Guarda la video intervista in alto
Il Presidente Musumeci sfodera gli artigli. E lo fa con tutti i sentimenti politici. Antefatto: ieri a Palazzo dei Normanni è andata in onda l’ennesima querelle tra i deputati regionali a seguito della notizia che non ci sono più coperture finanziarie per coprire gli emendamenti al collegato della V commissione. Oggi il governatore siciliano ha spiegato qual è la situazione economica del governo regionale. Lo ha fatto convocando una conferenza stampa alla quale erano presenti anche il vicepresidente e assessore al bilancio Gaetano Armao, gli assessori Falcone e Pierobon e il ragioniere generale Giovanni Bologna.
Al momento, il disavanzo definitivo accertato della Regione siciliana è pari a 7,3 miliardi di euro, un miliardo in più rispetto a quello dell’anno scorso. Dei 7,3 mld, 6,286 miliardi sono già stati spalmati in gran parte nei bilanci dei prossimi trent’anni. Rimane un miliardo di euro; il governo Musumeci aspetta la pronuncia della Corte dei conti sulla parifica dell’ultimo rendiconto per stabilire come gestire questo ‘buco’. Il decreto legislativo 118 prevede che venga spalmato nell’esercizio corrente oppure dà la possibilità di farlo nel triennio, comunque entro la fine della legislatura.
“La vicenda finanziaria non si può iscrivere a questo governo – afferma il presidente Nello Musumeci – nessuno può dire io non c’entro, riguarda tutti centrodestra e centrosinistra, i governi degli ultimi trent’anni. Se nel 2015 quel governo (Crocetta, ndr) avesse fatto il proprio dovere noi oggi avremmo spalmato per trent’anni quel disavanzo e non avremmo ulteriormente appesantito il bilancio della Regione“.
Il governatore ha lanciato bordate anche al centrodestra all’Ars e alle opposizioni: “Da quando sono stato eletto non mi sono accorto di avere una maggioranza, parlerei di coalizione di governo. Credo che tutta la coalizione abbia interesse a produrre fatturato, la verità è che l’opposizione invece di cooperare si mette di traverso“.
Poi, fa un richiamo a tutti i partiti politici presenti a Palazzo dei Normanni: “Perché fare terrorismo, a che serve? Noi speriamo una corale mobilitazione per tirare fuori la Sicilia dal baratro in cui altri l’hanno costretta negli ultimi trent’anni. E invece qui qualcuno vuol tentare il gioco maldestro di farsi una verginità politica. Qualcuno da carnefice vuol far finta di diventare vittima. Sapevo che il popolo siciliano ha nel codice genetico l’innata vocazione alla teatralità ma questo significa seminare sbigottimento e incertezza tra la gente. Forse ho fatto fin troppo il presidente istituzionale, sono cattolico ma ho due sole guance“.
“Ho letto notizie improntate a terrorismo psicologico – ha detto Musumeci – La politica deve essere improntata invece a grande senso di responsabilità. Nei momenti di difficoltà la politica deve sapere offrire soluzioni e non tentare vergognose speculazioni. Stiamo portando avanti una sorta di operazione verità sui conti, e man mano che emerge qualcuno si preoccupa di minimizzare pensando di gettare il pallone dall’altra parte“.
Non manca un mea culpa in merito ai collegati della finanziaria regionale: “Non riproporremo più i collegati, pensavamo che un bilancio snello potesse essere una soluzione. Ma i collegati sono frutto del Parlamento e il governo per stile non interviene mai a commentare le sue proposte. Abbiamo nominato un esperto di caratura nazionale per fare emergenze i residui non accertati nel passato e avviare con la Corte dei conti il definitivo risanamento del bilancio della Regione“.
Infine il ragioniere Bologna tiene a precisare che: “La Regione siciliana non ha i soldi per finanziare nuove leggi di spesa, ma non è vero che non c’è più un euro in cassa perché copriamo regolarmente le spese di bilancio. Se si deve fare ulteriore spesa non riteniamo di poterla coprire, ovviamente se i conti migliorano avremo delle risorse disponibile se peggiora dovremo trovare altre risorse“.
Se le sezioni riunite della Corte dei conti dovessero dare parere positivo alla delibera della commissione paritetica, il governo Musumeci potrà spalmare in dieci anni il maggiore disavanzo pari a circa 1 miliardo di euro. La commissione, infatti, ha dato l’ok alla spalmatura decennale e ha trasmesso la delibera alla Corte per il parere.