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L'analisi

Salvate il soldato Carta, il rimpasto al Comune di Palermo è alle porte

martedì 27 Agosto 2024
Maurizio Carta e Roberto Lagalla al Molo Trapezoidale, Palermo

Un rimpasto all’ombra dei conti del Comune di Palermo. Dicembre, ovvero il traguardo di metà mandato, è ancora lontano. Ma fra gli scranni di Palazzo Comitini si inizia già a parlare di uno degli appuntamenti più attesi per l’amministrazione targata Roberto Lagalla. Rimpasto vuol dire cambiamenti. Una parola che non piace molto al sindaco, consapevole di quanto avvenuto lo scorso anno all’interno della sua maggioranza. Le richieste sono tante e non tutti possono essere accontentati. Una mano potrebbe arrivare dalla Regione Siciliana con la prossima riforma degli enti locali. Manovra dalla quale potrebbe arrivare la possibilità di nominare un ulteriore assessore in Giunta. Ma qualcosa si dovrà comunque cesellare, visto che l’assetto della coalizione a sostegno del primo cittadino è diverso da quello con cui è iniziata la scorsa consiliatura.

La situazione è cambiata

Ad oggi, la maggioranza del sindaco Lagalla conta 26 elementi. Di questi, sette fanno parte del gruppo consiliare di Fratelli d’Italia. Altrettanti compongono la truppa di Forza Italia. A quota cinque ci sono le compagini di Lavoriamo Per Palermo e Nuova DC. Infine, a chiudere il cerchio ci sono i due consiglieri comunali della Lega. Un assetto figlio del mercato politico del 2023 avviato a metà primavera e conclusosi a dicembre con l’arrivo in Giunta di Fabrizio Ferrandelli. Passaggi figli della volontà, da parte di alcuni partiti, di rinforzare i ranghi in vista di quello che poi sarebbe stato il primo rimpasto dell’amministrazione dell’ex Rettore.

Più peso per Nuova DC e Fratelli d’Italia

Rispetto ad inizio consiliatura, i gruppi che hanno guadagnato peso specifico sono la Nuova DC di Totò Cuffaro (in cui sono entrati Giovanna Rappa e Salvatore Di Maggio) e Fratelli d’Italia (con l’arrivo di Natale Puma in quota dell’ex assessore Andrea Mineo). Cambio di uomini ma non di sostanza in casa Forza Italia, dove Salva Alotta (proveniente dal gruppo del sindaco) ha controbilanciato l’uscita dello stesso Puma. Strada più irta di ostacoli per Lavoriamo Per Palermo. La compagine del sindaco, privata in corsa di Alotta e della Rappa, ha dovuto pescare fra le opposizioni, concretizzando l’interlocuzione avviata con l’ormai ex gruppo di Azione composto da Fabrizio Ferrandelli (oggi diventato assessore) e Leonardo Canto.

Quattro nuovi assessori

Anche la Giunta ha cambiato volto. Nonostante il suo passaggio a Fratelli d’Italia, Andrea Mineo non è riuscito a conservare il suo posto da assessore, perdendolo ai danni dell’azzurro Pietro Alongi. L’esponente di Forza Italia non ha però ereditato la delega al Patrimonio, rimasta prerogativa del sindaco dopo che lo stesso Mineo aveva comunque portato a casa risultati importanti, come ad esempio lo sblocco del fascicolo relativo alla Costa Sud.

In casa Lega c’è stata poi la staffetta fra Sabrina Figuccia ed Alessandro Anello. Un passaggio fortemente voluto dall’ex commissario regionale Annalisa Tardino ma che ha lasciato strascichi all’interno del gruppo palermitano del partito. Tanto che, oggi, alcune gole profonde di Palazzo Comitini parlano di possibili voli di alcune colombe politiche verso altri lidi. Una seconda tranche di sostituzioni ha interessato Fratelli d’Italia e Lavoriamo Per Palermo. In casa meloniana, le dimissioni di Carolina Varchi hanno aperto le porte a Brigida Alaimo, con Giampiero Cannella finito ad occupare lo scranno di vicesindaco. Nel gruppo civico del sindaco invece è uscita di scena Antonella Tirrito, la quale ha lasciato il posto al neo-entrato in maggioranza Fabrizio Ferrandelli.

Il traguardo di metà mandato è vicino

In molti non sono rimasti contenti. Alcuni chiedevano di più. Altri hanno contestato alcune scelte del primo cittadino, il quale però ha rinviato tutti i discorsi rimasti in sospeso a metà consiliatura. E l’appuntamento è ormai prossimo. Roberto Lagalla ha vinto le elezioni il 12 giugno 2022. Ciò significa che l’ex assessore regionale all’Istruzione arriverà al traguardo di metà mandato il 12 dicembre 2024. Ovvero, fra meno di quattro mesi. Un periodo tanto lungo quanto breve, soprattutto perché il primo cittadino ha dimostrato storicamente di odiare i cambiamenti. Lo scorso anno, per esempio, la battaglia per il cambio di assessore è durata mesi, rinviata più volte prima per il valzer delle società Partecipate e poi per la necessità di riallineare i conti del Comune di Palermo.

Il grimaldello delle società Partecipate e del sottogoverno

Fatti che non sono passati di moda. Se prima le governance da cambiare erano quelle di Rap, Amat, Reset, Sispi e compagnia, oggi c’è da sciogliere i nodi legati a GH, Gesap, Amap e Fondazione Massimo. Caselle che, nei disegni del primo cittadino, saranno fondamentali a dirimere le guerre interne ai partiti della maggioranza. Ciò così come le presidenze di commissione. Al momento, tre su sette sono in mano a Forza Italia (Alotta, Terrani e Zacco). Troppe se si considera per esempio il fatto che Lavoriamo Per Palermo non ne ha nemmeno una.

