La Regione Siciliana ha fatto molti interventi anche nel settore della cultura e per quelli che non sono finiti “ci sara’ il mio successore” perche’ “io togliero’ il disturbo”. E’ un passaggio del presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci, nel suo intervento per l’inaugurazione di una mostra su Sant’Agata all’universita’ di Catania che cambia all’improvviso gli scenari politici per le prossime elezioni in Sicilia per il governo dell’isola. Musumeci non ha voluto parlare della sua dichiarazione con i giornalisti presenti, sorpresi dal suo apparente cambio di linea. Contattato dall’ANSA non ha voluto aggiungere altro: “quello che ho detto e’ stato sentito, ognuno gli dia l’interpretazione che vuole – afferma – io non ho nulla da dire adesso. Incontrero’ la stampa nei prossimi giorni”.
Ma che Musumeci, stanco degli attacchi da parte della sua maggioranza di centrodestra, e in particolare del presidente dell’Ars e leader di Fi in Sicilia, Gianfranco Micciche’, sia pronto a fare un passo indietro e a rinunciare alla ricandidatura alla presidenza della Regione, e’ un’ipotesi della quale avrebbe gia’ parlato con i suoi fedelissimi. Un cambio di decisione che, se confermata ufficialmente, di fatto riaprirebbe la partita per la scelta del nuovo candidato del centrodestra e sulla quale si ‘peseranno’ i rapporti di forza anche tra i leader nazionali della coalizione con Giorgia Meloni che ha sostenuto con FdI la ricandidatura di Musumeci e che contestera’ a Lega e Forza Italia l’aver costretto all’eventuale passo indietro il governatore uscente. Il test delle amministrative, appena concluse (oggi si e’ insediato a Palermo il neo sindaco Roberto Lagalla) consegna al centrodestra e al centrosinistra in Sicilia un quadro politico complesso. A scuotere le due coalizioni sono le mine vaganti: Cateno De Luca, suo l’exploit a Messina che ha frantumato i due poli e in corsa da quattro mesi per la Regione; e Fabrizio Ferrandelli, terzo a Palermo, definito da Micciche’ “il nuovo soggetto politico” con cui discutere. Su entrambi i fronti, confronti e trattative non si sono mai fermati e gli scenari mutano di ora in ora.
Nel centrodestra, Micciche’ ribadisce, in una intervista al Corriere della Sera, il “no” alla ricandidatura di Nello Musumeci, e auspicando un nome nuovo magari “una donna” che possa compattare la coalizione. Appare difficile, invece, l’alleanza con De Luca. “All’indomani del voto in molti mi hanno cercato – afferma ‘Scateno’, come ama definirsi – il centrodestra cerca un’alternativa a Musumeci la cui inadeguatezza non puo’ piu’ essere nascosta. Ho detto ‘no’ a chi propone accordi”. Nervi tesi anche nel centrosinistra. Il via libera alle primarie (si votera’ on line e nei gazebo il 23 luglio) non sta acquietando il campo progressista. Anzi. Pd e M5s stanno gestendo problemi non indifferenti; i Dem sul nome da lanciare per le consultazioni (in pole c’e’ l’eurodeputata Caterina Chinnici, ma non mancano i maldipancia) e il M5s che, nome a parte (Luigi Sunseri, Nuccio Di Paola e Giancarlo Cancelleri su cui pesa pero’ l’interrogativo del terzo mandato) si deve misurare anche con l’ipotesi scissione. In piu’ l’apertura ad Azione e +Europa (trascinati a Palermo dall’ottimo risultato elettorale di Fabrizio Ferrandelli) non pare abbia riscaldato i cuori del ‘Centro’. Tutt’altro. “Le primarie rischiano di essere un esercizio di stile utile soltanto per la supremazia tra le correnti. Se viceversa il centrosinistra vuole fare un discorso serio e concreto siamo disponibili a sederci e ad aprire una discussione”, la laconica reazione del segretario di Azione, Carlo Calenda. Ancora piu’ netto Benedetto Della Vedova di +Europa: “Primarie in Sicilia? No, grazie”. L’idea primaria, insomma, e’ di andare da soli. Riproporre il ‘modello Palermo’ anche in chiave regionali per preparare la strada a Calenda per le politiche. E la ricerca dell’alter ego di Ferrandelli (14mila voti a Palermo) e’ gia’ partita.