Siccità e crisi idrica che si palesano già a gennaio non lasciano presagire nulla di buono per un 2024 che potrebbe essere tutto in salita per l’Isola dell’irrigazione e dei servizi di erogazione nei Comuni.
L’aggiornamento del Piano di gestione delle acque da parte del governo regionale non è solo uno step burocratico, ma il sintomo della percezione chiara da parte di Palazzo d’Orleans del bisogno di riallineamento tra burocrazia, politica e studio di soluzioni concrete. QUI
In realtà questo strumento serve a dare impulso alle esigenze della politica comunitaria in materia di qualità delle acque, ma va comunque interpretato come una buona notizia.
Stare “sul pezzo” insomma rimane una prerogativa attiva dell’esecutivo, ma da sola, rischia di non bastare.
Infrastrutturare i territori comporta una serie di accorgimenti finalizzati anche alla minore dispersione della risorsa idrica, specie in annate come queste non proprio copiose di precipitazioni, mentre un altro fattore da tenere presente è quello della impermeabilizzazione dei suoli legato intimamente al tema del suo consumo. La naturale infiltrazione delle piogge nei territori, sino alle falde, fa in modo che una parte va via per scorrimento e raggiunge i corsi d’acqua.
Leggendo i report nel raffronto tra un anno e il precedente anche quando la semplice differenza di decimali sembrava non dover far presagire grossi problemi, il corso dell’anno si è rivelato complicato per l’erogazione della risorsa.
In particolare in materia di progressiva desertificazione del territorio , le “aree critiche” rappresentano oltre la metà dell’intera regione (56,7 per cento) e un altro terzo (35,8 per cento) è classificato come “fragile”. Le zone più a rischio sono a loro volta suddivise in: “meno critiche” (identificate come C1) pari al 17,7 per cento; “mediamente critiche” (C2) con il 35 per cento; “maggiormente critiche” (C3) con il 4 per cento dell’intera superficie dell’Isola. Fenomeno quello dell’erosione, del rischio idrogeologico e della desertificazione che cominciano ad assumere una fisionomia dai contorni sempre più collegati tra loro.
Preoccupato, in materia di siccità, anche il capogruppo della Dc all’Ars Calogero Pace: “L’agricoltura del territorio è servita dalla diga di Castello che, a corto di acqua a causa delle continue perdite e delle scarse piogge, potrebbe essere rifornita, per caduta, dalle risorse idriche della Gammauta. Il problema è che per attivare questa bretella occorrono alcune autorizzazioni. Chiedo pertanto all’assessore di attivarsi convocando una riunione operativa, che metta insieme Consorzio di bonifica, Enel (che gestisce la diga Gammauta), Servizio dighe e Autorità di bacino, per trovare in breve tempo una soluzione. Se non si interverrà per tempo – ha concluso -, l’agricoltura riberese,
fra cui la produzione di arance, rischia il collasso”.