Proseguirà con il gup Nicola Aiello il processo scaturito dall’operazione Panta Rei, che a dicembre scorso ha portato in carcere presunti affiliati del clan di Porta Nuova. La Corte d’appello di Palermo ha rigettato l’istanza di ricusazione del gip presentata da alcuni imputati. Il giudice potrà quindi andare avanti con l’udienza preliminare e pronunciarsi sull’eventuale rinvio a giudizio. Il gup, che ha firmato alcune proroghe di indagini e dei decreti di intercettazione nella fase delle indagini, secondo alcuni imputati averebbe perso la necessaria “terzietà” per il giudizio. Di diverso avviso sia il capo dei Gip, Cesare Vincenti, che aveva rigettato l’istanza dello stesso Aiello, sia la corte.
L’udienza preliminare riprenderà domani. Entro il 15 dicembre, infatti, dovrà essere deciso il rinvio a giudizio altrimenti i 23 indagati in carcere potrebbero uscire dagli istituti di pena per scadenza dei termini della custodia cautelare. Tra gli indagati anche Teresa Marino, moglie del boss Tommaso Lo Presti, e i titolari dell’omonima attività commerciale a Borgo Vecchio Domenico e Giuseppe Tantillo, neocollaboratore di giustizia. Dal carcere sarebbero partite le direttive, veicolate dalla donna, che avrebbe avuto voce in capitolo anche nella gestione dei traffici di droga e delle estorsioni. I militari avevano bloccato due corrieri in Argentina e Francia, partiti per conto dei boss di Bagheria e Palermo. Lo Presti e Calcagno hanno lavorato fianco a fianco. Poi, quando il primo è finito in cella, il secondo ne avrebbe preso il posto. Un posto fondamentale nello scacchiere della mafia palermitana. Un altro troncone dell’indagine è culminato nei sette arresti di ieri dei carabinieri tra Palermo e Napoli. Tutti sono accusati di associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti. In manette sono finiti i palermitani: Matteo Cracolici, Antonino Marino e Francesco Failla, e tre napoletani: Giuliano Marano, Francesco Greco, Francesco Battinelli. Umberto Fiorillo nato a Casavatore (Na), 52 anni, la settima persona ricercata, si è consegnato alla caserma di Casoria (Na). Al centro dell’inchiesta, c’è la figura di Matteo Cracolici, pregiudicato di 50 anni, noto per i suoi rapporti con alcuni esponenti di vertice del mandamento di Porta Nuova. Il suo nome è legato a quello di Matteo Messina Denaro: Cracolici finì in carcere negli anni novanta con l’accusa di avere favorito la latitanza del boss di Castelvetrano, fornendogli la sua carta d’identità.