ars, perché il governo “ha messo l’ennesima pezza laddove avrebbe dovuto attuare un piano di stabilizzazione vero di questi lavoratori”. “Ci troviamo di fronte ad un’altra proroga, provvedimento che per di più potrebbe essere impugnato dal governo nazionale, e all’inopportuna esultanza della maggioranza, per un traguardo a tutti gli effetti non raggiunto“, accusa Falcone. Di “ennesima presa in giro per migliaia di lavoratori” parlano i deputati regionali del Movimento Cinque stelle. Per loro si tratta solo di “una legge vuota a forte rischio impugnativa, che mira solo a prendere tempo, nella speranza che dal Parlamento nazionale arrivi la ciambella di salvataggio col Milleproroghe e che comunque non risolve assolutamente il problema del precariato”. “E’ un testo – insistono i deputati 5stelle – che presenta innumerevoli profili di incostituzionalità, che assicura solo la continuità lavorativa, ma che non stabilizza assolutamente nessuno, come i partiti vogliono far credere per ovvie ragioni elettorali”. A sentire Alessandro Baccei, assessore all’Economia vicino ai ‘renziani‘, qualche ragione i detrattori ce l’hanno: “Sappiamo che ci sono dei rischi di impugnativa ma volevamo comunque fissare per la prima volta dopo 30 anni un percorso per la stabilizzazione. Non abbiamo fatto una stabilizzazione per tutti, dai Pip agli Asu, come qualcuno credeva e voleva”. E aggiunge: “Questo lavoro adesso è al vaglio del governo nazionale“. Insomma, Roma presto darà il suo responso.