I bilanci in Sanità, si sa, sono da tempo in rosso. A sottolineare, però il peggioramento, in particolare nelle Regioni è il Rapporto 2023 sul coordinamento della finanza pubblica della Corte dei Conti.
Difatti, vi è un “in netto peggioramento“, con un rosso in crescita che nel 2022 è arrivato a 1,4 miliardi.
“Il risultato di esercizio, misurato quale differenza tra le entrate previste dallo Stato per la copertura dei Lea e le spese sostenute per l’assistenza sanitaria, si presenta in netto peggioramento. Le perdite crescono, passando dai 1.025 milioni di disavanzo del 2021 a poco meno di 1.470 milioni (erano 800 milioni nel 2020)“, si spiega.
Ad incidere particolarmente sono: la considerazione nelle entrate dei ripiani dei disavanzi a carico delle aziende produttrici di dispositivi medici relative al quadriennio 2015-2018 e le modalità di riconoscimento della mobilità sanitaria.
I medici
La Fnomceo ha sempre ribadito che la salute è un bene prezioso che deve essere assolutamente tutelato. Le spese correnti della Sanità, fino a qualche anno fa, normalmente venivano ripianate dallo Stato e dalla Regione che intervenivano sui deficit di spesa.
Secondo i dati della federazione, pubblicati nel gennaio 2023, si è visto che, dal 2018, una parte non è stata finanziata, sino ad arrivare ad oggi dove i finanziamenti pubblici non servono più a ripianare le spese. Ciò comporta che, come per un’azienda che presenta dei bilanci in rosso per più anni, viene dichiarata fallita. Questo significa che i cosiddetti livelli essenziali di assistenza non sono garanti e portati a compimento.
Il confronto e i numeri della Magistratura contabile
“Il peggioramento dei risultati riguarda sia le regioni in Piano che quelle non in Piano. La variazione è più marcata nelle prime che vedono crescere le perdite (prima delle coperture ulteriori) da 115 milioni ad oltre 410 milioni. Le altre regioni registrano nell’esercizio una crescita più limitata, ma su livelli assoluti maggiori (dai 910 milioni del 2021 a 1.060 milioni).
Il peggioramento dei conti è da ricondurre soprattutto alle Regioni a statuto ordinario del Nord, che passano da un avanzo di 40 milioni del 2021 a un disavanzo di circa 178 milioni: un andamento essenzialmente dovuto a Piemonte, Liguria ed Emilia che presentano un disavanzo di 186 milioni. Cresce di 150 milioni il disavanzo delle regioni del Centro: in miglioramento il risultato della Toscana, è il Lazio a presentare il peggioramento più marcato”.
Sono invece le regioni del Mezzogiorno a presentare risultati migliori, ma dovuti ad andamenti diversi. Il risultato della Calabria dovuto, tuttavia, al miglioramento del saldo mobilità connesso al blocco dell’assistenza fuori regione del 2020, compensa le perdite riferibili al Molise e alla Puglia. Crescono del 7 per cento le perdite delle regioni a statuto speciale del Nord. Sono tuttavia quelle del Sud che passano da 179 milioni del 2021 a 376,2 milioni del 2022 a presentare la variazione più significativa, un peggioramento riconducibile essenzialmente al risultato della Regione Siciliana.
L’Ordine dei medici regionale
“Sappiamo che la Regione sta facendo diversi sforzi per implementare i conti con i limiti di Bilancio” ha evidenziato Toti Amato aggiungendo che “Il Servizio Sanitario Nazionale può dare e creare risorse. Quindi perché parlare di tagli e non di investimenti? Sarebbe opportuno sedersi a tavolino e ragionare su questo e non fare i compiti da ragionieri, ma da persone che vogliono la salute per tutti”.
“Io credo che quella siciliana è una sanità che va cambiata, ci sono i fondi del Pnrr per migliorare la medicina territoriale e andare verso la digitalizzazione, che è il futuro della sanità, per avere una sanità più equa, una sanità più vicina ai cittadini, una sanità che abbia meno differenze tra le varie regioni”. Lo ha detto il ministro della Salute, Maurizio Schillaci.
“Delle 12 strutture sanitarie sostanzialmente bocciate da Agenas (livelli di perfomances bassi) sulle 53 analizzate in Italia, ben 3 sono in Sicilia; gli Ospedali Riuniti Villa Sofia Cervello e l’Ospedale Civico di Palermo e l’Ospedale Cannizzaro di Catania. Ciò, per la verità, non ci stupisce per nulla, bastava chiedere alla gente quanto fosse soddisfatta dei servizi dei nostri ospedali“.
Lo afferma il capogruppo del M5S all’Ars Antonio De Luca, componente della commissione Salute dell’Ars e presidente della sottocommissione sui pronto soccorso.
“Questi risultati non sono certo attribuibili ai medici e al personale infermieristico e parasanitario cui, anzi, va il nostro plauso perché riescono a tenere a galla una barca che fa acqua da tutte le parti, ma al governo di centrodestra, nello specifico quello Musumeci“.
“Non credo assolutamente comunque – continua Antonio De Luca – che i numeri siano cambiati in meglio sotto la gestione Schifani, anzi. Dalle notizie che arrivano in commissione posso presumere che la situazione sia addirittura peggiorata, con i pazienti costretti sempre più spesso a pagare le prestazioni anche nelle strutture convenzionate, le liste di attesa che si allungano e con il personale medico in servizio sempre più sottodimensionato senza che all’orizzonte si intraveda uno straccio di soluzione. Ormai sono passati più di 6 mesi dall’insediamento di Schifani a Palazzo d’Orleans, il rodaggio è finito, non appena si decideranno a tornare in aula a lavorare chiederemo conto e ragione di questo sfacelo”.