Una guerra spietata al centro del 53° Ciclo di Rappresentazioni Classiche al Teatro Greco di Siracusa, una guerra che schiera due fratelli, Eteocle e Polinice, per la città di Tebe.
Il primo non cede il potere al fratello infrangendo così il patto, il secondo schiera l’esercito di Argo contro la sua stessa gente.
Il Teatro Greco di Siracusa, per quasi due mesi, si riempie della voce unica di attori e interpreti straordinari. La magia è dettata dal luogo ma anche dall’antica scena che diventa teatro.
“A Siracusa quest’anno – commenta Roberto Andò direttore artistico per la Fondazione INDA – lo spettatore con I sette contro Tebe e Le Fenicie potrà ripercorrere le grandi linee del pensiero greco, cogliendo la maniera differente di trattare coro, attore, varianti politiche e civili di due grandi poeti greci, Eschilo ed Euripide”.
Gli spettacoli si alterneranno sino al 25 giugno. Due i registi, Marco Baliani con I Sette contro Tebe di Eschilo, Valerio Binasco con Le Fenicie di Euripide. Mentre dal 29 al 9 luglio in scena Rane di Aristofane con la regia di Giorgio Barberio Corsetti, protagonisti Ficarra e Picone.
La guerra al centro di tutto, motore propulsore di tutta la vicenda dei figli di Edipo. Mentre, però, Marco Baliani in I sette contro Tebe, concepisce uno spettacolo che lui stesso definisce in corsa, fatto di uomini e donne impauriti, scomposti, affannati (Alessandra Fazzino cura i movimenti), i cui occhi vedono incubi e terrore, lo spettacolo di Valerio Binasco Le Fenicie vive di altri ritmi e colori. Qui la guerra sta nei due registri, quello dei protagonisti i cui ritmi serrati danno energia e vita all’intero spettacolo e quello del Coro, in attesa, silenzioso e spettatore.
I Sette contro Tebe diventa, per questo, la tragedia sincopata, stretta nel terrore fisico e scenico, affidata ai rimbombi lontani e vicini (belle le musiche di Mirto Baliani), di un conflitto che sta per scoppiare alle porte della città, dove Eteocle, Marco Foschi, appare da subito il comandante altero, fiero ed equilibrato di una città paragonata ad una nave che affonda ma di cui lui, solo lui, può salvare le sorti. Accanto a lui una straordinaria Antigone, Anna Della Rosa, che il regista mette accanto al generale sin dall’inizio. Segno che la guerra, quando soprattutto schiera due fratelli, è orrenda tutta. Non conosce schieramenti, solo vittime.
Lo spettacolo appare di straordinario effetto cromatico, l’ulivo voluto da Carlo Sala richiama alle divinità arboree, i colori sono quelli delle antiche tribù: la terra e l’albero sono metafore della vita, alla fine, spezzata. L’albero cade, la terra si riempie di crateri.
Le Fenicie di Valerio Binasco è, invece, spettacolo che si muove su altri registri, diventa la celebrazione di una guerra senza tempo, di una madre, Giocasta, la tuonante Isa Danieli, che padroneggia energicamente uno personaggio che da sempre segna la storia dell’uomo. Dopo aver messo al mondo il figlio Edipo, senza saperlo, lo sposa e con lui ne concepisce altri quattro. Ora che due di questi figli si scontrano per il regno, per l’ambizione, la peggiore di tutte le divinità, tenta di tutto perché non si uccidano. Qui il Coro è fatto di maschere, la cui voce della Corifea, Simonetta Cartìa, ha forte accento dell’Est. Antigone è una giovanissima e tumultuosa Giordana Faggiano mentre i due fratelli, Eteocle, Guido Caprino ( già noto per il ruolo televisivo del Commissario Manara) e Gianmaria Martini alternano momenti di ira e rabbiosa tracotanza. Due registi capaci di dare vita, voce ed emozione ad uno dei temi che mai ha abbandonato la vita dell’uomo, la guerra, riconsegnando sulla scena emozioni che possono solo arricchire ancora oggi i testi tragici. Sino al 25 luglio al Teatro greco di Siracusa è di scena la vita contemporanea, scritta e riletta attraverso i grandi poeti greci.