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L'approfondimento sulle Province siciliane

Rifiuti urbani, i numeri di Ispra. Si differenzia di più: l’eccellenza di Trapani e Ragusa contrasta con le criticità di Palermo, Siracusa e Catania

venerdì 12 Dicembre 2025
rifiuti differenziata
raccolta differenziata

La presentazione del Rapporto Rifiuti Urbani Edizione 2025 dell’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) ieri, 11 dicembre 2025, nella Sala Polifunzionale della Presidenza del Consiglio dei Ministri a Roma, ha messo in luce una dinamica italiana in evoluzione, caratterizzata da un aumento della produzione nazionale (+2,3%) e da un incremento della raccolta differenziata (RD) al 67,7%, con il Mezzogiorno che continua, lentamente, a colmare il divario strutturale rispetto al Centro-Nord.

Il documento, elaborato dal Centro Nazionale dei Rifiuti e dell’Economia Circolare di ISPRA con il contributo delle Agenzie ambientali territoriali, offre un quadro conoscitivo completo e oggettivo a supporto del legislatore per orientare politiche e interventi, monitorarne l’efficacia e introdurre eventuali misure correttive.

Il Rapporto include anche il monitoraggio dei costi dei servizi di igiene urbana, l’applicazione del sistema tariffario e una ricognizione dello stato di attuazione della pianificazione territoriale aggiornata al 2024.

Tuttavia, all’interno del Mezzogiorno, e in particolare in Sicilia, si cela un quadro di estrema polarizzazione. La regione, pur mostrando una media in miglioramento (55,2% di RD nel 2023, +3,7% rispetto all’anno precedente), si rivela un vero e proprio arcipelago gestionale, dove convivono province che sfiorano l’obiettivo europeo e centri metropolitani bloccati in emergenze croniche.

Questo articolo si propone di sezionare i dati provinciali del Rapporto ISPRA, ponendo un riflettore sulle dinamiche locali che determinano il successo o il fallimento della gestione integrata dei rifiuti in ciascuna delle nove province siciliane.

In particolare, analizzeremo le performance eccezionali di Trapani e Ragusa, che guidano la classifica regionale, mettendole in netto contrasto con le gravi criticità di Palermo, Siracusa e Catania le cui percentuali di Raccolta Differenziata e le carenze impiantistiche continuano a rappresentare un freno per l’intera Isola. L’obiettivo è fornire una lettura approfondita che vada oltre la mera percentuale, esplorando le cause politiche, logistiche ed economiche di tale profonda dicotomia.

 

L’analisi della Produzione Totale di Rifiuti Urbani (TPR): Enna, l’esempio del basso fabbisogno

Prima di addentrarci nei risultati della raccolta differenziata, è fondamentale esaminare il dato relativo alla Produzione Totale di Rifiuti Urbani (TPR) pro capite, un indicatore cruciale per comprendere l’efficacia delle politiche di riduzione a monte.

La Sicilia si posiziona, storicamente, tra le regioni a più bassa produzione pro capite (449,20 kg/abitante nel 2023, nettamente sotto la media nazionale di 496,06 kg/abitante). Questo dato, apparentemente positivo, è spesso frutto di un mix di fattori: minore densità industriale rispetto al Nord, difficoltà logistiche e, in parte, fenomeni di sommerso, ma anche di stili di consumo più contenuti.

Classifica e variazioni provinciali

A livello provinciale, i dati (riferiti al 2023) mostrano una notevole variabilità:

Provincia Produzione Pro Capite (kg/ab) Variazione 2023/2022
Enna 346,80 +1,92 kg/ab
Caltanissetta 382,13 -7,06 kg/ab
Ragusa 416,00 -2,13 kg/ab
Messina 436,93 -13,93 kg/ab
Trapani 437,41 -18,6 kg/ab
Catania 462,86 -30,43 kg/ab
Palermo 467,12 +1,8 kg/ab
Siracusa 471,32 +7,56 kg/ab
Agrigento 474,79 +0,9 kg/ab

Enna spicca come la provincia con la TPR più bassa, un dato che riflette la sua struttura socio-economica (minore densità di popolazione e minore incidenza del turismo costiero di massa) e che, in combinazione con un’alta RD (65,9%), la rende un modello di gestione virtuosa complessiva. Al contrario, province come Agrigento e Siracusa, che registrano una produzione pro capite più alta e un incremento nella TPR (rispettivamente +0,9% e +7,56%), evidenziano la pressione esercitata da fattori stagionali (turismo) e una minore incisività delle misure di prevenzione.

