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La protesta

Trattori con vista (su Bruxelles) super affollati: perchè la Sicilia è stanca dei pannicelli caldi Ue

lunedì 5 Febbraio 2024
foto d'archivio

I trattori italiani sono arrivati per ultimi, ma con il passare delle ore la protesta dilaga ed è esplosa anche in Sicilia. I primi agricoltori a portare la rabbia a Bruxelles, davanti al Parlamento Europeo, provenivano da Grecia, Polonia, Romania, Francia, Germania, Portogallo. Nel mirino la Pac (Politica agricola comune), le norme capestro che l’UE ha posto in essere negli ultimi anni e hanno spalancato le porte alla concorrenza spietata di Paesi nei quali non esistono paletti, ed ancora i costi altissimi dei carburanti, il Green deal con annessi e connessi, la carne sintetica, le farine di insetti.

LA PROTESTA

Una rivolta QUI  che se vede piccole differenze tra gli allevatori della Grecia e quelli della Francia, tra gli agricoltori siciliani e quelli tedeschi, ha un unico slogan di fondo: “Chi ha fatto le leggi in Europa non ha mai messo piede in un campo”. Ci sarebbe da aggiungere che non ha mai messo mano al portafoglio per fare la spesa perché altrimenti si sarebbe accorto di quanto siano schizzati alle stelle i prezzi di tutto e di come, alla fine, il pollame sudamericano che non rispetta neanche una delle norme Ue arrivi nelle nostre tavole a costi stracciati.

Un altro elemento accomuna i manifestanti: non vogliono un leader unico, detestano le associazioni di categoria che considerano quando non complici quantomeno poco incisive (Coldiretti in testa), e non vogliono cadere in trappole politiche.

ALLA VIGILIA DELLE EUROPEE

Ma a tre mesi dalle elezioni Europee un movimento così vasto è un fatto di valenza politica. A guardare di buon occhio la marea montante sono quei partiti che l’Europa la vedono spesso matrigna, nonché i partiti a forte valenza territoriale, mentre ad essere preoccupati sono i partiti europeisti (tutto il centrosinistra mentre il M5S agli albori era sulla sponda degli anti). Già perché le leggi non si fanno da sole e se negli ultimi dieci anni le politiche di settore (dall’agricoltura alla pesca, dall’allevamento alla floricoltura) hanno ridotto allo stremo gli imprenditori e dimezzato il numero delle aziende, qualche distrazione ci sarà stata a Bruxelles.

SOLO UN EURODEPUTATO CONTRO PAC

In realtà se si va a guardare come hanno votato gli europarlamentari italiani sulla contestatissima (oggi) Pac (politica agricola comune) si scopre che su 76 soltanto 5 votarono contro e uno solo si astenne. Anzi, a pressare sugli eurodeputati italiani fu Coldiretti, 76 votarono a favore e 5 contro. Dei 5 contro uno è siciliano, l’eurodeputato Ignazio Corrao che andrò contro le direttive del M5S e votò appunto no alla Pac, la stessa che oggi contestano tutti i partiti e la Coldiretti…..

TUTTI I GAP DELLA SICILIA

Se la continuità territoriale continua ad essere una chimera e la Sicilia un tempo granaio adesso si vede passare sotto il naso il grano canadese e dopo la guerra in Ucraina i prezzi sono saliti alle stelle, il malessere è più che legittimo. Per non parlare degli agrumi, della viticoltura, del costo del gasolio e dei carburanti (proprio qui in Sicilia), dei rischi incendi per i campi sempre più abbandonati e sempre più appetibili per interessi speculativi, della siccità, del gap infrastrutturale, di un apparato burocratico elefantiaco che scoraggerebbe il più coraggioso degli imprenditori. Insomma, manca solo l’invasione delle cavallette. Tutte peculiarità siciliane che vanno ad aggiungersi ad un corposo elenco nazionale (ed europeo).

I TRATTORI E LA POLITICA

Nel week end i trattori dell’isola si sono messi in moto, da Ragusa a Falcone ad altri comuni piccoli e grandi. L’appuntamento regionale è nel giorno di San Valentino, 14 febbraio, davanti Palazzo d’Orleans. Nel sud sono tanti i sindaci che si sono schierati al fianco della protesta ed anche in Sicilia (da Cassì di Ragusa a Geraci di Cerda, Iuppa di Geraci Siculo, solo per citarne alcuni), deputati regionali come Figuccia e Cateno De Luca. Quest’ultimo anzi, forte del vissuto personale nei campi di Fiumedinisi, è salito sul trattore e vuol farsi promotore delle proteste palermitane. Intanto il vice presidente della Regione e assessore all’Agricoltura Luca Sammartino ha convocato una commissione per far fronte alle istanze (la prima riunione sarà presieduta dallo stesso Schifani), e dall’opposizione Pd-M5S-ScN propongono una seduta Ars aperta ai rappresentanti dei manifestanti.

