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L'analisi

Roberto Lagalla fischiato ai Quattro Canti, il dogma della bellezza e l’impatto con la città reale

martedì 15 Luglio 2025
Festino, Roberto Lagalla fischiato ai Quattro Canti

Roberto Lagalla fischiato ai Quattro Canti. E’ successo durante l’edizione 401 del Festino. No, non si tratta di allucinazioni a sfondo mistico di fantozziana memoria. E’ accaduto nel momento del tradizionale urlo “Viva Palermo e Santa Rosalia“.

La contestazione al sindaco Lagalla

Il sindaco, con in mano un grande mazzo di fiori, ha subito la contestazione dei presenti. Ad affiancarlo i ragazzi del settore giovanile e del settore femminile del Palermo calcio. Per loro non si sarà trattato di un grande problema vista la catervata di fischi presa dalla squadra elitè nella scorsa stagione. Ma cosa diversa è per la politica. Nel mese in cui proprio Roberto Lagalla è stato relegato all’ultimo posto della classifica del gradimento dei sindaci, questa rappresenta un ulteriore mazzata.

Per carità, come ha detto lo stesso primo cittadino in un’intervista, “il rapporto fra il sindaco e la propria città è complesso“. E infatti, fra le forche caudine delle contestazioni, ci sono passati tutti i suoi predecessori. Guardando a chi ha ricoperto lo scranno più alto di Palazzo delle Aquile, Diego Cammarata fu subissato di fischi sia nel 2002 che nel 2010. E anche Leoluca Orlando, “U papà” come lo hanno soprannominato i palermitani, ha dovuto sopportare manifestazioni di dissenso dentro e fuori dal Festino. Una di queste è diventata perfino un meme virale di internet, ovvero quella avvenuta in via Magliocco.

Il dogma della visione di città e la Palermo reale

La politica non è dogma. Non è la fede incrollabile di Sant’Agostino. E’ un qualcosa di concreto, di terreno. Il rapporto fra l’uomo di palazzo e il suo popolo. E in fin dei conti, cos’è il popolo se non un insieme di uomini e donne. In altre parole, esseri umani. E basta guardare al Vangelo, alla storia di San Tommaso per capire su cosa si basano i cittadini per valutare i risultati: “se non lo vedo, non ci credo“. Il tema di quest’anno era legato alla “bellezza”, chiaramente non nel senso stretto del termine. Traslata alla condizione della città, cos’è la bellezza se non strade senza buche, marciapiedi puliti senza sacchetti di spazzatura agli angoli e un luogo sicuro in cui poter vivere insieme alla propria famiglia.

Su questo, alcuni passi in avanti sono stati fatti. Altri sono ancora da realizzare. Ed è lì che sta la concretezza. Quel “bello” da toccare con mano con i palermitani. E per farlo serve la collaborazione di tutti. Dei cittadini e della politica. Di quel Consiglio Comunale che sta vivendo oggi un altro momento di stallo di questa consiliatura. L’arretrato da recuperare è tanto. Servirà lavorare, come ha fatto il sindaco ed alcuni assessori della sua Giunta. Solo così lo spartito potrà cambiare e passare da toni gravi ad acuti degni della quinta città d’Italia.

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