La discussione generale a Sala d’Ercole del ddl che prevede il ripristino delle Province siciliane stenta a decollare. L’opposizione, Pd e M5s, chiedono di sospendere i lavori e chi sostiene che sia necessario il rinvio in commissione Affari istituzionali. Forse puro ostruzionismo per rallentare l’approvazione o addirittura, come teme la maggioranza, una presa di posizione delle minoranze diretta a far saltare il ritorno degli enti.
Se queste sono le premesse, la riforma voluta dal governo Schifani non avrà il disco verde da parte dell’aula tanto facilmente alla luce delle prime fibrillazioni che si sono manifestate in aula.
“Una parte della maggioranza è uscita dall’aula, ci sono profonde lacune in alcuni articoli”, ha detto il capogruppo dei dem Michele Catanzaro subito dopo l’apertura dei lavori.
I primi segnali di ostilità sono arrivati, prima con i 600 emendamenti: quasi tutti soppressivi e provenienti dal centrosinistra. Poi con la questione pregiudiziale sulla riforma delle Province presentata da Antonello Cracolici, secondo cui il disegno di legge in esame, che reintroduce il voto diretto, sarebbe incostituzionale perché in antitesi con la legge Delrio in vigore. “Se non si supera le legge nazionale, non possiamo parlare di Province”.
Le perplessità riguardano anche l’articolo 12 del ddl che prevede le norme finanziarie, con particolare riferimento agli oneri derivanti dallo svolgimento delle elezioni quantificati in 5 milioni di euro, alla regolamentazione delle indennità di funzione e dei gettoni di presenza ed allo stanziamento finanziario di 2 milioni e 883 mila euro a titolo di concorso per la copertura dei maggiori oneri a carico delle Province e delle Città metropolitane.
E i malumori non sono finiti, le tensioni nel centrodestra sono evidenti. I deputati di Fratelli d’Italia hanno abbandonato l’aula dopo che l’Ars ha respinto la richiesta del collega Carlo Auteri di invertire l’ordine del giorno della seduta di questo pomeriggio, mettendo in votazione prima il disegno di legge cosiddetto salva-ineleggibili e poi la riforma delle Province. Il ddl riguarda l’interpretazione autentica di due articoli di due leggi regionali e sana la posizione di quattro parlamentari (tre di FdI e uno di Sud chiama Nord) contro cui ci sono pendenti ricorsi in Tribunale.
Salta quindi anche la discussione della norma “Salva ineleggibili”. L’emendamento di riscrittura del testo della norma, presentato dal capogruppo di FdI all’Ars Giorgio Assenza, ieri per l’aula, sgombrerebbe il campo da discussioni e pareri legati alla illegittimità del provvedimento e soprattutto supererebbe il parere negativo fornito nei giorni scorsi dagli uffici dell’Ars.
“Il centrodestra è in frantumi. Sulla norma ‘salva-ineleggibili’, che abbiamo fatto arrivare in aula solo perché sapevamo che la maggioranza si sarebbe spaccata, si sono determinati due fronti, da un lato FdI e Mpa e dall’altro Fi, Dc e Lega. A questo punto la riforma delle Province penso non si farà, meglio bocciarla e andare avanti con altre riforme.”. Lo dichiara il vice presidente dell’Ars Nuccio Di Paola (M5s) a conclusione della seduta parlamentare di questo pomeriggio.