Il sottogoverno come palliativo. Una strategia classica della politica a cui Lagalla ha fatto e potrà fare ancora ricorso in caso di necessità. C’è da dire però che alcune caselle sembrano già prenotate da tempo. Rientra in questa categoria la presidenza di Amap, società Partecipata del Comune di Palermo che si occupa del servizio idrico in città. Alessandro Di Martino è in scadenza. Già lo scorso anno, lo stesso Roberto Lagalla ha contratto una sorta di “patto d’onore” con il gruppo consiliare di Fratelli d’Italia. Per i meloniani la scelta del futuro presidente non è in discussione. E il profilo scelto sarebbe quello di Antonio Tomaselli, attuale presidente di Palermo Energia al suo secondo mandato.

Anche in casa GH i giochi sembrano fatti. La controllata dell’aeroporto di Palermo dovrebbe andare ad un uomo del sindaco in quota Lavoriamo Per Palermo. Il favorito è l’imprenditore Giuseppe Biundo. Ma la vicenda andrà avanti di pari passo con le vicende di casa Gesap. In passato, i dissidi fra il sindaco e il presidente della Regione Renato Schifani avevano creato un po’ di scompiglio. Oggi però un accordo appare molto più vicino.

Sul fronte della gestione dell’aeroporto, il Consiglio d’Amministrazione ha dettato la linea in forma collegiale, con il presidente Salvatore Burrafato (eletto in quota Fratelli d’Italia) chiamato ad avere in mano i poteri operativi. Sul cambio di governance non c’è fretta. Ma dopo le dimissioni da amministratore delegato di Vito Riggio, ci sarà da assegnare la nuova posizione di comando. Due i favoriti. Si tratta dei profili di Giovanni Maniscalco ed Alessandro Albanese. C’è poi l’altro filone rimasto aperto fra Comune e Regione, ovvero il futuro della fondazione Massimo. Elemento sul quale crescono le quotazioni del duetto Beatrice Venezi – Marco Betta.

La Giunta resta il piatto principale

Chiaramente, il piatto principale della portata del rimpasto interessa la Giunta. Ad oggi la compagine più rappresentata è quella di Forza Italia. Oltre ai tre assessori (Tamajo, Pennino e Alongi), gli azzurri vantano anche la presidenza del Consiglio Comunale in mano a Giulio Tantillo. Tre gli alfieri di Fratelli d’Italia (Alaimo, Cannella e Falzone) e di Lavoriamo Per Palermo (Ferrandelli, Orlando e Carta). Uno a testa invece per Nuova DC (Forzinetti) e Lega (Anello).

Un assetto che non piace ai meloniani. Diverse fonti del partito ricordano le richieste dello scorso anno di un nuovo assessore. E la direzione che si prenderà potrebbe essere ancora questa. Voci di cambiamento a cui si potrebbero unire quelle della Nuova DC. Già nel passato recente, i democristiani hanno chiesto maggiore spazio in Giunta. Il problema è uno: i posti a disposizione sono quelli che sono. Accontentare tutti sarà difficile. Una mano d’aiuto, come sopra ricordato, potrebbe arrivare dalla Regione. A settembre, al vaglio dell’Ars, ci sarà la famosa riforma degli enti locali. Blocco normativo nel quale, fra i provvedimenti più importanti, c’è quello di allargare la lista degli assessori all’interno delle giunte comunali. Un nuovo scranno potrebbe facilitare la risoluzione dei contenziosi nella maggioranza, considerando che al momento il sindaco ha ancora in mano una delega pesante come quella al Patrimonio.

L’attenzione è puntata su Lavoriamo Per Palermo

Le difficoltà tecniche però restano. Se il sindaco non riuscirà ad accontentare tutti, qualcuno si potrebbe dover sacrificare. L’attenzione, in tal senso, è focalizzata proprio sul gruppo del sindaco, ovvero Lavoriamo Per Palermo. Tre assessori per cinque consiglieri comunali sembrano troppi a diverse anime della maggioranza. Lagalla farà di tutto per evitare sacrifici sanguinosi, ma nello scenario peggiore potrebbe dover cedere in vista di un bene comune. Analizzando i profili a disposizione, Fabrizio Ferrandelli è entrato da meno di un anno e appare difficile che il primo cittadino ci rinunci. Stessa cosa dicasi per Totò Orlando. L’assessore ai Lavori Pubblici ha la stima della coalizione e degli addetti ai lavori. Fatto che lo rende praticamente inamovibile.

Per esclusione, ne rimarrebbe soltanto uno, ovvero Maurizio Carta. L’assessore all’Urbanistica è stato la colonna portante dell’Amministrazione. L’uomo di fiducia di Roberto Lagalla e con cui il sindaco ha condiviso tutti i grandi passaggi della consiliatura. Una persona a cui il sindaco non vorrebbe rinunciare. Ma gli appetiti della coalizione sono crescenti. E con l’avvicinarsi della data X sul calendario, il primo cittadino avrà due scelte. O fortificare la sua posizione o sacrificare qualche pezzo sulla scacchiera. Il re riflette e i suoi alfieri attendono la sua decisione. Intanto, i partiti del centrodestra avanzano e l’orizzonte di dicembre, lentamente, si avvicina.

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