Il rapporto “Sesso è Potere 2025” offre un’analisi dettagliata sulla distribuzione del potere in Italia, focalizzandosi su politica, economia, media e società, L’indagine è realizzata dalle associazioni info.nodes e onData, che da anni analizzano il rapporto tra dati e partecipazione civica.
Lo studio dimostra come le donne in Italia continuino ad avere un accesso limitato alle posizioni di vertice, con conseguenze non solo sulla loro carriera individuale, ma anche sulla qualità delle politiche pubbliche e sulla cultura aziendale del Paese.
Il report è stato realizzato da un gruppo di esperti, tra cui Marta Abbà, Flavia Baldinucci, Andrea Borruso e Donata Columbro, ed è basato su dati raccolti manualmente e verificati attraverso incroci di fonti.
I numeri parlano chiaro: nonostante progressi legislativi e una maggiore presenza femminile in vari ambiti, il potere resta saldamente nelle mani degli uomini.
L’Italia continua a registrare un forte gender pay gap, dovuto in gran parte al fatto che le donne, pur avendo livelli di istruzione mediamente più alti rispetto agli uomini, hanno meno opportunità di carriera e faticano a ottenere promozioni e ruoli dirigenziali.
Una panoramica nazionale tra potere politico ed economico
Potere politico: una strada ancora lunga
A livello regionale e di sindaci, la rappresentanza politica femminile è ancora limitata. Solo il 15% dei sindaci è donna, con una percentuale che sale al 20% nei comuni con più di 100.000 abitanti. La situazione non migliora a livello regionale: le donne nelle giunte regionali sono appena il 27,6% e solo due governano una regione su venti.
A livello comunale, il report evidenzia numeri eloquenti: su un totale di 126.922 persone elette nei comuni e nelle regioni, il 65% sono uomini e solo il 35% donne. Nei consigli comunali la percentuale femminile è del 35%, mentre nelle giunte regionali raggiunge il 41,6%.
Anche qui, le differenze territoriali sono significative: nelle regioni meridionali, ad esempio, la presenza femminile è ancora più bassa rispetto al Centro-Nord.
Potere economico: il soffitto di cristallo resiste
Anche in economia la presenza femminile è marginale. Tra le 50 aziende a maggiore capitalizzazione quotate alla Borsa di Milano, solo 2 donne ricoprono il ruolo di CEO. Il settore bancario e tecnologico segue la stessa tendenza: solo una donna su 10 è CEO in un grande gruppo bancario, mentre nell’industria tech la percentuale è del 5%.
L’analisi delle società controllate dal Ministero dell’Economia e delle Finanze mostra che solo il 17,6% ha una donna al vertice. Anche nei consigli di amministrazione, nonostante le normative europee per la parità di genere, la quota femminile si ferma al 18%.
Focus Sicilia: uno squilibrio profondo tra politica ed economia
La Sicilia è una delle regioni dove la disparità di genere nelle istituzioni è più marcata.
In Sicilia, la disparità di genere si riflette in tutti i settori analizzati dal report. La regione presenta un forte squilibrio nella rappresentanza femminile nelle amministrazioni locali, nel governo regionale e nelle posizioni apicali delle aziende.
Potere politico: donne ai margini della governance
Nel governo regionale siciliano, la rappresentanza femminile è molto ridotta. Nella giunta regionale, le donne occupano solo il 25% degli assessorati, mentre nel consiglio regionale il loro numero si ferma al 30%.

Nei consigli comunali siciliani la percentuale di donne è del 32%, mentre tra i sindaci la presenza femminile è ancora più bassa, con solo il 12% delle amministrazioni comunali guidate da donne. Tra i comuni con più di 50.000 abitanti, le sindache sono appena il 10%.
I dati sulle amministrazioni locali siciliane mostrano che la partecipazione femminile resta inferiore alla media nazionale. Nei consigli comunali delle città metropolitane di Palermo, Catania e Messina, le donne rappresentano meno del 30% degli eletti.
