Gianfranco Miccichè ha visto l’impero politico di Forza Italia nascere e negli anni (e nei decenni) perdersi a vista d’occhio nelle province del consenso siciliano di cui è stato a lungo uno dei signori incontrastati. Ha vissuto in prima persona la pagina esaltante del governo nazionale, conoscendo al tempo stesso la stagione difficile della caduta nella polvere dopo le Europee del 2014. Rialzandosi e centrando il traguardo di tornare a essere eletto come presidente dell’Assemblea regionale siciliana, è tornato uno dei protagonisti sul campo della politica siciliana.
Eppure, difficilmente si sarebbe aspettato, anche solo pochi mesi fa, di potere essere messo in discussione, insieme a Forza Italia, con la nascita del nuovo governo giallo-verde, sulla falsariga di quello che è successo a Silvio Berlusconi su cui si sono abbattuti i diktat “ad escludendum” di Luigi Di Maio, nei giorni convulsivi in cui doveva nascere un governo nazionale.
Oggi il quadro politico regionale all’Ars vede una maggioranza che si può allargare solo dalle parti dei centristi che orbitano nel Pd o con l’ausilio dei 5stelle che non hanno al momento alcuna intenzione, pare, di sciogliere riserve in tempi brevi, sulla possibilità di collaborare con il governo di Nello Musumeci.
Ci sarà mai allora uno scenario per il quale Forza Italia possa essere sacrificata o ridimensionata per un allargamento del campo? Appare obiettivamente improbabile. Almeno per il momento. Eppure, proprio Miccichè che aveva individuato nelle forze anti-sistema, grillini in testa, l’avversario più insidioso nei mesi scorsi da contrastare, potrebbe essere, al di là dei paradossi apparenti, l’autore di più ricomposizioni di quanto non si possa immaginare.
In occasione della legge di stabilità regionale il presidente dell’Ars ha guardato dalle parti del Pd in maniera fattiva, togliendo le castagne dal fuoco al momento del voto. I rapporti con i 5stelle non miglioreranno nel tempo, per cui lo scenario si presenta, di fatto, cristallizzato. Quanto meno da un lato. Poi, tra difficoltà, stallo e metodi ancora tutti da precisare, nascerà il Fronte repubblicano, il primo (confuso al momento) tentativo che dovrebbe mettere insieme i cocci delle opposizioni. Sulla possibilità, residuale e oggi marginale, che aderisca a questo scenario, staccandosi dal nuovo Matteo nazionale, scommettono in pochi.
Alla fine dunque, proprio per effetto di un quadro ancora da scomporre, quello politico regionale del centrodestra, appare prematuro considerare un dopo. L’unica certezza, oggi tangibile, che l’emorragia annunciata da FI verso la Lega siciliana, è un luogo delle ipotesi, tutto da verificare. Almeno per ora. Vedremo se ancora per poco o meno.