In Sicilia è allarme siccità e i problemi per produttori e consumatori sono molteplici. Quali siano le soluzioni e soprattutto se queste siano attuabili in un immediato è un interrogativo ancora grande. Ciò che è certo è che c’è ancora tanto da fare. ilSicilia.it ha sentito Tonino Russo, segretario generale della Flai Cgil Sicilia su alcuni degli argomenti più dibattuti dell’ultimo periodo quali la riforma sui Consorzi di bonifica ancora al palo, dighe e dispersione idrica.
Agricoltura e criticità di settore, quali armi di distrazione di massa nasconde oggi la siccità rispetto ai mali del settore? E quanto invece bisogna fare in termini di analisi e soluzioni rispetto al problema?
“La siccità è un dramma reale, che coinvolge aziende, lavoratori e cittadini. Non si tratta di una calamità naturale, ma di un dramma annunciato e alquanto prevedibile. Ma il vero problema è che nulla o quasi è stato fatto per affrontare questa emergenza. Gli invasi della Sicilia continuano a non essere collaudati e quando l’acqua invece c’è, la buttiamo, perché questi invasi non possono essere riempiti per tutta la loro capienza. Il 50% dell’acqua la perdiamo per strada, perché le reti sono colabrodo. Il 40% del suolo agricolo siciliano non è servito da reti idriche. Inoltre, i primi 31 progetti che dovevano essere finanziate dal Pnrr non sono stati ammessi a finanziamento, abbiamo perso 450 milioni di euro che dovevano servire per ammodernare e digitalizzare la rete. Certo, c’è da dire che quest’anno ha piovuto poco, l’anno scorso ci sono stati dei picchi di calore, tutto assolutamente vero, ma per una parte la crisi dell’agricoltura sta nella bassissima remunerazione dei prodotti coltivati, su cui ci guadagnano gli intermediari, i mercati e la grande distribuzione. Il grano si vende a 0,20 centesimi, mentre il pane lo troviamo a 5 euro nei supermercati. Chi pagano più di tutti il conto sono i due estremi della catena, da un lato i lavoratori, poiché la prima cosa su cui si taglia è il costo del lavoro, e riscontriamo sempre sfruttamento e caporalato, e dall’altro i consumatori, che spesso sono costretti a scegliere i prezzi più bassi, rinunciando alla qualità. Esattamente il contrario di quello che ha detto il ministro Lollobrigida che “i poveri mangiano meglio dei ricchi”“.
“Bisogna assolutamente fare in modo, anche attraverso le risorse europee che arrivano attraverso la Pac, di dare il giusto valore e la giusta remunerazione alle aziende, assicurandosi che i soldi pubblici arrivino solo nelle mani delle aziende che rispettano le norme sul lavoro, sulla sicurezza e rispettino l’ambiente, in una parola siano sostenibili, economicamente, socialmente e ambientalmente“.
“Abbiamo anche sottolineato che non vengano richiesti solo contributi per le aziende colpite dalle calamità naturali, ma che siano riconosciute le giornate di lavoro svolte nell’anno precedente ai fini previdenziali, a tutti i lavoratori che a causa della siccità non potranno lavorare“.
I Consorzi di Bonifica e la presunta riforma sono ancora per strada, quanto incide questa nella mancanza di soluzioni per gli agricoltori?
“La riforma dei Consorzi di Bonifica da mesi è ferma in commissione bilancio. Non si capisce quali motivi ostacolino il suo percorso. E’ chiaro che la condizione attuale dei consorzi incide parecchio nella mancanza di soluzione, sia per gli agricoltori che per i lavoratori. I consorzi senza riforma continueranno ad essere pieni di debiti e continuamente soggetti a pignoramenti che ne bloccano le attività e per mesi i dipendenti rimangono senza stipendio“.
Il fallimento dell’esperienza delle assemblee dei sindaci per la gestione dell’acqua ripropone modelli provinciali di gestione unica: è la soluzione giusta? E su dighe e dispersione idrica, cosa va fatto?
“La gestione dell’acqua deve sicuramente avere una regia pubblica e regionale, bisogna intervenire tempestivamente, siamo in grande ritardo sul collaudo delle dighe e degli invasi. Bisogna mettere in collegamento gli invasi in modo da non buttare l’acqua ma travasarla, bisogna rifare tutte le reti per non sprecare acqua, bisogna digitalizzarle per avere un controllo costante e intervenire subito nei guasti e bisogna creare invasi di collina per coprire tutto il territorio agricolo. In poche parole, bisogna investire sulla risorsa acqua e anche sul personale dei consorzi che va tutto stabilizzato, in parte riqualificato e vanno assolutamente colmate tutte le carenze che in questo momento ci sono“.