I costruttori siciliani denunciano un accordo tra la politica e le lobby del nord sul Recovery Plan fatto sula pelle della Sicilia passando per la figura del general contractor.
“Va bene dare piu’ risorse al Sud, purche’ i benefici siano incassati al Nord, tramite i general contractor, colossi delle costruzioni che ora vedono lo Stato al loro fianco come azionista e finanziatore. Il tutto a scapito delle imprese locali del Mezzogiorno e della Sicilia“, afferma Santo Cutrone, presidente dell’Ance, che si oppone “alla costituzione, di fatto gia’ delineata, di un monopolio dei general contractor del Nord sul mercato delle opere pubbliche al Sud, in particolare in Sicilia, che escluda del tutto le imprese locali dalla possibilita’ di partecipare alle gare d’appalto, proprio ora che, dopo dieci anni di vuoto, da Roma si prospetta almeno il finanziamento della manutenzione della viabilita’ stradale e ferroviaria, voce che darebbe ossigeno alle piccole imprese stremate dalla crisi”.
“Il disegno nazionale – prosegue – sarebbe quello di un Accordo quadro che, con la scusa di fare presto e replicando il ‘modello Genova’, assegni direttamente ai general contractor tutti gli interventi che saranno finanziati con il ‘Recovery Plan’ e anche con le risorse europee della programmazione ordinaria”.
Dunque, ragiona Cutrone, “non solo le grandi infrastrutture strategiche che sono gia’ affidate in lotti di importo troppo elevato per l’imprenditoria locale: i general contractor avrebbero a loro completa disposizione anche tutti gli interventi di manutenzione stradale e ferroviaria. Niente piu’ gare, niente piu’ regole e trasparenza, controlli al minimo indispensabile. Una linea che, ad esempio, ha gia’ trovato corrispondenza nella decisione del governo nazionale di rinviare ancora una volta l’entrata in vigore della direttiva europea Bolkestein, che prevede il ricorso alle gare per l’assegnazione delle concessioni autostradali, e di prorogare al 31 dicembre 2021, per le concessioni che non sono state affidate con gara, la possibilita’ di continuare a gestire in house il 40% della manutenzione della rete autostradale e di affidare con gara a imprese esterne solo il 60% dei lavori“.
“Ci opponiamo ad un chiaro disegno imprenditoriale – dichiara Cutrone – che sta prendendo forma a livello nazionale trovando convergenza politica e istituzionale, ed e’ contro questa operazione che occorre una forte presa di posizione della Regione col sostegno compatto di tutte le forze politiche, di maggioranza e opposizione, nell’interesse comune di salvaguardare il futuro delle imprese locali, dei lavoratori edili e delle loro famiglie. E per questo facciamo appello alla Regione siciliana e alle altre Regioni del Sud affinche’ gia’ domani, nell’incontro organizzato dal premier Mario Draghi sul Recovery Plan, protestino contro questo disegno che, ancora una volta, fa leva sul sentimento anti-imprese locali tipico di certa politica”.