Renato Schifani è stato proclamato nuovo presidente della Regione Siciliana. La cerimonia si è tenuta alle 17.30 nell’Aula Magna del Palazzo di giustizia di Palermo.
“Lavorerò da subito per risolvere le emergenze. Contento per Ignazio La Russa, si insedia un altro presidente siciliano e di questo la Sicilia può andare fiera. Rappresenterò i siciliani anche dinanzi al governo nazionale che si insedierà tra poco”.
Presenti alcuni deputati appena eletti all’Ars: Alessandro Aricò (FdI), Vincenzo Figuccia (Lega) Edy Tamajo (FI). Tra gli azzurri c’erano anche i non eletti: Francesco Cascio e Piero Alongi. E Giampiero Cannella coordinatore regionale di FdI e assessore alla cultura nella giunta comunale di Roberto Lagalla. Insieme al neo governatore, una delegazione della Dc Nuova e la neo eletta a Sala d’Ercole, Nuccia Albano.
Il presidente Schifani si insedierà domani, alle ore 18, a Palazzo d’Orléans, per il passaggio di consegne con il governatore uscente Nello Musumeci.
Schifani, candidato della coalizione di centrodestra, è risultato il più votato nel corso della consultazione elettorale dello scorso 25 settembre con 894.306 voti e succede a Nello Musumeci.
Settantadue anni, laureato in Giurisprudenza, per anni ha esercitato la professione di avvocato. Entrato in Forza Italia nel 1995, l’anno successivo è stato eletto al Senato e da quel momento ha concentrato il suo impegno nell’attività politica, ricoprendo anche l’incarico di presidente di Palazzo Madama dal 2008 al 2013 e capogruppo di Forza Italia nella quattordicesima e quindicesima legislatura (2001-2008).
È stato componente della Commissione Bicamerale per le riforme costituzionali e firmatario di diversi disegni di legge, tra i quali quello sull’utilizzo delle disponibilità finanziarie per la Conferenza Onu sul crimine organizzato e quello di modifica delle norme sulla gestione e destinazione di beni sequestrati o confiscati per rendere maggiormente efficace questo istituto. Nel 2002 è tra i sostenitori dell’iniziativa parlamentare che ha portato alla stabilizzazione del “41 bis”, trasformando il carcere duro per i mafiosi da misura straordinaria a misura definitiva, inserita a regime nell’ordinamento giuridico.