La siccità e le problematiche che riguardano la nostra isola continuano ad essere tante, in ginocchio buona parte dei comuni siciliani. Si sono registrati accumuli abbondanti ma solo localmente, prevalgono le aree con precipitazioni inferiori alla norma.
Ottobre era atteso come il mese che in base al clima avrebbe potuto finalmente dare un contributo decisivo al ripristino di adeguate riserve idriche superficiali e sotterranee, tuttavia l’attesa è stata in buona parte delusa da un andamento che ha prodotto fenomeni piovosi importanti ma localizzati in prevalenza vicino alle coste e sostanzialmente isolati all’interno di un quadro di prevalente stabilità.
Secondo la Regione il 2023 è stato il quarto anno consecutivo con precipitazioni al di sotto della media storica e la storia non cambia anche i primi mesi di quest’anno, caratterizzati da temperature più alte e scarsità di piogge senza precedenti, confermando fino a questo momento questa tendenza. Abbiamo visto nei mesi scorsi che gli invasi sono sempre più secchi, solo a marzo, per esempio si conta meno del 90% di acqua. Secondo i dati raccolti da Anbi, l’osservatorio risorse idriche, si tratta di un valore così basso che non si registrava addirittura dal 2010.
Le alte temperature hanno prosciugato gli invasi rendendo la situazione idrica sempre più problematica. E se consideriamo già la scarsa disponibilità di acqua, la nostra terra ha poche speranze di vedere un barlume di luce nei prossimi anni. Una crisi che sta cominciando a diventare strutturale. Se prima sapevamo che pioveva una certa quantità di acqua di pioggia, 700 millimetri circa, adesso il dato è variato, sceso fino a 400 millimetri d’acqua. Di conseguenza, una minore quantità di pioggia corrisponde una minore quantità di acqua disponibile negli invasi artificiali, una minore ricarica di risorsa idrica e così via.
Buona parte del mese di
settembre (CLICCA QUI) è stata influenzata dalla circolazione depressionaria tra la penisola e l’Europa centro-orientale, che ha interessato la Sicilia non direttamente, questo ha
prodotto fenomeni sparsi e ad evoluzione diurna, con la sola fascia tirrenica messinese che ha invece visto a tratti instabilità più persistente.
I fenomeni hanno spesso interessato le fasce costiere, con singoli eventi a carattere di nubifragio, invece sono stati pochi i fenomeni significativi nelle aree interne tra cui le aree sottese agli invasi, affetti da grave scarsità di riserve idriche, anche negli strati più profondi.
Cosa è successo nel mese di ottobre?
Le uniche fasi con piogge significative si sono riscontrate tra i giorni 8 e 9 con una perturbazione atlantica, che ha però ignorato il settore ionico, mentre di notevole rilevanza è stata la circolazione che tra i giorni 18 e 22, a partire da una saccatura di origine nordatlantica ce ha prodotto un’intensa circolazione depressionaria responsabile di fenomeni estremi sul settore ionico.
In particolare, l’area di convergenza che ha attraversato la Sicilia fin dalle prime ore del giorno 19 producendo dei nubifragi dalla zona dell’Agrigentino fino al settore ionico, invece sul settore occidentale le piogge sono state meno intense e significative. I fenomeni sono stati particolarmente rilevanti nel tratto centro-meridionale del bacino del fiume Salso (Imera meridionale), causando una piena all’origine dell’esondazione che ha interessato molti ettari di colture di pregio nella Piana di Licata, oltre che parte dell’area urbana. Hanno superato i precedenti massimi valori di intensità per il periodo 2002-2023 le stazioni Sias Caltanissetta (durate 12-24 ore), Delia (CL) (1-3-6-12-24-48-72 ore) e Riesi (CL) (3-6-12-24-48-72 ore). Sulla rete Sias il massimo accumulo in 24 ore di questa fase è stato registrato dalla stazione Riesi con 149 mm.
Tra gli altri eventi che hanno caratterizzato questa fase, ha avuto risalto l’impatto rilevante del nubifragio sul centro urbano di Catania, caratterizzato da un accumulo finale modesto (stimabile tra 45 e 60 mm) ma da un’intensità istantanea superiore a 80 mm/h per circa 15 minuti.
L’evoluzione della circolazione ha prodotto ulteriori fenomeni estremi tra il 21 e il 22, quando flussi umidi di Scirocco e Levante hanno prodotto imponenti precipitazioni orografiche sul settore ionico, dapprima in una fascia piuttosto ristretta del settore ionico peloritano in estensione fino al settore tirrenico, poi, spostandosi più a Sud, sul versante orientale dell’Etna. Numerose stazioni Sias nel periodo hanno registrato accumuli a tre cifre. Hanno superato i precedenti massimi valori di intensità per il periodo 2002-2023 le stazioni Sias Fiumedinisi (ME) (durate 24-48-72 ore) e San Pier Niceto (ME) (24-48-72 ore). La rete Drpc ha documentato locali accumuli e intensità ancora più elevati, che hanno dato origine a piene di grande rilievo in alcuni bacini minori a Sud di Messina e nell’area tra Mascali e Giarre.
Il massimo valore di precipitazione giornaliera sulla rete Sias è stato registrato il giorno 21 dalla stazione Linguaglossa (CT) con 200 mm, con un massimo accumulo nelle 24 ore di 286,4 mm. La stessa stazione ha fatto registrare anche il massimo accumulo mensile con 458,8 mm.
La maggior parte delle aree della regione ha fatto tuttavia registrare accumuli compresi tra 30 e 60 mm, così che la media mensile regionale è stimata pari a 76 mm, 9 mm meno della norma del periodo 2003-2022.
“Il numero medio regionale di giorni piovosi è stato pari a 4, rispetto ad un valore normale di 7,5. La stazione Pantelleria (TP) ha registrato il numero massimo di giorni piovosi, pari a 7, mentre sono diverse le stazioni dove i giorni piovosi sono stati solo 2“.
“Al termine del mese, si può osservare come la maggior parte del territorio regionale continui a restare in deficit pluviometrico rilevante sugli accumuli degli ultimi 12 mesi, circostanza che impedisce la ricostituzione delle riserve idriche superficiali”. Anche ad ottobre infatti le piogge cadute sono andate principalmente a ricostituire il contenuto idrico dei suoli con rilasci molto modesti nel reticolo idrografico, ad eccezione delle aree costiere già citate.
Ci si può attendere invece un beneficio significativo per i corpi idrici sotterranei dell’area etnea, grazie ai quantitativi abbondanti caduti su suoli e substrati permeabili connessi con acquiferi di grande importanza.
Il beneficio ottenuto dall’agricoltura è sensibile ma temporaneo e condizionato da ulteriori piogge che sono necessarie per la produzione dei foraggi autunnali e per poter programmare le semine dei cereali e delle leguminose con una adeguata dotazione idrica dei suoli. In particolare tra Catanese e Siracusano continuano a mancare all’appello circa 300 mm di precipitazioni negli ultimi 12 mesi che ostacolano il ritorno a condizioni vicine alla normalità.