Anche nelle giunte comunali la situazione è critica. A Palermo, su 10 assessori solo 3 sono donne; a Catania e Messina la percentuale scende al 20%.
Potere economico: le aziende pubbliche e private prevalentemente sono realtà maschili

Le principali aziende siciliane, comprese quelle partecipate dalla Regione, sono dirette quasi esclusivamente da uomini. Tra le società pubbliche siciliane, meno del 10% ha una donna come amministratore delegato o presidente.
Nel settore privato la situazione non è migliore. Tra le prime 20 aziende per fatturato in Sicilia, solo una è guidata da una donna. Nel comparto bancario e finanziario, le donne rappresentano meno del 5% dei dirigenti di alto livello.
Il focus nazionale sul Potere mediatico e nella Società
L’informazione: la presenza femminile ai vertici di giornali, televisioni e agenzie di stampa
Uno degli aspetti più significativi analizzati nel report Sesso è Potere 2025 riguarda la presenza femminile nel mondo dell’informazione. Se il potere politico ed economico è ancora largamente nelle mani degli uomini, il settore mediatico non fa eccezione. I dati dimostrano che le donne occupano solo una minima parte delle posizioni di vertice nei giornali, nelle televisioni e nelle agenzie di stampa, contribuendo a una narrazione spesso poco inclusiva e con una prospettiva prevalentemente maschile.
A livello nazionale, la direzione dei principali quotidiani italiani è quasi interamente affidata a uomini. Nelle 50 testate giornalistiche più influenti del Paese, solo il 6% ha una direttrice donna. Questo significa che la stragrande maggioranza delle decisioni editoriali, delle linee politiche e della copertura delle notizie è nelle mani di uomini.
Anche nei telegiornali la situazione non è diversa: su 10 testate televisive principali, nessuna ha una donna alla direzione. Le agenzie di stampa, invece, mostrano un leggero miglioramento, con una rappresentanza femminile che raggiunge il 43%, sebbene si tratti di un dato che varia sensibilmente a seconda delle testate analizzate.
Le donne sono più presenti nei ruoli redazionali intermedi, ma faticano a raggiungere posizioni apicali. Questo fenomeno è parte di quella “segregazione verticale” che caratterizza anche altri settori: le donne lavorano e producono contenuti, ma sono gli uomini a prendere le decisioni.
Questo divario ha conseguenze dirette anche sulla narrazione delle notizie: uno studio citato nel report evidenzia che la presenza di giornaliste nelle redazioni porta a una maggiore attenzione ai temi di welfare, violenza di genere e disuguaglianze sociali.
Le università: il soffitto di cristallo dell’accademia
Nonostante le donne rappresentino la maggioranza degli studenti universitari e ottengano in media risultati accademici migliori rispetto ai loro colleghi uomini, il mondo dell’università continua a essere governato quasi esclusivamente da uomini.
I dati raccolti dal report mostrano che su 85 atenei italiani solo 17 sono guidati da una rettrice, pari a circa il 20% del totale. Questo squilibrio appare particolarmente evidente se si considera che nelle scuole e nei primi livelli della carriera accademica la presenza femminile è nettamente superiore.
Secondo AlmaLaurea, il 59,7% dei laureati italiani è donna, e le donne conseguono il titolo in corso con maggiore frequenza rispetto agli uomini (64,9% contro il 58,9%). Tuttavia, questo vantaggio iniziale si dissolve nei livelli più alti della carriera accademica, con gli uomini che occupano la stragrande maggioranza delle cattedre di ruolo e, ancor di più, dei vertici amministrativi delle università.
La ricerca: competenze femminili senza potere decisionale
Una situazione analoga si registra negli enti pubblici di ricerca. Su 14 istituzioni analizzate dal report, 11 sono guidate da uomini e solo 3 da donne, per una rappresentanza femminile del 21,4%.
