Rabbia, sgomento, paura. Palermo quella sera del 3 settembre di 42 anni fa rimase attonita di fronte all’uccisione del prefetto Carlo Alberto Dalla Chiesa, della moglie Emanuela Setti Carraro e dell’agente Domenico Russo. Sul luogo del delitto apparve una manifesto anonimo con la scritta: “Qui è morta la speranza dei palermitani onesti“. Ma quella profezia fu però smentita dalla reazione del Paese e delle istituzioni che ancora oggi ricordano la strage nel capoluogo siciliano.
Oggi la città e le istituzioni si uniscono in ricordo dell’attentato di via Carini. Le celebrazioni sono partite questa mattina. Per onorarlo sono state deposte diverse corone di fiori attorno alla targa che lo commemora. Alle 10, in Cattedrale, è in programma la messa officiata dall’arcivescovo Corrado Lorefice. A seguire, al cippo commemorativo in via Vittorio Emanuele, un omaggio floreale dei bambini.
“Oggi, nel quarantaduesimo anniversario della barbara uccisione del prefetto Carlo Alberto dalla Chiesa, ho voluto rendere omaggio a un uomo che ha rappresentato con coraggio e determinazione lo Stato nella sua lotta contro la mafia. Il generale Dalla Chiesa, con la sua integrità e il suo impegno incrollabile, ha pagato con la vita il prezzo del suo senso del dovere e della sua fedeltà alle istituzioni“. A dichiararlo il presidente della Regione Siciliana Renato Schifani, che questa mattina ha depositato una corona d’alloro sul luogo della strage, in via Isidoro Carini a Palermo. “In questo giorno – ha proseguito Schifani – il mio pensiero va anche a sua moglie, Emanuela Setti Carraro, e all’agente Domenico Russo, vittime innocenti della mano mafiosa. Il loro sacrificio non può essere mai dimenticato. È nostro dovere continuare a ricordare e a tramandare la memoria di questi eroi, affinché il loro esempio sia guida per le future generazioni“.
Tra i primi commenti quello della premier Giorgia Meloni: “Il loro sacrificio ci ricorda l’importanza di non abbassare mai la guardia nella lotta contro la criminalità organizzata e di difendere con fermezza i valori di legalità e giustizia. Il coraggio e la dedizione del Generale dalla Chiesa, che ha combattuto senza sosta contro il terrorismo e la mafia, sono per noi un esempio e una guida. È nostro dovere onorare la sua memoria continuando con determinazione il suo impegno. L’Italia non dimentica“.
“Ricorre oggi il 42° anniversario dell’assassinio del Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, della moglie Emanuela Setti Carraro e dell’agente di polizia Domenico Russo, tre autentici simboli di coraggio, abnegazione, amore per la Patria e la giustizia. Il Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa ha dedicato tutta la vita a contrastare, con rigore e dedizione ogni forma di criminalità. Fu tra i principali e più efficaci protagonisti del contrasto alle Brigate Rosse e al terrorismo degli anni settanta e, con lo stesso spirito, si era messo al servizio dello Stato contro la mafia, come Prefetto di Palermo. Emanuela Setti Carraro era una donna forte e risoluta, che non ebbe paura di restare al fianco del marito e di sostenerlo nei momenti di maggiore difficoltà. Domenico Russo un agente di polizia che stava adempiendo con coraggio e spirito di sacrificio al proprio incarico. Il loro tragico destino colpì l’intera Nazione e oggi rendiamo onore alla devozione di chi ha anteposto il bene della Patria alla propria vita. Ai loro familiari desidero esprimere la vicinanza, mia personale e del Senato della Repubblica“. Lo scrive sui social il presidente del Senato Ignazio La Russa.
