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Riparo al chiuso e iodio: rivisto il Piano di sicurezza nucleare

mercoledì 9 Marzo 2022

Il Governo nazionale, guidato dal premier Mario Draghi, sta aggiornando, a distanza di oltre 10 anni, il Piano nazionale per la gestione delle emergenze radiologiche e nucleari.

Una nuova definizione degli interventi per l’ipotesi di incidenti in impianti nucleari oltre frontiera: il piano «individua e disciplina le misure necessarie a fronteggiare le conseguenze di incidenti in impianti nucleari di potenza ubicati “oltre frontiera”, ossia impianti prossimi al confine nazionale, in Europa e in paesi extraeuropei».

Ad accelerarne la definitiva revisione, comunque già avviata mesi fa, potrebbero essere stati proprio i timori di rischi di effetti collaterali derivanti dalla guerra in Ucraina, per fortuna al momento esclusi. “Solo in caso di una reale emergenza nucleare, al momento inesistente nel nostro Paese, sarà la Protezione Civile a dare precise indicazioni su modalità e tempi di attuazione di un eventuale intervento di profilassi iodica su base farmacologica per l’intera popolazione”, chiarisce l’Istituto superiore di sanità che, insieme a varie società scientifiche, invita a non usare farmaci ‘fai da te ‘, mentre è raccomandato l’uso di sale iodato.

Una presa di posizione, quella dell’Italia, a pochi giorni dal presunto attacco russo alla centrale nucleare di Zaporizhzhia (a quanto accertato, senza alcuna conseguenza. Si tratta di un’azione di intervento che si svolge in tre diverse fasi, da prendere in considerazione in base all’evoluzione dello «scenario incidentale considerato» –  come si legge nel piano – valutando le differenze tra un impianto nucleare posto entro i duecento chilometri dai confini nazionali e uno oltre quella distanza oppure per un incidente in territorio extra-UE.

Riparo al chiuso, con porte e finestre serrate, e sistemi di ventilazione o condizionamento spenti, iodioprofilassi e controllo della filiera produttiva, sono le misure previste dal documento.

Secondo la bozza firmata dal capo della Protezione Civile, Fabrizio Curcio, la misura del riparo al chiuso «consiste nell’indicazione alla popolazione di restare nelle abitazioni, con porte e finestre chiuse e i sistemi di ventilazione o condizionamento spenti, per brevi periodi di tempo, di norma poche ore, con un limite massimo ragionevolmente posto a due giorni». Nelle aree alle quali va applicata la misura del riparo al chiuso,  si attua in via precauzionale: «blocco cautelativo del consumo di alimenti e mangimi prodotti localmente (verdure fresche, frutta, carne, latte), blocco della circolazione stradale, misure a tutela del patrimonio agricolo e zootecnico».

Saranno le autorità competenti a fornire comunicazioni tempestive alla popolazione, il tempo di inizio e la durata della misura di riparo al chiuso, istruzioni specifiche alle scuole, far fronte ai bisogni primari della popolazione (cibo, acqua, assistenza sanitaria, energia, ecc.). Nel caso del riparo al chiuso, le indicazioni alla popolazione sono date dal Dipartimento della Protezione Civile.

Per quanto riguarda le indicazioni in merito a iodioprofilassi, il piano italiano prevede «una efficace misura di intervento per la protezione della tiroide, inibendo o riducendo l’assorbimento di iodio radioattivo, nei gruppi sensibili della popolazione». Stando a quanto si legge nel documento, «il periodo ottimale di somministrazione di iodio stabile è meno di 24 ore prima e fino a due ore dopo l’inizio previsto dell’esposizione. Risulta ancora ragionevole somministrare lo iodio stabile fino a otto ore dopo l’inizio stimato dell’esposizione. Da evidenziare che somministrare lo iodio stabile dopo le 24 ore successive all’esposizione può causare più danni che benefici (prolungando l’emivita biologica dello iodio radioattivo che si è già accumulato nella tiroide). La misura della iodoprofilassi è quindi prevista per le classi di età 0-17 anni, 18-40 anni e per le donne in stato di gravidanza e allattamento. Il Ministro della Salute può decidere l’attivazione delle procedure per la distribuzione di iodio stabile nelle aree interessate».

 

 

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