Anche in questo caso, il divario non è giustificabile con una minore presenza femminile nel settore: nei corsi di laurea STEM (scienza, tecnologia, ingegneria e matematica) le studentesse rappresentano una minoranza, ma ottengono in media risultati migliori rispetto ai colleghi uomini, sia in termini di votazione che di regolarità negli studi.
Nonostante ciò, i vertici della ricerca italiana restano preclusi alle donne, che vedono il loro percorso professionale ostacolato da barriere strutturali e culturali.
Le autorità indipendenti: il potere decisionale resta maschile
Le autorità indipendenti, che regolano settori chiave della società italiana come la concorrenza, la privacy e la lotta alla corruzione, sono anch’esse dominate dagli uomini. Il report analizza la composizione delle principali 11 autorità riconosciute dal Senato della Repubblica, evidenziando che solo 3 sono guidate da una donna (27,3%).
Le autorità dirette da donne sono:

-Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza
-Commissione di Garanzia per l’attuazione della legge sullo sciopero nei servizi pubblici essenziali
-Ufficio parlamentare di bilancioAl contrario, istituzioni di grande peso come l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM), la Commissione Nazionale per le Società e la Borsa (CONSOB), l’Autorità per la Privacy e l’Autorità Nazionale Anticorruzione sono tutte guidate da uomini.
Una questione di potere, non di competenza
Il report Sesso è Potere 2025 dimostra che la disparità di genere in Italia e in Sicilia non è una questione di merito, ma di accesso al potere. Nonostante le leggi e le iniziative per la parità di genere, gli uomini continuano a occupare la stragrande maggioranza delle posizioni decisionali.
L’analisi dei dati suggerisce che il cambiamento non avverrà in modo naturale, ma richiederà politiche attive per garantire una maggiore rappresentanza femminile nei luoghi di potere.
Il report evidenzia inoltre come, anche nei settori legati alla conoscenza e alla regolamentazione della società, il potere decisionale sia ancora saldamente nelle mani degli uomini. Nonostante le donne dimostrino pari o superiori competenze accademiche e professionali, il loro accesso ai ruoli apicali è ostacolato da un sistema che premia prevalentemente i candidati uomini.
Per invertire questa tendenza, il report suggerisce la necessità di un cambiamento culturale e politico, con misure concrete per favorire la parità di accesso ai vertici delle istituzioni accademiche, di ricerca e delle autorità indipendenti. Senza un riequilibrio effettivo della rappresentanza, la società continuerà a essere modellata da decisioni prese da una sola parte della popolazione, con conseguenze che si riflettono in tutti gli ambiti della vita pubblica e privata.
La strada per la parità è ancora lunga, ma misurare le disuguaglianze è il primo passo per colmare il divario.
Fonte dati: Report Sesso è Potere 2025 -info.nodes e onData
NOTA METODOLOGICA DEL REPORT
Il report Sesso è Potere 2025 è stato realizzato attraverso un’analisi dettagliata dei dati sulla presenza femminile nei ruoli di potere in Italia. Le fonti principali utilizzate includono dataset ufficiali provenienti da ISTAT, Censis, Ministero dell’Interno, Ministero degli Affari Esteri, Borsa Italiana e documenti delle amministrazioni locali e regionali.
Inoltre, il team di ricerca ha effettuato un lavoro di raccolta e verifica manuale, incrociando le informazioni disponibili con open data e report di settore.
L’analisi ha considerato le posizioni di vertice in politica, economia, media, università e autorità indipendenti, osservando la percentuale di donne nelle cariche di sindaco, assessore, parlamentare, dirigente d’azienda, direttore di giornale e rettore universitario. La variabile di riferimento è stata il sesso biologico, poiché i dataset ufficiali non forniscono dati sulla variabile di genere.
Per garantire trasparenza e replicabilità, tutti i dati raccolti sono stati resi disponibili in formato aperto su un repository GitHub. Il report si propone come strumento di monitoraggio e sensibilizzazione, evidenziando la necessità di un maggiore equilibrio di genere nei ruoli decisionali e offrendo una base solida per future ricerche e interventi politici.