L’aumento della produzione a Palermo (+1,8%) è particolarmente problematico, poiché combinato con una RD estremamente bassa, aggrava la quantità di rifiuto da smaltire in discarica.

Le eccellenze: Trapani e Ragusa, modelli da replicare

L’analisi provinciale della Raccolta Differenziata (RD) vede il dato regionale del 55,2% per la Sicilia è insufficiente per raggiungere l’obiettivo del 65% (ancora mancato), ma è la media che nasconde le vere performance. Trapani e Ragusa dimostrano che l’obiettivo è pienamente raggiungibile.

Comune di Trapani

Trapani si conferma la provincia più virtuosa della Sicilia, raggiungendo la notevole percentuale del 78,0% di Raccolta Differenziata (dati 2023). Questo valore non solo supera ampiamente il target nazionale (67,7%) e l’obiettivo europeo del 65%, ma la proietta tra le migliori performance del Mezzogiorno e si avvicina ai livelli delle regioni del Nord Italia, come il Veneto (78,2%) e l’Emilia-Romagna (78,9%).

Il successo di Trapani è un risultato non casuale, ma il frutto di scelte amministrative precise:

  1. Copertura totale del porta a porta: Molti comuni del Trapanese hanno implementato sistemi di raccolta porta a porta spinto, che garantiscono una maggiore intercettazione delle frazioni e una minore contaminazione.

  2. Impiantistica di prossimità: La provincia, pur non essendo immune da sfide, ha storicamente dimostrato una migliore capacità di gestione degli impianti di trattamento e valorizzazione, essenziali per chiudere il ciclo.

  3. Tariffa Puntuale (TA.RI.P.): L’introduzione di sistemi tariffari che premiano il cittadino virtuoso (chi produce meno indifferenziato) è stata un volano cruciale, trasformando l’obbligo in incentivo economico.

 

Comune di Ragusa

Al secondo posto si posiziona Ragusa con il 68,3% di RD (dati 2023), una percentuale che denota un consolidamento delle politiche di gestione virtuosa. Ragusa rappresenta un modello di costanza nel Sud: la sua strategia si basa su un’azione capillare nei comuni e un forte orientamento al riciclo, sostenuta anche dalla bassa variazione annuale (+0,2%), indice di un sistema maturo e stabile. La provincia ragusana, come Enna, beneficia di una struttura demografica più omogenea e di una minore complessità gestionale rispetto alle grandi aree metropolitane, dimostrando l’efficacia delle azioni di pianificazione territoriale a lungo termine.

Nel dettaglio, l’anno scorso sono stati prodotti 29,9 milioni di tonnellate di rifiuti urbani (+2,3% rispetto al 2023). Nell’ultimo anno l’economia italiana ha fatto registrare una crescita del Prodotto interno lordo e della spesa per consumi finali sul territorio nazionale, pari, per entrambi gli indicatori socioeconomici, allo 0,7%.

 

Le “maglie nere” Palermo, Siracusa e Catania: la crisi dei grandi centri turistici

Se Ragusa e Trapani offrono uno spiraglio sul futuro, le due province con le performance più critiche, Palermo, Siracusa e Catania rappresentano il peso del passato e l’urgenza di una riforma radicale del sistema di raccolta rifiuti urbani.

Palermo

Comune di Palermo

Palermo è la provincia più grande e più popolosa della Sicilia e detiene purtroppo il primato negativo con un tasso di Raccolta Differenziata fermo al desolante 36,7% (dati 2023). Questo dato è non solo drammaticamente lontano dal target del 65%, ma è anche molto inferiore alla media regionale (55,2%) e nazionale (67,7%).

La crisi palermitana è multidimensionale:

-Lentezza istituzionale: Il passaggio dai vecchi sistemi (cassonetti stradali) al porta a porta nella città capoluogo è stato lento, frammentato e spesso contrastato, lasciando vaste aree del territorio con tassi di differenziata minimi. La sfida del Comune di Palermo (la cui città metropolitana nel 2023 registrava il 16,85% di RD se si considerano i capoluoghi) è titanica: gestire la logistica di oltre un milione di abitanti e la dispersione demografica senza una rete impiantistica adeguata.

