Il gip di Palermo ha convalidato il fermo di Salvatore Calvaruso, il 19enne accusato di avere ucciso, sabato sera, a Monreale, durante una rissa, tre ventenni a colpi di pistola.
Il ragazzo, che ha confessato durante l’interrogatorio di garanzia, si è difeso, sostenendo di avere solo tentato di salvarsi dall’aggressione delle vittime. Il gip ha anche disposto la misura cautelare per cui Calvaruso resta in carcere.
Le indagini continuano
Proseguono le ricerche da parte dei carabinieri delle armi, probabilmente sono due considerato la quantità di colpi sparati almeno una ventina, usate nella strage di Monreale, la notte tra sabato e domenica scorsi, usate contro i tre ragazzi ammazzati: Salvatore Turdo, Massimo Pirozzo e Andrea Miceli.
Per gli investigatori Salvatore Calvaruso, il 19enne in carcere per l’omicidio, non avrebbe potuto esplodere tutti quei colpi, alcuni finiti sulle fioriere davanti ai negozi, sulle auto e sui muri nella zona della sparatoria. I militari ancora in queste ore stanno passando al setaccio la zona di Monreale.
Calvaruso durante l’udienza di convalida avrebbe dichiarato di non ricordare nulla di quei momenti drammatici. Ha chiesto più volte scusa, ma non ha fatto cenno ne ai complici né tanto meno ha riferito dove ha gettato la pistola e il cellulare che non sono stati trovati. Quello che è certo che non era da solo a Monreale, ma con un gruppo di amici.
I funerali dei tre ragazzi

Saranno celebrati venerdì 2 maggio nella Cattedrale di Monreale, alle 10.30, i funerali dei tre giovani monrealesi uccisi nel corso di una sparatoria il 27 aprile.
Il Comune di Monreale si è fatto carico dei funerali di Massimo Pirozzo, Salvo Turdo e Andrea Miceli, “un gesto di vicinanza alle famiglie coinvolte da un così grave e inaspettato lutto”.
L’autopsia di Andrea Miceli

È stato raggiunto da un colpo di pistola al torace Andrea Miceli, il ventiseienne coinvolto nella sparatoria di sabato a Monreale costata la vita a due suoi amici. Miceli è deceduto qualche ora dopo il ricovero all’ospedale.
Lo ha accertato l’autopsia eseguita, su disposizione della procura di Palermo, dal medico legale Stefania Zerbo.
Le dichiarazioni dell’indagato al gip

“Mi trovavo sul posto ed è degenerata una lite. Sono stato colpito con colpi di casco stavo provando a fuggire con il mio motore ma sono stato aggredito. Sono caduto. Ho provato a scappare di nuovo e ho preso la pistola con tanta paura, non vorrei mai capitasse una cosa del genere sono pentito di tutto quello che è successo. Ho sparato tre colpi. In caserma ho detto di non ricordare quanti colpi avevo sparato. In questi giorni ho riflettuto ed ho ricordato che ho sparato tre colpi. Chiedo scusa a tutti i familiari per quello che è successo”. Così ha dichiarato al gip Salvatore Calvaruso, accusato di aver ucciso tre ventenni durante una rissa.
“Ricordo che sono caduto per terra e mentre ero ancora per terra altre persone hanno cominciato ad aggredirmi con calci e pugni. Mi sono rialzato ed ho provato a scappare, cadendo di muovo, mi sono alzato ancora una volta e sono salito sullo scooter per andare via ma sono stato aggredito di nuovo e sono caduto per terra con lo scooter quindi a quel punto, dal borsello di colore scuro che indossavo ho estratto una pistola semiautomatica che avevo rinvenuto qualche giorno prima per strada all’interno del mio quartiere, e ho cominciato a sparare all’indirizzo di questi tre/quattro ragazzi che in quel momento mi stavano aggredendo”, ha aggiunto.
Al gip, che ne riporta la testimonianza nella misura cautelare, il 19enne ha detto di essersi difeso con un’arma trovata per strada. “Non sono in grado di dire quanti colpi ho esploso ma ho esaurito il caricatore, posso solo affermare che contestualmente ho sentito altri colpi di pistola ma non sono in grado di dire chi altro ha sparato”, ha detto.
Il gip che ha convalidato il fermo di Salvatore Calvaruso, indagato per la strage di Monreale, parla di “personalità negativa dell’indagato, desunta non soltanto dalla oggettiva gravità della condotta, ma anche dalla disinvoltura e spregiudicatezza con cui Calvaruso – nonostante la giovanissima età – deteneva illegalmente la pistola portandola in luogo pubblico, gremito di persone, custodendola incautamente in un borsello”.
“Dopo l’azione criminosa – spiega sottolineando anche le contraddizioni nelle versioni date dal ragazzo – Calvaruso si attivava efficacemente (non essendo stati ancora rinvenuti nè il telefono cellulare nè la pistola) per sviare le indagini, sottrarsi alle ricerche e garantirsi l’impunità”.
Le testimonianze
“Intorno a mezzanotte notavamo un gruppo di ragazzi, circa 9 a bordo di scooter. Credo fossero 5 scooter che ad un certo decidevano di andare via. Uno di questi che si trovava a bordo di un Liberty bianco, per fare lo sborone all’improvviso accelerava a tutto gas rischiando di investire me e altri miei amici. Il mio amico Salvatore Turdo, immediatamente con tono acceso gli diceva perché non vai più piano? A questo punto il conducente del Liberty si posizionava proprio davanti a me e a Turdo. Infatti dopo aver messo il cavalletto allo scooter, scendeva e unitamente ad altri due ragazzi ci accerchiavano”. Comincia così il racconto di uno dei testimoni della rissa di Monreale sfociata in tre omicidi, riportata nel provvedimento con cui il gip di Palermo ha convalidato il fermo e disposto il carcere per Salvatore Calvaruso. Sono diversi gli amici delle vittime che hanno collaborato alle indagini.
“Io personalmente dopo la rissa, durata pochi minuti, prendevo il mio scooter e mi spostavo in piazza ma poco dopo aver parcheggiato sentivo i colpi d’arma da fuoco e in lontananza vedevo gente che scappava. Pertanto mi avvicinavo nuovamente al Bar 365 e prima di arrivarci, vedevo Turdo che cadeva a terra e successivamente Pirozzo pieno di sangue”, ha concluso.