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Cinque persone sono state arrestate la notte scorsa a Catania dalla Polizia di Stato perché ritenute responsabili, a vario titolo, dei reati di rissa e lesioni personali aggravati dall’uso di armi, detenzione e porto in luogo pubblico di più armi comuni da sparo, di maltrattamenti in famiglia e danneggiamento di cose esposte alla pubblica fede.
Gli agenti hanno eseguito una ordinanza emessa dal Gip del Tribunale di Catania su richiesta della Procura della Repubblica. Le indagini riguardano la rissa degenerata in sparatoria all’uscita di nota discoteca del Porto, dello scorso 21 aprile, in cui era rimasto ferito un giovane di 18 anni e il danneggiamento delle vetrine di alcuni esercizi commerciali.
I destinatari della misura cautelare sono i catanesi: Miano Sebastiano (classe 1994); Patanè Giuseppe Santo (classe 1996); Napoli Salvatore Danilo (classe 2002); Gagliano Gabriele (classe 2003); Salici Gaetano (classe 2003).
La rissa si è sviluppata nei pressi di un locale notturno, ubicato nel centro cittadino, si ebbe a registrare una violentissima rissa con il coinvolgimento di numerose persone, poi degenerata in una sparatoria avvenuta sulla pubblica via, tra le trafficate corsie, a doppio senso di circolazione, di una importante arteria cittadina. Gli investigatori sono riusciti a stabilire che, nell’occasione, vi erano stati almeno due feriti, raggiunti da colpi di arma da fuoco: un maggiorenne e un minorenne. Attraverso i rilievi della Polizia Scientifica è stato altresì possibile verificare, sulla base del rinvenimento dei bossoli trovati nelle adiacenze del luogo dell’azione delittuosa, come fossero state impiegate, da taluni dei corrissanti, almeno 2 pistole: una di calibro 7,65 e l’altra calibro 40.
Alcuni giovani, da ritenersi vicini al clan “Mazzei”, avrebbero impedito ad un noto cantante neo-melodico catanese di esibirsi insieme ad un trapper che, per rendere più interessante lo spettacolo, ne aveva richiesto la presenza sul palco. Nella concitazione, il citato cantante neomelodico avrebbe pure spinto la fidanzata di uno dei ragazzi contigui ai “Carcagnusi”. La vicenda è poi culminata con colpi di arma da fuoco. In quest’ultima occasione, un gruppo di giovani, raccolti attorno alla figura di MIANO Sebastiano e appartenenti ad una frangia avversa (da ritenersi contigua al clan dei “Cappello-Bonaccorsi”), attuavano una sorta di controffensiva ai danni della fazione che aveva impedito, la settimana precedente, l’esibizione canora cui si è fatto riferimento. Ne scaturiva, pertanto, un vero e proprio raid con l’uso di più armi.
Le indagini hanno permesso di delineare altra vicenda verificatasi in ambito familiare e riguardante il solo Miano, che sarebbe comunque indicativa della sua indole violenta, della facilità e familiarità all’uso di armi da fuoco, riconducibile al reato di maltrattamenti in famiglia ai danni di persona a lui vicina nonché a quello di detenzione, porto di armi comuni da sparo e danneggiamento di autovettura esposta alla pubblica fede, atteso che l’indagato non avrebbe esitato ad esplodere, per ragioni futili , un colpo di arma da fuoco, calibro 38, sul cofano anteriore dell’autovettura di un consanguineo.