Una marcia contro l’isolamento dei territorio interni della Sicilia per la mancanza di infrastrutture stradali. Ad organizzarla, a Caltanissetta, sono stati i sindaci del nisseno e dell’agrigentino, i sindacati, con la presenza anche dell’amministrazione comunale di Palermo, dopo che la Cmc ha sospeso i lavori del raddoppio della statale 640 che collega Caltanissetta ad Agrigento. Il corteo è partito dalla galleria Sant’Elia fino al centro storico di Caltanissetta.
L’incontro tra Anas e Cmc ha aperto la speranza di vedere la ripresa dei lavori entro febbraio.
“Siamo quasi tremila – dice Giovanni Ruvolo, sindaco di Caltanissetta – e chiediamo di potere avere una rete viaria che metta in collegamento i nostri territori, per lo sviluppo dell’economia dei centri interni siciliani. Abbiamo accolto positivamente la ripresa entro febbraio dei lavori – continua Ruvolo – e attendiamo che ciò accada. Intanto, la manifestazione di oggi rappresenta la richiesta al governo nazionale di produrre fatti concreti e non parole”.
“Siamo alla manifestazione per esprimere solidarietà ai sindaci delle province di Caltanissetta e Agrigento, due territori che rischiano di rimanere isolati per la mancanza delle infrastrutture viarie”, ha detto l’assessore del Comune di Palermo Giovanna Marano che ha partecipato al corteo di stamattina su delega del sindaco del capoluogo siciliano e presidente di Anci Sicilia Leoluca Orlando.
“Centinaia di persone hanno manifestato oggi a Caltanissetta per ribadire che senza infrastrutture la Sicilia muore. Siamo pronti a nuove azioni di queste dimensioni se non verrà raccolto questo grido d’allarme”. A dirlo Francesco De Martino (Feneal Uil), Paolo D’Anca (Filca Cisl) e Francesco Tarantino (Fillea Cgil) fra i promotori della grande manifestazione.
“L’opera è all’80% del suo iter – proseguono – il 20% mancante sta mettendo in ginocchio il territorio. Oggi insieme ai lavoratori e alle istituzioni sono scesi in piazza anche i cittadini, segno che quest’infrastruttura viene percepita come indispensabile da tutti. Basta con gli annunci, con le dichiarazioni, con le parole, servono fatti. Se il 2 marzo non ripartirà il cantiere per il raddoppio della Ss640, porteremo nelle piazze migliaia di lavoratori edili”.
«Condividiamo le ragioni e l’amarezza di un territorio – dichiara l’assessore regionale alle Infrastrutture, Marco Falcone – che si sente abbandonato; nel Nisseno c’è un’emergenza di carattere non locale, bensì di portata nazionale, dovuta a un divario infrastrutturale ingiustificatamente accumulato in decenni. In quadro così difficile tocca a Roma intervenire con sensibilità e prontezza e curare ferite ormai croniche».
«Accogliamo comunque positivamente – ha detto Falcone – l’esito dell’incontro fra l’ad di Anas, Massimo Simonini, e i vertici di Cmc, conclusosi con l’impegno, da parte dell’azienda ravennate, a riavviare i cantieri della Agrigento-Caltanissetta e della Palermo-Agrigento entro fine febbraio e, da parte dell’Anas, a rendere le spettanze dovute».
La scorsa settimana una protesta analoga sull’altro cantiere bloccato, in mano alla Cmc: la SS121 Palermo-Agrigento.
Da Lercara Friddi era partita la riscossa dei sindaci dei comuni siciliani isolati. Lo hanno fatto con una campagna denominata “Basta Semafori” sulla tratta Bolognetta-Lercara.
Presenti i sindaci dei comuni di Agrigento, Prizzi, Castronovo, Vicari, Bolognetta, Alia, Baucina, Bivona, Ventimiglia, Quisquina.
A guidare la Protesta il sindaco di Lercara, Luciano Marino, che aveva riunito tutti alla sala consiliare di Palazzo Sartorio. Compresi gli assessori regionali Marco Falcone e Toto Cordaro.
Quello che doveva essere uno scorrimento veloce è diventato una “trappola” per gli automobilisti: ci vogliono 2 ore circa per percorrere appena 100 km. Con ben 5 semafori a regolare la viabilità.
Frattanto, un comitato di 70 imprese che avanzano 50 milioni di euro per lavori già svolti, ha minacciato l’Anas con un’azione legale.
Si attende ora di scoprire se i pagamenti saranno sbloccati e se effettivamente i cantieri Cmc ripartiranno entro fine febbraio.
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