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Eurispes: Sicilia e Sardegna ultime per condizione economica

martedì 16 Maggio 2017
poveri

La Sicilia e la Sardegna sono il fanalino di coda dell’economia del Paese e le regioni italiane dove si rileva il maggior tasso di crescita di nuove povertà.

Ma non solo, il “classico” divario tra Nord e Sud viene superato da un nuovo divario che riguarda anche il Sud e le isole con queste ultime sempre più penalizzate e abbandonate.

Lo confermano le analisi dell’Eurispes sul Mezzogiorno che fanno emergere per il 2017 una particolare condizione di disagio economico soprattutto in Sardegna e in Sicilia insieme al perdurare del gap delle altre regioni del Sud rispetto al resto dell’Italia. Un’Italia non più a due, ma a tre velocità, quella fotografata dall’Istituto di ricerca che presenta per la prima volta in Sicilia, a Palermo, nella sede di Palazzo dei Normanni, il suo rapporto annuale con uno spaccato drammatico che riguarda la situazione del Mezzogiorno.

Nelle Isole in particolare, oltre cinque famiglie su dieci (il 54%) hanno visto diminuire nel corso dell’ultimo anno il proprio potere d’acquisto, ossia la capacità di far fronte alle spese e fare acquisti per mezzo delle proprie entrate. Sempre nel sud e nelle isole si trova il numero più elevato di cittadini costretti ad utilizzare i propri risparmi per arrivare a fine mese, rispettivamente 59,6% e il 44,9%., mentre ben 4 persone su 10 non riescono a sostenere il costo delle spese mediche né a saldare le rate del mutuo per la propria casa. Da un’indagine dell’Istituto di ricerca romano risulta poi che gli abitanti delle Isole ritengono la situazione economica dell’Italia gravemente peggiorata nel 33,9% dei casi.

E aumenta anche la percezione della povertà: il 33,6% di chi vive al Sud e il 19,7% nelle Isole si sente povero. Secondo Gian Maria Fara, presidente di Eurispes: “Persistono i problemi di carattere strutturale, le isole in particolare mostrano una sofferenza nuova. Comincia ad esserci un nuovo divario, mentre prima era solo tra Nord e Sud oggi c’è un divario anche tra Sud e isole. I segnali di ripresa ci sono – secondo lo studioso – è possibile leggerli nelle eccellenze che esprime il mezzogiorno che indica buone prospettive, ma la sensazione che ho -ha osservato – è che ci sia una grande difficolta a trasformare la potenza in energia”.

La mancanza di occupazione, la sanità, la crisi dei ceti medi, sono gli indicatori critici. Alla domanda se si è a conoscenza nella propria cerchia familiare o amicale di persone che vivono in stato di indigenza, le percentuali più alte di risposta affermativa continuano a concentrarsi nelle aree meridionali e insulari, al Sud e nelle Isole, dove il 37% e il 26,7%, affermano di conoscere molte persone povere, il 39,6%, e il 40,2%, dichiarano di conoscerne alcune e il 19,1%, e il 24,4% poche; mentre si attestano a quota 4,3% e 8,7% le percentuali di coloro che invece non ne conoscono nessuna.

Circa la metà degli abitanti delle Isole conoscono persone che devono rivolgersi alla Caritas, che non possono permettersi un posto dove vivere, non hanno la possibilità di curarsi né di mantenere i propri figli o farli studiare e 8 persone su 10 indicano la perdita del posto di lavoro come causa di questo impoverimento. Dati preoccupanti che fanno emergere come in Sicilia e nel meridione la ripresa dalla crisi economica stenti a decollare, ma non solo, dall’aspetto sociologico dell’indagine viene fuori anche che il Sud non è ancora riuscito a riscattarsi dal ricorso all’economia sommersa: il 25,5% di chi vive nelle regioni del Sud e il 12,6% di quanti abitano in Sicilia o Sardegna riferiscono di conoscere persone che sono state costrette a rivolgersi ad un usuraio e tra le strategie adottate per far fronte alle difficili condizioni economiche soprattutto al Sud (31,5%) e nelle Isole (26%) si è chiesto aiuto e sostegno alle  famiglie di origine e non è mancato chi è dovuto tornare a vivere con i propri genitori o con i suoceri per necessità (14,2% nelle Isole; 11,1% al Sud).

Un dato interessante anche quello che riguarda errori medici:sperimentati al massimo nel 30% dei casi al Centro-Nord, vengono citati dal 55,3% dei residenti al Sud e dal 40,9% di chi abita nelle Isole. La peggiore offerta di servizi sanitari nelle aree del Mezzogiorno coinvolge anche la disponibilità del personale medico ed infermieristico, insoddisfacente per oltre la metà dei residenti.

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