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L'intervista

Ridare la vista a chi non può permetterselo: la missione umanitaria dell’oculista Gianfranco Salmeri

sabato 28 Settembre 2024

“Fare la differenza tra luce e buio è una grande soddisfazione, ma questo lavoro si fa per vocazione e bisogna essere preparati”. E’ con queste parole che Gianfranco Salmeri, oculista e chirurgo oftalmico siciliano, racconta la bellezza del suo mestiere, ancor più gratificante nelle missioni umanitarie dove l’accesso alle cure mediche è limitato.

  Oggi lo specialista compie 60 anni, ma non si ferma. Le sue missioni sono iniziate da giovanissimo e, a parte un breve periodo dedicato alla famiglia, sono riprese e continuano tra Africa, Costa d’Avorio e Madagascar. Solo negli ultimi due anni Salmeri ha restituito la vista a circa cento persone, adulti e bambini, affette da malattie oculari.

“Ridare la vista a qualcuno è sempre speciale, ma farlo in contesti in cui la cecità condiziona intere comunità è indescrivibile. Molte delle persone che visitiamo hanno patologie avanzate, come la cataratta o il glaucoma. Per un medico esperto in Italia sono interventi di routine, ma operare in condizioni complesse e in strutture carenti di strumentazione, è tutt’altra cosa. non è per niente facile. A volte manca anche l’elettricità stabile o le forniture mediche essenziali”.

Gli interventi più emozionanti?

Uno dei primi, quando ero trentenne, su un bambino di 3 mesi, che oggi è un bel ragazzo in salute, poiché ai tempi sentivo una grande responsabilità addosso. L’ultimo su un bambino di 6 anni, cieco dalla nascita, che ha iniziato a vedere per la prima volta se stesso, le sue mani, i suoi piedi ma anche la sua mamma… una grande emozione”.

Perché i medici dovrebbero fare quest’esperienza?

“Queste missioni fanno comprendere l’impatto diretto sul miglioramento della qualità della vita che noi medici possiamo avere, soprattutto in regioni dove l’accesso alle cure mediche è limitato e dove si vive in situazioni di degrado. Chi volesse fare quest’esperienza, oltre la mia disponibilità, deve affidarsi ad associazioni di volontariato serie. Tengo a precisare che non si va ad imparare la tecnica, ma si va solo se si è capaci. E’ una palestra formativa del carattere umano, dove non ci sono soldi, ma ti arricchisci di soddisfazioni, sorrisi, emozioni. Io sono pronto a partire nuovamente a novembre”.

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