“Continuo a leggere del toto candidature, dove un giorno mi attribuiscono candidato con una formazione politica ed un altro con una diversa. Addirittura qualcuno mi ha anche definito ‘peones’ che equivale, da Treccani, a ‘politico di poco peso’ nell’ambito del partito e che non mi candiderei nel partito democratico perché ci sono candidati di peso che farebbero da tappi nella lista per gli altri concorrenti”. Lo precisa Pino Apprendi, esponente e deputato regionale del Pd.
“Tutto questo a me sembra ridicolo; chi si candida – precisa Apprendi – sa che va incontro ad una incognita che si chiama consenso; certamente chi ha ‘gestito potere’, chi ha distribuito prebende ed incarichi ha una rete di clientele che prescinde dall’impegno politico, ma ciascuno ha la propria storia e la si può dimostrare anche ogni giorno, impegnandosi nella lotta per i diritti, per la legalità (non di facciata), per la cultura, per il lavoro. Il mio essere critico all’interno del partito democratico, forse non piace a chi pur di avere lo scranno continua ad abbassare la testa. Si cerca – continua – di ‘mascariare’ con illazioni come se ci si mettesse a disposizione al maggiore offerente e questo mi offende”.
“Si possono fare scelte diverse, che nulla hanno a che fare con i cambia casacca stagionali. Chi ha governato ha motivi più o meno validi per difendere le proprie esperienze . Ho criticato pubblicamente, non mi sono mai nascosto e – conclude – non posso tollerare di essere presentato come facente parte di “dialoghi” fra Crocetta e Raciti per possibili candidature”.