“Siamo fatti della stessa materia delle stelle”. Lo diceva 37 anni fa l’astronomo e divulgatore scientifico Carl Sagan.
Arriveranno presto anche a Catania alcune ‘briciole‘ del Sistema solare primordiale: due grani dell’asteroide Ryugu dalla missione spaziale giapponese Hayabusa 2.
I due campioni, uno prelevato in superficie e uno della parte più interna, saranno analizzati con tecniche non distruttive nei laboratori dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf) di Roma, gli Osservatori Inaf di Catania e Napoli e dell’Università di Firenze.
Cresce l’attesa di scoprire cosa può svelarci ancora l’asteroide, al cui interno sono stati scoperti mattoni fondamentali per la vita: “Andremo a ritirare i campioni di persona tra poche settimane direttamente a Tokyo, nella sede delll’agenzia spaziale giapponese Jaxa”, ha detto all’Ansa Ernesto Palomba, dell’istituto di Astrofisica e planetologia spaziali (Iaps) di Roma dell’Inaf.
Due minuscoli sassolini, due grani di 1-2 millimetri di diametro, dall’enorme valore scientifico: sono testimoni diretti e non alterati di quel che avvenne nel nostro sistema solare ben 4 miliardi di anni fa.
La missione spaziale Hayabusa 2 nel 2016 era riuscita ad avvicinare e raccogliere materiali direttamente da 162173 Ryugu, un asteroide fra i più antichi (condrite) nato miliardi di anni fa e rimasto praticamente immutato fino ad ora. Quella che arriverà presto in Italia è una piccola parte dei campioni inviati a Terra nel 2018.
In questi anni, i campioni sono stati analizzati ed è stata, così, scoperta la presenza di alcuni dei mattoni fondamentali per la vita. Adesso, questa opportunità la avranno anche i ricercatori italiani, che potranno analizzarne una parte all’interno dei propri laboratori: “Faremo prima un’analisi su grani analoghi, di altre condriti, e poi – ha aggiunto Palomba – proveremo ad analizzare che effetti ha lo space weathering, ossia l’erosione dovuta all’ambiente spaziale, sui campioni. Il tutto usando tecniche non distruttive”.
ASTEROIDI SCRIGNI DI VITA
Gli asteroidi vagano nel Sistema solare come veri e propri scrigni che racchiudono le molecole della vita e, soprattutto, le proteggono da insidie che potrebbero degradarle, come i raggi cosmici. Lo indica la ricerca internazionale che ha trovato molecole di uracile e di vitamina B3 nelle polveri dell’asteroide Ryugu riportate sulla Terra a fine 2018 dalla sonda giapponese Hayabusa. Pubblicato sulla rivista Nature Communications, lo studio è stato coordinato dal gruppo dell’università di Hokkaido diretto da Yasuhiro Oba.
“Non è la prima volta che su un asteroide vengono trovate molecole organiche o altre molecole fondamentali per la vita, come amminoacidi e basi di Dna o Rna, ma in questo caso si dimostra, anche, che queste molecole possono essere preservate, protette dall’interazione con radiazioni e vento solare, per milioni e milioni di anni”, ha proseguito nell’intervista ad Ansa Ernesto Palomba.
Dai campioni prelevati dalla sonda Hayabusa 2 dalla superficie e sotto qualche centimetro di detriti è emerso che l’asteroide Ryugu conservava alcune molecole fondamentali per la vita, in particolare uracile – una delle componenti tipiche dell’Rna – e di niacina, ossia la vitamina B3: “Uno degli aspetti più importanti – ha aggiunto Palomba – è che la quantità di queste molecole organiche è più alta nei campioni più interni”. Una scoperta che rafforza l’importanza degli asteroidi per lo sviluppo della vita sulla Terra: asteroidi come Ryugu, che appartiene alla famiglia più antica di questi fossili del Sistema solare, sarebbero stati i principali trasportatori non solo di grandi quantità di acqua, quella che forma gli attuali oceani, ma dei mattoni che innescarono la nascita della vita.