Oltre due anni e mezzo di attesa, ma forse si comincia a vedere una timida luce in fondo al tunnel.
A Bellolampo i postumi dell’incendio dopo due settimane si notano ancora. Non tanto nella raccolta che, seppur a rilento e nonostante i soliti incendi ai cumuli di rifiuti attorno ai cassonetti nei quartieri periferici, a Palermo sta tornando alla normalità.
Qualche ritardo, invece, c’è stato nel cronoprogramma dei lavori alla settima vasca: “In quelle giornate infernali – spiega l’ingegnere Mario Cassarà, responsabile unico per la Regione Siciliana – tutti i mezzi sono stati dirottati sulla quarta vasca per spegnere le fiamme. Successivamente, abbiamo dovuto aspettare che i fumi tossici si disperdessero per permettere agli operai di lavorare in tutta sicurezza”.
Lavori a intermittenza, quindi, in questo inizio di agosto. In realtà, al netto delle conseguenze del rogo, sono per lo più tempi calcolati: “È in corso la fornitura di teli diversi che hanno differenti funzioni, devono essere installati uno dopo l’altro – precisa Cassarà – e costituiscono proprio quell’elemento che impone il ritmo dei tempi di realizzazione dell’opera. Come in ogni cantiere, piccolo o grande, che si rispetti, gli ordini vengono fatti a blocchi, per fare adoperare agli operai di volta in volta il materiale a disposizione. Il prossimo telo arriverà in settimana e così sarà per tutto il mese. Entro la fine di agosto finiremo il trasferimento dei teli”.
Se tutto procederà come previsto, a quel punto mancherà solo la posa in opera, che verrà effettuata “parallelamente all’ultima fornitura”, dice il Rup. Quindi, il primo lotto sarà finalmente pronto per metà settembre, come da – ultimo – programma.
L’opera, infatti, inizialmente doveva essere consegnata a gennaio 2022. Oltre due anni e mezzo di ritardo. “Colpa dei tempi burocratici – ci tiene a precisare Cassarà – di approvazione. Per legge è necessaria la valutazione del progetto definitivo, cosa che comporta anche lo studio dell’impatto ambientale, ad esempio. Poi, va verificato anche il progetto esecutivo, che in questo caso ha comportato anche tempi lunghissimi per la rivisitazione di oltre mille pagine di progetto. La gara invece è stata celere, ma tra gli intoppi nel frattempo abbiamo avuto il rinvenimento di ordigni bellici. Per non parlare degli incendi, dell’anno scorso e di quest’anno”.
Tutto sommato, si potrebbe guardare al bicchiere mezzo pieno, se consideriamo che il secondo lotto, che prevede anche opere di utilizzo comune, dovrebbe essere pronto per febbraio 2024, visto che al momento sono in corso alcune piccole modifiche al progetto.
Intanto, ci si arrangia come si può. Prendiamo ad esempio il bacino per l’accumulo del percolato della settima vasca, che verrà realizzato successivamente. Nel frattempo, quando il primo lotto sarà operativo, si interverrà con autobotti.
L’arte di arrangiarsi si vede anche nel modo in cui è stata scongiurata la chiusura dell’impianto dopo gli incendi di fine luglio. Con le fiamme ancora alte, era impossibile arrivare alla terza bis, che insieme alla quarta è la vasca attualmente autorizzata dal Comune per il conferimento dei rifiuti. Adesso, mentre ancora si procede coprendo la quarta con la terra per scongiurare altri roghi, la raccolta procede con l’abbancamento proprio nella terza bis, che reggerà fino alla consegna del primo lotto della settima.
“Se non si farà qualcosa al più presto – ammonisce Dionisio Giordano, segretario generale Fit Cisl Sicilia – non mancherà molto ai nuovi viaggi della speranza, quelli dei nostri rifiuti destinati all’estero, che costeranno caro. Si è passati da 250 a 400 euro a tonnellata. Oltre ai ritardi su Bellolampo, stiamo assistendo inermi alla saturazione dell’impianto di Castellana, che serve nel Palermitano i Comuni delle Madonie, e dell’impianto di Trapani. Poi abbiamo solo Gela, Enna, Siculiana e le due discariche private nel Catanese, che al netto di vicende giudiziarie è utile che restino aperte”.
Una situazione che “si trascina almeno dal 1999. Manca – afferma Giordano – una politica di sistema. L’assessore Di Mauro ci aveva promesso un tavolo con tutte le parti sociali coinvolte. Invece, dopo il primo incontro di febbraio, sono tutti stati convocati separatamente. Chiediamo con urgenza impianti di recupero energetico, perché la Regione rischia di mandare letteralmente in fumo centinaia di milioni nei prossimi mesi”.