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Il centrodestra spera di compattarsi per riconquistare il consenso perduto

giovedì 27 Luglio 2017

Gianfranco Miccichè  sente aria di vittoria:«Credo che la musica sia cambiata e che anche i siciliani lo abbiano compreso».  Il leader di Forza Italia in Sicilia incasserà nei prossimi giorni il “si” ufficiale dei centristi di Sicilia, in particolare del gruppo di Angelino Alfano. Quest’ultimo deve fronteggiare il tentativo di svuotamento nei territori che, a trame larghe, Pd e altri partiti stanno tentando. Quella che viene definita un’emorragia di parlamentari in campo nazionale, più concretamente nell’Isola corrisponde a un assedio, al momento contenuto, ma che potrebbe domani rappresentare, in piena campagna elettorale, un vero e proprio problema.

Miccichè dunque si dice fiducioso, ma sa al tempo stesso che la forza di quella che lui chiama “l’antipolitica” nei prossimi mesi picchierà duro con il Movimento 5 stelle che punta con decisione alla pancia della gente. Per questo invita all’unità e a evitare fughe in avanti. La percezione di essere più competitivi del recente passato mette Forza Italia nel ruolo strategico di guidare una coalizione inedita e dal perimetro più ampio.

Gianfranco Miccichè

Se infatti oltre a Forza Italia, al gruppo di Saverio Romano, ai centristi di Alfano, a poter convergere su Musumeci, ipotesi ancora oggi non chiusa da un accordo ufficiale, fossero anche altre forze fresche dai territori, aggregazioni laiche pronte a scegliere questo campo di gioco, l’ago della bilancia si potrebbe spostare potenzialmente da questa parte.

Il tessuto storico e sociale del resto della Sicilia che sceglie spesso per reazione ha già dato ampie prove in passato. L’era di centrodestra, inaugurata nel 1996  alla prima occasione utile in cui Forza Italia era scesa in campo alle regionali, dopo le politiche del 1994, aveva trovato ampia conferma nel settennato cuffariano (2001-2008), ma al tempo stesso aveva conosciuto un primo momento di transizione con la proposta autonomistica di Raffaele Lombardo (2008) che quasi da subito rinnegò il carattere di destra di una coalizione poi destrutturata dal Partito Democratico.

Non è un mistero che Crocetta fu abile a cogliere cinque anni fa la necessità di reazione che in Sicilia si percepiva dopo la fine del governo Lombardo.

Non va dimenticato che questa è la prima legislatura che, dal 2006 a ora, si conclude per intera, anche se a Lombardo mancavano pochi mesi, e soprattutto, negli ultimi due casi, prima di ora, il presidente della Regione uscente (Cuffaro prima e Lombardo poi) ha dovuto subire importanti processi penali.

Oggi la reazione di pancia e di protesta dei siciliani confluisce per lo più verso i temi della mancanza di lavoro, della qualità della vita percepita sempre con minori prospettive e del malcontento per chi non ha avuto modo di fornire risposte convincenti.

Anche il linguaggio orientato al ‘civismo’ e ai movimenti che possono andare a traino dei partiti tradizionali rivela di fondo una battaglia di territori che coinvolgerà grandi e piccoli centri della Sicilia.

Se scontro sarà allora tra i nomi della politica di ieri o come dice Miccichè, della politica contro l’antipolitica, a battersi saranno facce vecchie con uno spirito nuovo. Prospettiva questa che non inquieta più di tanto Cancelleri, candidato del M5S, che nelle ultime settimane attende si completi lo scenario dei concorrenti.

Per qualcuno il tempo è scaduto, per altri il timing si sta perfezionando, per altri ancora il tempo si è fermato. Sulla soglia forse di quella che si ritiene la speranza ancora possibile di riconquistare la Sicilia. Sarà vero?

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