-Carenza impiantistica strutturale: L’assenza o l’obsolescenza degli impianti di trattamento dell’organico e di selezione dell’indifferenziato costringe la provincia a dipendere quasi esclusivamente dalla discarica (o peggio, dall’export fuori regione), aumentando i costi e il rischio di emergenze sanitarie e ambientali. Il costo medio annuo pro capite di gestione dei rifiuti è infatti notoriamente tra i più alti del Sud (con il capoluogo che ha registrato una TARI in aumento del 6,7% in un anno), a causa delle inefficienze e della necessità di smaltire la frazione residua.

Siracusa 

Comune di Siracusa

La provincia di Siracusa si trova in una situazione critica, pur registrando un tasso di RD superiore a Palermo, si ferma al 52,7% (dati 2023). Ciò che aggrava il dato è l’aumento della produzione pro capite (+7,56%), il più significativo tra le province siciliane.

Questo scenario a Siracusa è dovuto a:

  • Pressione Turistica e Industriale: L’area siracusana, con le sue zone balneari e il polo industriale (che influisce indirettamente sui rifiuti urbani), vede una fluttuazione della popolazione e un elevato fabbisogno di smaltimento, non supportato da una rete di raccolta e riciclo sufficientemente evoluta.

  • Stagnazione: Il modesto incremento di RD (+0,3%) suggerisce una stagnazione nelle strategie locali, con molti comuni che non hanno ancora completato il switch verso modelli ad alta efficienza.

Catania

Comune di Catania-liotru-
Comune di Catania

Catania (55,8% RD), la seconda città metropolitana per importanza, soffre di un ritardo simile a Palermo, aggravato da una significativa diminuzione della produzione (-30,43 kg/ab) che potrebbe non riflettere un calo dei consumi, ma problemi di intercettazione o di dati. Il capoluogo, in particolare, registra una delle percentuali di RD più basse tra le grandi città italiane (34,67% nel 2023).

-Transizione incompleta e obsoleta: Nonostante i progressi nei comuni minori, la città di Catania fatica a superare il modello basato sui cassonetti stradali. La lenta e frammentata implementazione del Porta a Porta (PaP) nelle vaste aree urbane ad alta densità ha impedito l’intercettazione efficiente delle frazioni e ha mantenuto basso il tasso di differenziata del capoluogo, abbassando la media provinciale.

– Carenza strutturale di impiantistica: La provincia sconta un grave deficit di infrastrutture per il trattamento, in particolare per la frazione organica. La mancanza di biodigestori e impianti di compostaggio sufficienti costringe a esportare l’organico o a destinarlo impropriamente (in discarica), trasformando una potenziale risorsa riciclabile nella principale voce di costo e inquinamento.

-Incentivi assenti: La gestione del servizio non è sufficientemente orientata all’efficienza economica del cittadino. La scarsa diffusione della Tariffazione Puntuale (TA.RI.P.), che premia chi differenzia riducendo l’indifferenziato, non fornisce l’incentivo cruciale per il cambio di comportamento su larga scala, mantenendo la produzione di rifiuto residuo su livelli elevati.

Le altre province

Il quadro siciliano si completa con le restanti cinque province, che si muovono nella fascia intermedia, al di sotto dell’obiettivo del 65% ma con trend che meritano attenzione:

Le tre province di Messina (63,3% RD), Caltanissetta (64,5% RD) e Agrigento (60,9% RD) si avvicinano al target del 65%, ma mostrano ancora difficoltà.

  • Messina, nonostante un incremento notevole negli anni passati, si è stabilizzata al 63,3%. Il dato della città capoluogo, in forte crescita (+1,9% per i rifiuti urbani nel 2023), dimostra che un’azione amministrativa incisiva può sbloccare la situazione anche in contesti complessi.

  • Caltanissetta si posiziona bene (64,5% RD), dimostrando l’efficacia di un modello di gestione che, come Enna, beneficia di un territorio meno denso.

  • Agrigento (60,9% RD) è penalizzata dalla sua vastità e dalla dispersione dei piccoli comuni, molti dei quali faticano a implementare sistemi efficienti di raccolta e a sostenere i costi logistici del trasporto.

