Assumere i 66mila precari della sanità reclutati durante l’emergenza Covid. È la proposta inviata dalla Federazione italiana aziende sanitarie e ospedaliere (Fiaso) alle istituzioni per consentire la stabilizzazione del personale che nell’ultimo anno e mezzo ha affrontato in corsia l’emergenza pandemica.
Due le proposte di emendamento all’articolo 20 Dlgs 75/2017 ipotizzate. La prima prevede che possa essere assunto a tempo indeterminato chi è stato reclutato a tempo determinato, anche mediante conferimento di incarico di lavoro autonomo, ovvero di collaborazione coordinata e continuativa dalla data di deliberazione dello stato di emergenza dichiarato, da aziende ed enti del servizio sanitario e abbia maturato, al 31 dicembre 2022 almeno dodici mesi di servizio. La seconda, invece, allunga al 31 dicembre 2024 i requisiti per la stabilizzazione introdotti dalla Legge Madia.
L’iniziativa nasce dalla necessità di rafforzare le dotazioni organiche delle Aziende sanitarie e ospedaliere che negli ultimi 18 mesi hanno potuto contare sul contributo straordinario di oltre 83mila nuovi operatori. “La fase di reclutamento eccezionale avviata con l’emergenza, con forme contrattuali e procedure flessibili – spiega Fiaso in una nota – ha determinato un consistente incremento del numero dei precari che lavorano nel Ssn. Grazie al loro impegno e alla loro professionalità le Aziende hanno potuto far fronte in modo efficace ad un momento storico senza precedenti“.
“L’obiettivo della proposta della Federazione è quello di valorizzare l’esperienza maturata durante l’emergenza Covid nelle aziende sanitarie e ospedaliere e riconoscere la professionalità e il lavoro svolto dagli operatori sanitari reclutati nel corso della pandemia – spiega il presidente Giovanni Migliore – ma non è una semplice gratifica. Si tratta di costruire insieme il futuro del servizio sanitario nazionale e, per farlo, non si può non investire in risorse umane. Le assunzioni consentirebbero da subito di colmare le carenze di organico, determinate da anni di restrizioni della spesa e dall’imbuto formativo. Ma, soprattutto- conclude Migliore – ci permetterebbero di programmare e di investire in modo efficiente ed efficace le risorse assegnate alla formazione, destinandole esclusivamente al personale realmente ingaggiato a tempo indeterminato nell’organizzazione del Ssn“.