Circa 200 docenti sono scesi in piazza stamani, davanti l’Assemblea regionale siciliana, per protestare contro il “sistema sbagliato” dell’assegnazione delle cattedre introdotto con la legge 107 sulla “Buona scuola”. Da settembre prossimo più di 7.000 insegnanti siciliani saranno nuovamente costretti ad emigrare al Centro Nord, a meno che il Ministero dell’istruzione non conceda una deroga come è stato fatto lo scorso anno. Nel 2016 molti, dopo aver preso servizio fuori dall’Isola, erano riusciti a rientrare a casa. I posti in Sicilia, evidenziano sia i docenti che i sindacati, ci sono.
“La manifestazione – spiega Antonella Trovato, una delle organizzatrici – ha l’intento di attirare l’attenzione anche della politica che si deve fare carico di questa emergenza sociale. Il nostro stipendio fuori lo si spende tutto in affitti, biglietti aerei e ricorsi”.
Ieri, dichiara Fabio Cirino, della Flc Cgil Sicilia, “abbiamo avuto un incontro, insieme alle altre sigle sindacali, con l’assessore regionale al ramo, Bruno Marziano, che si è impegnato a chiedere un incontro con il ministro per porre sul tavolo la questione del mancato rientro di tutti questi docenti e l’aumento del tempo scuola che è un cancro per la nostra Sicilia, perchè la carenza delle strutture e la mancanza di mense, ma anche a volte il voto del collegio docenti, impedisce di avere il tempo pieno e quindi maggiore organico per la nostra Regione. Terzo punto il non meno importante problema dei docenti specializzati di sostegno. Sono oltre 3000 che ogni anno ritornano in assegnazione provvisoria sui 5.000 posti. Sarebbe il caso di farli rimanere qua per sempre”.