La riforma degli enti locali viene accantonata all’Ars ancora una volta. A differenza del tentativo andato a vuoto in primavera, l’intesa in aula c’è. Ed è pure trasversale. Ma le perplessità espresse dal presidente della Regione Renato Schifani su alcuni punti chiave del testo richiedono un’ulteriore riflessione. Motivo principale del contendere rimane l’introduzione di un nuovo assessore per tutti i comuni siciliani, nonchè della figura del consigliere supplente qualora un esponente del Consiglio Comunale venisse arruolato in Giunta dal proprio sindaco. Per l’ex presidente dela Senato il rischio è di tornare a vecchie usanze della politica poco apprezzate dai cittadini. Ma per chi vuole portare avanti il ddl è un modo non solo di allegerire qualche assessore da deleghe eccessive (soprattutto nelle città più grandi), ma anche di eliminare possibili attriti all’interno dei vari esecutivi isolani. Soprattutto in quelli più vicini ad un possibile rimpasto.
I comuni siciliani attendono il “si”
In molti attendono il fatidico “si”. A cominciare dal comune di Palermo, dove il sindaco Roberto Lagalla spera di colmare quella mancanza di un assessorato palesato più volte dalla Nuova DC, alleggerendo così la partita del rimpasto di metà mandato fissata a dicembre. Ma il via libera al ddl arrivato di Sala d’Ercole dovrà attendere una decina di giorni, ovvero almeno fino al 24 settembre. Giorno nel quale dovrebbe arrivare in aula un testo più corposo che dovrebbe integrare quello attualmente presentato all’Ars. Per il momento però, su richiesta dei gruppi d’opposizione (PD e M5S in testa) si è proceduto ad accantonare l’ultima versione del disegno di legge regionale.
Testo accantonato, prossimo tentativo a fine settembre
A spiegare le ragioni di tale mosse è il deputato della Dc Ignazio Abbate, presidente della commissione Affari istituzionali all’Ars. “Da rappresentante della commissione Bilancio ho voluto far prevalere la volontà di non votare stralci di legge, bensì un testo organico che possa dare corposità ad una normativa complessa. Sul testo c’è una larga intesa – sottolinea Abbate -. E’ chiaro che sul tema dell’assessore aggiuntivo ci sono anime diverse. Ci potrebbero essere delle proposte di emendamento. Starà alla sensibilità della politica decidere quale strada intraprendere“. Fra le possibili modifiche, oltre alla necessità di evitare ulteriori spese per i già scarni bilanci comunali, ci potrebbe essere l’introduzione di alcuni paletti, riducendo così la platea delle città coinvolte dal disegno di legge. Fino ad allora l’Ars si dedicherà ad altri punti all’ordine del giorno. Fra questi i ddl sul contrasto allo spaccio di crack e la riforma dei dirigenti regionali.
Le novità che potrebbe introdurre il ddl Enti locali
Al di là della questione dei nuovi assessori nei comuni, ci sono altri elementi che caratterizzano la riforma degli enti locali all’Ars. Uno di questi riguarda il rispetto del principio della parità di genere. La riforma degli enti locali introdurrebbe una presenza minima del 25% dell’altro sesso rispetto a quello predominante. Per fare un esempio concreto, in una Giunta Comunale di 12 elementi ci possono essere un massimo di 8 uomini o 8 donne. Un requisito che, ad esempio, al momento non rispetterebbe il Comune di Palermo, il quale può vantare soltanto 2 donne in Giunta (Brigida Alaimo e Rosi Pennino) su 11 assessori complessivi. Il testo potrebbe inoltre introdurre importanti novità, a cominciare dall’incompatibilità della figura del consigliere comunale con quella dell’assessore comunale. Fatto strettamente collegato all’introduzione del consigliere supplente, ovvero la fattispecie nella quale il primo dei non eletti della lista sostituisce l’esponente cittadino che va a prendere un posto in Giunta. Un elemento che responsabilizzerebbe il primo cittadino e i partiti nelle scelte relative all’esecutivo.