Il capogruppo in Consiglio Comunale Cristina Cannistrá ed il vice presidente della IV Municipalità Renato Coletta, del Movimento 5 Stelle, intervengono nuovamente sull’annoso problema del randagismo a Messina. “In tre anni l’Amministrazione comunale non ha programmato alcun intervento strutturale per la tutela ed il benessere degli animali randagi”.
“Dopo il ritiro dei primi tre, i nuovi Bandi insistono sulla scelta della deportazione, confermando scarsa sensibilità e poca conoscenza del fenomeno del randagismo, mentre si continua ad ignorare l’obbligo della prevenzione con la sterilizzazione“.
“Nonostante in questi anni siano state continue le proteste delle associazioni animaliste e dei volontari e non siano mancate le proposte per la realizzazione di Canili Comunali ed Oasi Feline – esordiscono – l’Amministrazione ritiene di affrontare il fenomeno limitandosi ad affidare ad operatori economici il “Servizio di Ricovero” tramite Bandi di gara. Nessuna programmazione, nessuna visione politica, solo la ricerca di soluzioni tampone proiettate verso la scadenza del proprio mandato, ignorando che il fenomeno del randagismo, in continuo aumento a causa dell’assenza di efficaci campagne di sterilizzazione, ha determinato un’impennata delle spese di cura e pronto soccorso“.
“I capitolati pubblicati – continuano – oltre a comportare la deplorevole deportazione di animali spesso sofferenti, non richiedono l’indicazione della quantità e delle competenze specifiche del personale impiegato, circostanza che non consente un’adeguata valutazione dell’offerta tecnico-professionale. Nutriamo, inoltre, grosse perplessità circa l’adeguatezza del costo giornaliero posto a base d’asta per singolo animale, così come a proposito della scelta del criterio del massimo ribasso per l’aggiudicazione del servizio rifugio sanitario per gatti“.
“I randagi – affermano i pentastellati – non sono oggetti ingombranti di cui liberarsi, ma animali senzienti, verso i quali vanno riservate azioni di salvaguardia e tutela, soprattutto quando vengono impiegati ingenti risorse pubbliche che potrebbero essere più utilmente investite per interventi strutturali finalizzati anche al coinvolgimento di associazioni, volontari e cittadini“.
“La Legge n. 281 del 1991 nel dettare i principi generali in materia di trattamento dei cani e di altri animali d’affezione, riconosce in capo allo Stato il dovere di promuovere e disciplinare la tutela e la protezione degli animali d’affezione, stabilendo, altresì, le linee generali alle quali le Regioni devono attenersi legiferando in materia. I Bandi pubblicati dal Comune di Messina – continuano – non sono sottoposti alle disposizioni particolari derivanti dalla Legge Regionale 3 luglio 2000, n. 15 e consentono l’erogazione del “servizio” al di fuori del territorio siciliano. Cioè comporta profili di illegittimità in quanto la popolazione di animali randagi (cani e gatti) presente e censita presso il comune di Messina, deve obbligatoriamente beneficiare degli standard minimi di tutela, protezione e cura, previsti dalla legislazione regionale”.
“Anche per tali ulteriori motivi, – evidenziano i consiglieri 5S – non può essere avallata la possibilità di deportazione al di fuori del territorio regionale, la quale, scaduto l’appalto, non garantisce il futuro dei randagi affidati. Va altresì evidenziato che, per tutti gli aspetti non disciplinati nel capitolato d’appalto, il Comune di Messina, territorialmente incompetente, non potrebbe applicare la normativa della Regione Sicilia che è tenuto a far rispettare. L’impressione è che nella sostanza, ad essere messo a bando non sia il servizio di cura e custodia, ma siano gli stessi animali, con tutto ciò che ne consegue per il loro benessere e la loro salute. Invitiamo pertanto ancora una volta l’Amministrazione – ribadiscono gli esponenti 5S – a rivedere profondamente le proprie intenzioni, sforzandosi di affrontare il fenomeno con la logica della programmazione e della prevenzione, recuperando il notevole tempo sprecato“.
“Vogliamo sperare – concludono – che il Comune di Messina si sia prontamente attivato per usufruire dei finanziamenti per ben 10 milioni di euro che il Ministero dell’Interno, attingendo al fondo di cui all’art. 1 comma 778 della legge n. 178/2020, ha destinato alla messa a norma ed alla progettazione e realizzazione di nuovi rifugi per cani randagi, una grossa opportunità offerta dal Governo nazionale“.