Esistono piani di attentati a magistrati, ma non c’è solo mafia dietro quelle trame. Sarebbero stati orditi da Messina Denaro ma sono riconducibili a “entità superiori” . Sembra l’eco delle “menti raffinatissime” descritte da Giovanni Falcone. Ma la dichiarazione è attuale: sono le parole pronunciate questa mattina, davanti alla Commissione Antimafia, da Roberto Scarpinato, Procuratore generale della Repubblica presso la Corte di Appello di Palermo.
“Sono stato informato di progetti di attentati, nel tempo, nei confronti di magistrati di Palermo orditi da Matteo Messina Denaro per interessi che, da vari elementi, sembrano non essere circoscritti alla mafia ma riconducibili a entità di carattere superiore”. Scarpinato era stato chiamato per discutere del tema dei rapporti tra mafia e massoneria.
Scarpinato ha ricordato di essere competente in materia di proposte per la sicurezza personale dei magistrati esposti a rischio. “Il contributo che io credo posso dare a questa Commissione – ha detto all’apertura della seduta in Antimafia – è quello di una rilettura organica, alla luce delle più recenti conoscenze, di una serie di risultanze processuali acquisite nel corso degli anni in vari processi di cui sono a conoscenza essendomi occupato da tempo di questi temi per i delitti politici mafiosi e per la revisione del processo della strage di via d’Amelio. Per capire quello che sta accadendo oggi credo bisogna conoscere quello che è accaduto in passato, il presente è figlio del passato, le chiavi di lettura stanno nel passato”. Poiché ha detto di dover fare riferimento “a fatti delicati ed esporre ipotesi ricostruttive che hanno un margine di soggettività”. Il resto dell’audizione è stato interamente secretato.
Dagli attentati progettati contro i magistrati, orditi dalla mafia ma per interessi “riconducibili a entità di carattere superiore”, ai rapporti, dagli anni ’70 ad oggi, tra la mafia e la massoneria “deviata”. Il pg ha parlato anche dell’ attendibilità delle dichiarazioni dei collaboratori Tuzzolino e Galatolo e delle pesanti minacce di morte per la procuratrice Teresa Principato e per il procuratore Marcello Viola, la prima da tempo impegnata a coordinare le indagini per la cattura dell’ultimo superlatitante di Cosa Nostra Messina Denaro, mentre il secondo si è occupato di una difficile inchiesta su mafia e massoneria. “Abbiamo ricostruito i legami tra Cosa nostra e logge massoniche da Stefano Bontate, a Provenzano fino a Messina Denaro”, ha spiegato al termine la capogruppo M5S in Antimafia Giulia Sarti, mentre la parte di questi legami sul versante calabrese li aveva forniti all’Antimafia la Dda di Reggio Calabria. Il ragionamento al centro dell’intervento del magistrato è stato conoscere il passato per comprendere il presente, “che è figlio del passato, le sue chiavi di lettura stanno nel passato”.
Scarpinato ha avanzato poi alcuni suggerimenti legislativi, chiedendo in particolare di alzare le pene per i reati previsti dalla legge Anselmi e sostenendo la necessità di potenziare l’impianto stesso della legge. Ai parlamentari il procuratore generale ha evidenziato – come ha poi ha riferito Sarti – come oggi siano cambiati gli interessi di Cosa Nostra e di quanto sia costantemente necessario il rapporto con pezzi con la massoneria per arrivare a centri occulti di potere che possono risultare utili a Cosa nostra. “Il pg ci ha rappresentato elementi interessanti per la nostra inchiesta, che ricostruiscono la storia dei rapporti tra mafia e la massoneria deviata, aggiungendo elementi che possono aiutare la Commissione ad approfondire la propria inchiesta su questo tipo di rapporto”, ha commentato il senatore Pd Stefano Vaccari.