Enna un caso particolare

  • Comune di Enna

    La provincia di Enna è un caso distintivo. Con una Raccolta Differenziata del 65,9% (dati 2023), supera l’obiettivo europeo e regionale, posizionandosi subito dopo Trapani e Ragusa, ma è di gran lunga la migliore per quanto riguarda la Produzione Pro Capite (TPR), registrando solo 346,80 kg/abitante.

Questo dato è cruciale: Enna non solo differenzia molto bene, ma produce anche il minor quantitativo assoluto di rifiuti, dimostrando l’efficacia delle politiche di prevenzione e riduzione a monte. La sua struttura prevalentemente interna e rurale, con una minore pressione turistica e una popolazione più stabile, consente l’adozione di sistemi di raccolta altamente efficienti a costi logistici relativamente contenuti, trasformandola in un vero e proprio modello di gestione sostenibile e sobria per i territori interni dell’Isola.

Il nodo dell’impiantistica e il PNRR

Il vero fattore unificante delle difficoltà siciliane è la carenza cronica di impiantistica di prossimità. La Sicilia è deficitaria non solo negli impianti di recupero energetico (termovalorizzatori), ma soprattutto nelle infrastrutture essenziali per l’economia circolare:

  • Impianti TMB (Trattamento Meccanico Biologico): Spesso insufficienti o vetusti, non riescono a trattare efficacemente la frazione residua.

  • Compostaggio organico: Sebbene il recupero dell’organico a livello nazionale avvenga soprattutto negli impianti integrati (58,5% dei quantitativi trattati), la Sicilia ha un gap infrastrutturale che costringe all’export o al conferimento in discarica di una frazione preziosa per il riciclo (la frazione organica rappresenta la fetta maggiore dei rifiuti urbani).

  • PNRR: I 2,1 miliardi di euro destinati dal PNRR alla gestione dei rifiuti e all’economia circolare sono vitali. La capacità della Regione Siciliana e delle singole province di utilizzare questi fondi per la realizzazione di nuovi biodigestori anaerobici e impianti di selezione è l’unica via per disinnescare la bomba delle discariche (diminuite al 14,8% a livello nazionale, ma ancora centrali in Sicilia).

Quali obiettivi e prospettive per i Comuni siciliani?

Il Rapporto ISPRA 2025 dipinge una Sicilia dalle due anime. Da un lato, l’esperienza virtuosa di Trapani e Ragusa dimostra che, anche nel contesto del Mezzogiorno, l’efficienza gestionale e il superamento degli obiettivi europei non sono utopie, ma risultati concreti di scelte amministrative coraggiose (porta a porta, tariffazione puntuale).

Dall’altro, la persistente e drammatica crisi delle città metropolitane come Palermo e Catania, e le difficoltà strutturali di province come Siracusa, mantengono la media regionale al di sotto della sufficienza e condannano milioni di cittadini a pagare tariffe più alte per un servizio inefficiente. La Sicilia, nel suo complesso, è tra le regioni che Federconsumatori ritiene a rischio di fallimento degli obiettivi al 2025, se non interviene un cambio di passo deciso.

Alcuni spunti all’interno del rapporto ci indicano una “Road Map” per la Sicilia, che deve prevedere:

  1. Omogeneizzazione dei modelli di raccolta: Estendere i modelli best practice (come il porta a porta e la tariffazione puntuale) di Trapani e Ragusa ai grandi centri come Palermo e Catania, superando le resistenze logistiche e politiche.

  2. Sblocco impiantistico: Accelerare l’iter per la realizzazione dei nuovi impianti di trattamento dell’organico e di selezione, sfruttando appieno i fondi PNRR.

  3. Controllo e trasparenza: Migliorare il monitoraggio dei flussi di rifiuto per contrastare l’illegalità e garantire che i dati di RD non siano “gonfiati” da frazioni sporche o di bassa qualità.

Il destino della gestione dei rifiuti in Sicilia non è tecnico, ma politico e amministrativo. L’ISPRA fornisce la fotografia; spetta ora ai governi locali e regionali scrivere il prossimo capitolo, seguendo l’esempio delle province più virtuose per superare, finalmente, il gap decennale con il resto del Paese.

FONTE DATI

1) RAPPORTO INTEGRALE Rifiuti Urbani Edizione 2025 dell’ISPRA 

2) DATI DI SINTESI Rifiuti Urbani Edizione 2025 dell’ISPRA

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