“La morte del generale Dalla Chiesa, a quarantadue anni dall’eccidio di via Carini, rappresenta ancora – oggi come allora, più di allora – quell’urlo potentissimo della società civile contro la mafia, i suoi manutengoli e fiancheggiatori, i suoi sicari. Mai e poi mai si dovrà obliare la memoria e il gesto solenne di chi, consapevole di essere ‘condannato a morte’, ha scelto di continuare per la strada della lotta, della giustizia, della libertà. Dalla Chiesa è uno di quei personaggi simbolici densi di significato storico e sociale, ricordarlo quindi, è parte di quel processo di costruzione dell’idea legalitaria che deve reggere il sentimento degli italiani. Il 3 settembre non va letto pertanto come momento di semplice commemorazione, bensì come ‘rito religioso’ di raccoglimento attorno ai nomi di Dalla Chiesa, Setti Carraro e Russo, laddove la ‘speranza dei siciliani onesti’ deve ergersi come inno che grida il suo no alla mafia, il suo no alla connivenza e all’omertà, il suo no alla sacrilega filosofia della morte. Come cittadino, militante e senatore della Repubblica mi allontano da ogni forma di retorica e auspico per contro, la costruzione di un’identità storica quale tessuto connettivo della nostra società. Per sempre, onore ai caduti di via Isidoro Carini”. Lo ha dichiarato il senatore Raoul Russo, membro della Commissione parlamentare d’inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere.
Il ministro per la Protezione civile e le Politiche del mare Nello Musumeci ha ricordato “l’impegno del generale Dalla Chiesa e la sua professionalità sono ancora oggi un’eredità preziosa per le Forze armate e tutti noi, perché hanno consentito di migliorare metodi e strumenti nella lotta alla criminalità organizzata. Quel giorno a Palermo non abbiamo perso solo un grande servitore dello Stato, ma soprattutto un grande uomo, che come Falcone e Borsellino è rimasto vittima di una solitudine politica e istituzionale che gli è stata fatale. Per questo oggi più che mai ricordiamo questi grandi uomini con riconoscenza e rispetto“.
Anche l’assessore alle Attività Produttive della Regione Siciliana, Edy Tamajo, ha reso omaggio alla memoria di un uomo simbolo della lotta alla mafia e della difesa dello Stato. “Il suo impegno incrollabile nel contrastare la criminalità organizzata, anche a costo della vita, è un richiamo costante per tutti noi che lavoriamo nelle istituzioni a non abbassare mai la guardia nella lotta contro ogni forma di illegalità. Nel ricordo del generale, dobbiamo continuare a distinguere l’antimafia vera, fatta di impegno concreto e quotidiano, da quella di cartone, che troppo spesso si riduce a slogan vuoti e parole di circostanza. Solo attraverso l’azione costante e il coraggio di affrontare le sfide più difficili potremo davvero onorare il suo sacrificio e costruire una società libera dalla mafia. Ricordarlo, non è solo un dovere morale, ma anche un atto di responsabilità nei confronti delle future generazioni. È grazie al suo esempio e a quello di tanti altri servitori dello Stato che possiamo continuare a credere in una Sicilia e in un’Italia libere dalla morsa della criminalità. La sua eredità morale deve guidarci ogni giorno nella nostra azione politica e amministrativa“.
“Carlo Alberto dalla Chiesa ha rappresentato una delle massime figure di servitori dello Stato e delle Istituzioni, nel senso più vero e profondo del termine“. Ha ricordato il presidente del Consiglio comunale di Palermo, Giulio Tantillo. “La sua lunga carriera, di militare prima e Prefetto successivamente, ha avuto al centro sempre la difesa delle istituzioni democratiche da ogni attacco o pericolo, da chiunque provenisse, senza sconti o mediazioni. Oggi ne ricordiamo il sacrificio, insieme a quello di Emanuela Setti Carraro e Domenico Russo, ancora con profonda gratitudine e consci del richiamo che ne viene per l’integrità delle Istituzioni, perché siano sempre a servizio dei cittadini, al di sopra di ogni interesse di parte, contro ogni forma di malaffare“.
Per il segretario regionale del Pd Sicilia, Anthony Barbagallo “il lavoro da fare per sconfiggere cosa nostra è ancora molto. Ma grazie all’impegno di magistrati e forze dell’ordine l’ala militare della mafia è stata sconfitta. Resta ancora la mentalità mafiosa e la capacità di cosa nostra di di infiltrarsi nei gangli della società civile e la continua penetrazione della pubblica amministrazione. E’ su questo fronte che occorre innalzare il livello di contrasto per recidere le radici della mala pianta mafiosa“.
