Nel Mezzogiorno, tra il 2009 e il 2017, è stata registrata la maggiore flessione occupazionale, rispetto alla media nazionale. Il 12,4% di lavoratori in meno contro il 9,3% del dato Italia, pari a oltre 7.000 dipendenti, pur avendo un numero inferiore di istituti di credito, sportelli e dipendenti ampiamente minore rispetto alle altre macroaree del Paese.
Lo studio è stato elaborato dalla First Cisl con riferimento ai dati della Banca d’Italia relativi alle uscite volontarie coperte dal Fondo di Solidarietà Nazionale del Settore.
Un dato sconfortante che assume, con i tassi di disoccupazione registrati al Sud, i contorni del dramma sociale. L’occupazione del comparto, è calata dappertutto ma non come al Sud, isole comprese: nel Nord est è stata del 6,5%, nel Nord ovest del 6,8%, al Centro del 12,1%.
Altro dato che fa riflettere è quello dei comuni “bancati” (dove esiste almeno uno sportello bancario) che non supera nel Mezzogiorno il 56% del totale dell’area mentre nel solo Nord Est si arriva ad oltre il 90%. Se si osserva il numero delle filiali tagliate però il peso al Sud è praticamente uguale alla media nazionale (-14,7%) con la precisazione, si legge sempre nello studio della First Cisl, che qui il settore è numericamente meno rappresentato.
“Il Sud e la Sicilia – afferma Gabriele Urzì, segretario Nazionale First Cisl Gruppo Unicredit, escono peggio del resto del paese dai piani di ristrutturazione che nel triennio 2017-2019 porteranno ad ulteriori uscite anche perché la miopia strategica soprattutto dei grandi gruppi si declina soprattutto con la chiusura di filiali e con la riduzione del costo del lavoro e quindi del personale. In Sicilia poi l’esempio più emblematico è rappresentato da Unicredit – continua il Sindacalista – che ha raccolto la gloriosa eredità del Banco di Sicilia la cui integrazione in Unicredit ha reso ancora più evidente la fragilità sociale introdotta nell’Isola dalla rarefazione lavorativa del sistema bancario. In Sicilia Unicredit nel solo 2017 è passata da 325 a 291 filiali retail (e altre ne saranno chiuse di qui al 2019) mentre dagli ultimi dati disponibili la forza lavoro che nel dicembre 2016 era di 3.068 unità ad oggi conta circa (sono in corso altre uscite a seguito degli accordi sindacali sugli esuberi) 2.800 dipendenti (solo nel 2017 si sono registrate 199 uscite).
Ma l’aspetto tragico – conclude Urzì – è che le uscite non vengono più coperte. Una desertificazione bancaria che sta mettendo a dura prova la già compromessa economia dell’Isola“.