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“Reddito di inclusione non speso, i sindaci siciliani si diano da fare”

giovedì 28 Febbraio 2019
Papatheu

I sindaci si diano da fare per impiegare le risorse del Reddito di inclusione. Ci sono somme importanti per il territorio che per incomprensibili e inaccettabili motivazioni non vengono spesi da diversi amministratori siciliani. Gli stessi amministratori non si nascondano poi dietro i luoghi comuni dei tagli agli Enti locali per mascherare le loro negligenze. Lo afferma la senatrice di Fi, Urania Papatheu, che scuote gli amministratori dei Comuni siciliani ad un maggiore impegno sull’impiego del “Rei“.

“Con l’introduzione del Reddito di Inclusione – spiega l’esponente di Fi -, per i Comuni si è palesata lo scorso anno per i Comuni la possibilità di attingere ai fondi del PON Inclusione (114 milioni di euro per la nostra isola) e del Fondo povertà (43 milioni nel 2018 e 50 milioni per il 2019). Ho contattato in prima persona i sindaci dell’isola e li ho sollecitati ad impegnarsi per cogliere l’opportunità di attingere al Reddito di Inclusione per assumere personale (assistenti sociali, psicologi, addetti al segretariato sociale, amministrativi) da impiegare sul territorio per assistere quei soggetti bisognosi che vivono in condizioni di povertà. Ma quanti sindaci e quante Amministrazioni hanno sfruttato questa occasione? I riscontri che arrivano dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali sono preoccupanti, deludenti e per molti versi mortificanti perché si palesano evidenti criticità nell’impiego delle risorse del PON Inclusione (Avviso 3/2016) in alcuni distretti. Ma si riscontrano soprattutto casi di sindaci che non riescono neppure a spendere le risorse del Pon Inclusione, e per il Piano povertà si prospetta un analogo scenario ancor più desolante”.

Papatheu punta l’attenzione sugli esempi specifici che dimostrano una situazione di stasi nella fase di attuazione delle azioni di Progetto a valere del Pon Inclusione Avviso 3 /2016: Tale impasse la riscontriamo ad esempio ad Acireale, dove nonostante una dotazione finanziaria pari a 3.165,111 euro, non si riesce a pervenire alla conclusione delle procedure di rimodulazione e ad avviare le attività programmate. E vorremo capire per quale motivo il sindaco non si stia dando da fare, nonostante sia stato rivolto dal Ministero un invito a presenziare ad un momento di incontro al quale però non intende prendere parte, dichiarando di non volersi spostare dalla propria sede. Stesso discorso ad Agira, dove la dotazione è pari a 843.680 euro ma risulta che non sia stata attivato nessuna procedura e nemmeno inviata la DIA proprio perché ad oggi non è dato sapere se si attiveranno in tal senso o meno. E anche a Cefalù, dove la dotazione è pari a 1.029.842.16 euro, risulta non sia stata inviata al Ministero la richiesta di rimodulazione, non è stata definita la procedura di dissesto finanziario pertanto non è dato ancora sapere come si intende procedere (ad esempio in merito all’assunzione di personale esterno che bisognava reclutare a gennaio di quest’anno, grazie alla fuoriuscita dalla situazione di dissesto)”.

“Questi ed altri esempi  – conclude la senatrice – sono la cartina di tornasole di comunità dove si ravvisano ritardi, negligenze e persino l’indisponibilità a spostarsi dalla propria stanza per andare a definire delle procedure. L’auspicio è che i sindaci in ritardo si sveglino dal letargo. Intanto è giusto e doveroso che i cittadini conoscano il disinteresse dei loro amministratori verso l’aiuto ai più deboli”.

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