Il presidente della commissione Antimafia siciliana, Antonello Cracolici, ha presentato all’Ars la relazione sull’attività della commissione a un anno dal suo insediamento. Alla seduta erano presenti, tra gli altri, il presidente della Regione, Renato Schifani, il presidente dell’Ars Gaetano Galvagno, il commissario dello Stato per la Regione Siciliana, i prefetti delle province siciliane e una delegazione di studenti in rappresentanza delle scuole dell’Isola.
La relazione, approvata all’unanimità dalla Commissione Regionale Antimafia, presenta un quadro generale delle inchieste affrontate e dei temi analizzati nelle 70 audizioni svolte nel suo primo anno di attività, nel corso delle quali la commissione ha ascoltato 19 tra procuratori capo e procuratori della Repubblica. Un quadro complessivo di quanto svolto finora per ricostruire lo stato dell’organizzazione mafiosa nell’Isola e contrastarla e che riguarda diversi fronti di indagine, portati avanti da questa commissione.
“Le organizzazioni criminali temono gli attacchi ai propri patrimoni, che sono ingenti. Oltre a colpire questi patrimoni il nostro obiettivo è restituire alla società ciò che Cosa nostra le aveva sottratto“. Così il presidente della Commissione regionale antimafia Antonello Cracolici durante la presentazione all’Ars della relazione sull’attività del suo ufficio, a un anno dall’insediamento.
“La Sicilia è la regione italiana con il numero più alto di beni immobili confiscati: ci sono imprese che, al momento del fallimento, rischiano di far passare il messaggio che con la mafia lavoravano e con lo Stato no”, sottolinea. “Nonostante la presenza capillare dello Stato ci sono segnali che ci preoccupano, soprattutto in alcune province: si sta diffondendo un uso sempre maggiore di armi, soprattutto in ambienti insospettabili coinvolgendo in buona parte giovanissimi”.