Via libera alla rappresentanza di genere al 40% all’interno delle giunte comunali.
Dopo settimane di “risse” tra i banchi della I Commissione Affari Istituzionali, presieduta Ignazio Abbate (CLICCA QUI), l’articolo 5 del ddl Enti locali, nell’ambito dello stralcio del ddl 738, è riuscito finalmente a mettere tutti d’accordo.
Il tema, oggetto di stallo nelle ultime settimane, tanto da essere discusso anche nel corso del vertice di maggioranza, sembra aver conciliato le varie sensibilità all’interno della Commissione e soprattutto della maggioranza. Alla fine, a spuntarla, con voto unanime, è stata proprio la via intermedia che, al termine della scorsa settimana, il deputato della Dc aveva anticipato negli studi de ilSicilia.it (CLICCA QUI).
Nelle giunte comunali, così, “nessun genere può essere rappresentato in misura inferiore al 40 per cento, con arrotondamento aritmetico“. La norma entrerà subito in vigore per i Comuni con popolazione superiore ai 15mila abitanti, i quali avranno 90 giorni di tempo per adeguarsi, a partire dalla data di pubblicazione della legge. Nei Comuni con una popolazione compresa tra i 3mila e i 15mila abitanti, invece, bisognerà attendere fino a nuove elezioni e dunque al rinnovo delle Amministrazioni.
L’emendamento approvato oggi in seduta chiude così il cerchio sul ddl Enti locali. Il testo verrà ora trasmesso in II Commissione Bilancio.

Il primo firmatario del disegno di legge Ignazio Abbate ha sottolineato come ci sia stata la necessità di trovare una “mediazione su tutto per dare la possibilità ai cittadini di avere un’Amministrazione con più donne all’interno delle giunte ed essere così più propostivi rispetto alla norma nazionale“.

Arriva così il lieto fine, ma alla vigilia i presupposti non erano così favorevoli. Le donne della politica, infatti, si erano dette pronte a scendere in campo per una nuova protesta, tra queste anche la deputata di Noi Moderati Marianna Caronia. “Esprimo viva soddisfazione per l’approvazione all’unanimità in I Commissione dell’Ars dell’emendamento che garantisce una rappresentanza di genere non inferiore al 40% nelle giunte comunali siciliane. Questa norma – spiega Caronia – rappresenta un ulteriore passo, certamente non l’ultimo, nel lungo cammino per la parità di genere e per dare adeguata rappresentanza alle donne nelle amministrazioni comunali. Mi auguro che al momento del voto finale della legge da parte dell’Assemblea di Sala d’Ercole nessuno chieda voto segreto o tenti altri sotterfugi per impedire l’approvazione della norma, perché questo vorrebbe dire che l’unanimità di oggi è stata solo di facciata.” “La strada verso la piena parità – conclude Caronia – è ancora lunga, ma oggi abbiamo compiuto un passo significativo per assicurare che la voce delle donne sia adeguatamente rappresentata nelle istituzioni locali della nostra regione; un elemento di civiltà e qualità della Pubblica Amministrazione“.

“Bene l’approvazione in Commissione Affari Istituzionali dell’emendamento sulla presenza femminile nelle giunte cittadine, che adesso non potrà essere inferiore al 40 per cento. A mio parere – ha dichiarato il deputato regionale di FI Marco Intravaia – le donne capaci e competenti non hanno bisogno di quote di riserva, ma è giusto che la normativa regionale si adegui a quella nazionale sulla partecipazione femminile nelle amministrazioni comunali“.
Si chiude così un lungo capitolo, almeno per il momento, in Commissione Affari Istituzionali. Il prossimo grande ostacolo sarà adesso Sala d’Ercole.

“La previsione del 40 per cento di quote rosa nelle giunte comunali è un grande segnale di civiltà e un grande passo avanti in direzione della parità di genere. E si poteva e doveva anche fare di meglio, guardando alla norma nazionale, abbassando cioè il limite di applicabilità della norma ai comuni superiori a 3.000 abitanti”.
Lo affermano i deputati del Movimento 5 Stelle presenti oggi in commissione Affari istituzionali: Angelo Cambiano, Lidia Adorno e Roberta Schillaci.

“Non si capisce – dicono – perché dovremmo avere un tetto diverso rispetto a quello previsto nel resto d’Italia. Per questo presenteremo in aula un emendamento che preveda

l’applicazione tout-court della norma nazionale, che tra l’altro è applicabile da subito. Ora speriamo che in aula nessuno si nasconda dietro al voto segreto per boicottare la norma. Non possiamo restare indietro rispetto al resto d’Italia”, dicono i deputati M5S, che ad un certo punto dei lavori hanno abbandonato la seduta in segno di protesta per la conduzione dei lavori “per nulla accettabile”.
“C’è stata – dicono – letteralmente una pioggia di emendamenti arrivati senza il parere del governo e, soprattutto, senza un’adeguata e propedeutica discussione. Legiferare in questo modo non è tollerabile, si aprono le porte a norme di scarsa qualità che possono anche passare indenni il vaglio dell’aula, con tutte le ricadute negative che questo comporterebbe”.