A livello nazionale c’è chi vuol andare a Sanremo “per cantargliele”, chi dritto a Roma “la legge di Bilancio 2024 ha cancellato l’esenzione Irpef”, chi a Bruxelles per dar man forte ai colleghi.

PANNICELLI CALDI UE

Certo è che la protesta è destinata ad allargarsi e sul fronte politico dovranno essere date risposte, sia per quel che è stato fatto (o che non è stato fatto) che per il futuro. E’ vero che alle prime avvisaglie della marea l’Europa ha provato a correre ai ripari con pannicelli caldi sul fronti più critici.

LE CRITICITA’

E’ stato messo in pausa l’accordo di libero scambio con il Mercosur (mercato comune dell’America Latina che comprende il Brasile, l’Argentina e il Cile) e che farebbe arrivare in Europa prodotti  per i quali nei Paesi d’origine non ci sono le stesse regole che dalle nostre parti. Il 31 gennaio, con i trattori quasi alle porte di Bruxellesa l’ Ue ha modificato le regole per avere accesso ai fondi della Politica agricola comune (386,7 miliardi di euro). Al posto di lasciare incolto il quattro per cento dei campi per stimolare la biodiversità, gli agricoltori potranno coltivare piante non invasive sulla terra (per esempio lenticchie e piselli) o puntare sulle colture a crescita rapida. Ma questa deroga dura solo nel 2024 e deve essere approvata dal Consiglio dell’Unione europea.

Agricoltori e allevatori contestano all’Unione Europea di aver sacrificato produzioni che sono alla base della dieta mediterranea pur di portare avanti il dimezzamento dell’uso di fitofarmaci. Nel frattempo però arrivano nel mercato prodotti concorrenziali a prezzi stracciati da altri Paesi e continenti.

L’obiettivo di dimezzare l’uso dei pesticidi entro il 2030 (uno degli elementi cardine del Green deal) è stato stoppato a fine 2023 ma anche questo viene considerato  un piccolo passo rispetto a misure che hanno piegato il settore. Oggi c’è una forbice enorme tra produttori e chi vende al dettaglio. E lo sanno bene sia i produttori che i consumatori finali.

LA FORBICE A TAVOLA

Un chilo di grano viene pagato ai produttori 25 cent ma sappiamo tutti quanto costa al supermercato. Il latte viene pagato 52 centesimi al litro al produttore ma costa alle famiglie fino a 3 euro. C’è poi il riconoscimento del costo di produzione fermo al 2019, cifra che è rimasta la stessa nonostante ci siano stati gli anni del Covid e due guerre.   La Pac impone di tenere a riposo il 4% dei terreni come condizione per poter accedere ai contributi comunitari (la deroga per tutto il 2024 è quasi una presa in giro). Il Green deal impone inoltre di ridurre le emissioni nocive nel settore zootecnico con investimenti economicamente insostenibili per gli imprenditori.

EUROPA MATRIGNA O FATA TURCHINA?

In Italia poi sono state cancellate le esenzioni Irpef e le esenzioni contributive  di due anni ai giovani imprenditori agricoli e reso obbligatoria l’assicurazione  contro gli eventi meteorologici estremi obbligatoria. Infine agrivoltaico, farina di grillo, carne coltivata, vanno tutti in un pentolone che ha già raggiunto la temperatura massima a pochi mesi dalle urne. In poche ore diventeranno cavalli di battaglia per le campagne elettorali e lo spartiacque sarà proprio la visione dell’Europa: matrigna o fata Turchina? Il movimento dei trattori ha compreso sulla sua pelle che, fata o befana, Bruxelles è ancora troppo lontana dai nostri campi siciliani e non ha mai visto le arance marcire a favore di quelle provenienti da altri Paesi (e questo accade da dieci anni almeno).

La protesta dei trattori, non dimentichiamolo, ci riguarda tutti, non soltanto perchè riguarda le tematiche ambientali e la qualità del cibo che mangiamo, ma perchè ci riguarda in quanto cittadini e consumatori (indipendentemente dal fatto se amiamo la farina di grilli o la carne sintetica abbiamo il dovere di sapere se la coscia di pollo a prezzo stracciato che finisce nel mio piatto viene da un Paese nel quale le norme igieniche e di produzione sono rispettate o non esistono neanche).

 

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