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Il fatto politico

Province tra azzardo, emendamenti e via friulana

lunedì 20 Gennaio 2025
EX PROVINCE

Province, province! È l’accorato grido che si alza dal centrodestra siciliano verso Palazzo Chigi in un estremo tentativo di superare lo stallo determinato dall’assenza di una decisione romana che archivi la legge Delrio per consentire il ritorno delle tante agognate province e l’archiviazione dei liberi consorzi mai decollati e destinati, al netto delle bacchettate della Corte Costituzionale, al fine commissariamento mai.  

Nino Germanà

A favore delle ritorno delle province siciliane si è mobilitato addirittura il consiglio federale della Lega che per bocca del senatore siciliano Nino Germanà ha annunciato un emendamento per il ritorno alle urne già nella prossima primavera. Al coro si sono uniti immediatamente il leader della Dc Totò Cuffaro, ma anche gli esponenti del movimento di Cateno De Luca Sud Chiama Nord, Laura Castelli e Danilo Lo Giudice. 

E pare che nei giorni scorsi si sia mosso anche il presidente della Regione Renato Schifani con una missione ai massimi livelli a Palazzo Madama per sollecitare una presa di posizione del presidente del Senato Ignazio La Russa.

Al momento Palazzo Chigi tace, si vedrà solo nei prossimi giorni se le suppliche siciliane avranno successo, ma il sentiero per il ritorno delle province resta stretto come più di una volta ha fatto intendere il presidente dell’Ars Gaetano Galvagno. 

Una norma ad hoc per superare la legge Delrio in Sicilia farebbe storcere il naso a mezza Italia, dove ormai le elezioni di secondo livello sono collaudate e probabilmente non farebbe piacere nemmeno ai friulani che, con un po’ più di lungimiranza, si sono affidati alla modifica dello Statuto regionale attraverso i vari passaggi dell’iter costituzionale che prevede che la proposta di modifica dello Statuto passi da ciascuna Camera con due successive deliberazioni ad intervallo non minore di tre mesi.

In realtà per il Friuli non si parla di province ma di “enti di area vasta, titolari di funzioni amministrative proprie e con organi ad elezione diretta, accanto ai comuni o città metropolitane e alla Regione”. 

camera-dei-deputati
Parlamento Italiano

La via friulana prevede che i nuovi “enti” avrebbero “la titolarità delle funzioni di area vasta già svolte dalle soppresse province” e di “tutte le altre funzioni che, sulla base di appropriate analisi economico-giuridiche, si riterrà necessario allocare in detto livello intermedio. Oltre a ciò, la proposta di legge in esame prevede: la modifica della disciplina del referendum confermativo sulla legge su forma di governo e sistema elettorale regionale, che viene interamente rimessa ad una legge regionale ad hoc mentre attualmente è parzialmente definita nello Statuto; l’introduzione di un numero fisso di consiglieri regionali in luogo di quanto attualmente previsto dallo statuto, per cui il numero dei consiglieri è commisurato alla popolazione residente nel territorio regionale; l’abrogazione di alcune disposizioni statutarie con finalità di manutenzione normativa“, spiega il dossier della Camera.

Per il Friuli dopo il primo ok della Camera di ottobre l’orizzonte è ormai quello del 2026 dove quasi certamente si tornerà alle urne per le province. Il metodo friulano sta già incuriosendo qualche parlamentare nazionale siciliano che sta pensando di cominciare a preparare il percorso per il quale, però, servirebbe molta pazienza e determinazione. In fondo se si scegliesse di modificare lo Statuto si toglierebbe il tema dal dibattito politico e lo si rimanderebbe più vicino temporalmente alle elezioni politiche e a quelle regionali, forse effettivamente proprio quando servirebbe alla politica siciliana per decongestionare la voglia politica di Parlamento nazionale e Ars grazie ai consigli provinciali.

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