“Il Generale Dalla Chiesa aveva messo il suo coraggio e la sua integrità morale al servizio del Sud, per fronteggiare la criminalità organizzata“. Con queste parole, pubblicate anche sui propri profili social, il deputato Carolina Varchi ha ricordato la strage di via Carini. “Il suo esempio non sia vano. Il nostro ricordo – conclude – va a lui e a tutti coloro che sono caduti nella lotta alla mafia”.
Il deputato regionale Marco Intravaia, componente della Commissione Regionale Antimafia, ha sottolineato come “la Sicilia non dimentica il coraggio di un servitore dello Stato integerrimo e dedito al dovere fino all’estremo sacrificio. Il Generale conosceva molto bene i pericoli che avrebbe corso a Palermo e non ha esitato a intraprendere una dura lotta alla criminalità organizzata, interrotta con ferocia solo dopo 100 giorni dai sicari della mafia. Il coraggio con cui, da uomo di Stato, ha affrontato il ruolo di Prefetto di Palermo deve essere un esempio per i giovani e per tutti noi, un monito per le Istituzioni e la società civile a fare ognuno la propria parte e a compiere sempre scelte improntate alla legalità“.
“A quarantadue anni di distanza ricordiamo il sacrificio del generale dalla Chiesa, ma anche il suo coraggio, il suo impegno e la sua straordinaria intelligenza per dire che la speranza dei siciliani onesti non è morta quella sera del 3 settembre 1982 ma ha trovato nuova forza. Il riscatto della Sicilia si alimenta attraverso la memoria di queste figure luminose“. Così Nino Minardo, presidente della Commissione Difesa della Camera dei Deputati.
In occasione della commemorazione del 42° anniversario del barbaro eccidio mafioso di via Carini, il Presidente della Camera, Lorenzo Fontana, ha inviato il seguente messaggio al Prefetto di Palermo, Massimo Mariani. “Quel vile attentato ha lasciato un segno indelebile nella coscienza collettiva del nostro Paese, che ancora oggi lo ricorda con immutata emozione. Nell’onorare la memoria delle tre vittime, il mio commosso pensiero va al Prefetto di Palermo, Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, alla moglie Emanuela Setti Carraro e all’Agente Scelto della Polizia di Stato Domenico Russo. Desidero, inoltre, esprimere la vicinanza mia personale e della Camera dei deputati alle loro famiglie così duramente colpite nei loro affetti più cari. Il Generale Dalla Chiesa, autentico servitore dello Stato, cui ha dedicato e immolato la propria vita, dopo aver dato un contributo fondamentale nella lotta al terrorismo, aveva intrapreso con fermezza e rigore una serrata e coraggiosa attività di contrasto alla criminalità organizzata mafiosa, nella piena consapevolezza dei rischi connessi al suo ruolo. Ma non si lasciò mai intimidire, portando avanti la sua azione volta a riaffermare la presenza delle Istituzioni a tutela della sicurezza di tutti i cittadini. Questa dolorosa ricorrenza rappresenta, dunque, un’occasione preziosa per ribadire, nel solco del valoroso esempio offerto da Carlo Alberto Dalla Chiesa, l’importanza di una solida cultura della legalità e della sensibilità civica. È indispensabile mantenere sempre alto l’impegno contro la mafia, difendendo quei valori di libertà e giustizia per proteggere i quali il Generale sacrificò generosamente la sua stessa vita“.
“Carlo Alberto Dalla Chiesa è stato uno degli esempi più alti di uomo dello Stato, fedele alle istituzioni. A 42 anni dall’attentato nel quale hanno perso la vita anche la moglie Emanuela Setti Carraro e l’agente Domenico Russo, deceduto alcuni giorni dopo, è doveroso ricordare il Generale dei Carabinieri che ha combattuto il terrorismo e che, poi, da Prefetto di Palermo, non ha esitato a dare il suo contributo nel contrasto alla mafia. Una sfida che si è poi rivelata tragica, ma il suo metodo di lavoro resta ancora oggi un faro per la magistratura e le forze dell’ordine che conducono le indagini e il suo esempio, anche sotto il profilo umano, rappresenta un’ideale eredità di comportamento per la società civile, le giovani generazioni e le istituzioni”. Lo ha dichiarato il sindaco di Palermo Roberto Lagalla.