Quando si realizzò l’unità d’Italia, in quello che era stato il Regno Meridionale gran parte degli ex funzionari borbonici furono sostituiti da quelli piemontesi che, per la cronaca, non furono molto amati dalle popolazioni locali, per la rigidità delle loro posizioni e per una cultura poco incline alle mediazioni e alle intermediazioni che spingevano, in molte occasioni, i loro predecessori a piegare le leggi agli interessi particolari.
Alcuni di questi funzionari furono anche addetti a redigere minuziosi ed accurati inventari dei beni della precedente dinastia. Proprio nel corso di uno di questi inventari, segnatamente nella reggia di Caserta, qualcuno di questi ligi funzionari si trovò di fronte ad un oggetto mai visto, dalla forma alquanto particolare, che indicò come “strano oggetto a forma di chitarra”. Quello strano oggetto, allora sconosciuto nel resto della penisola, era uno degli accessori che, oggi, non manca quasi mai nei nostri bagni. Mi riferisco al “bidet” arrivato nella penisola grazie ai Borbone. Era stata, infatti, la regina Maria Carolina a volere la prima installazione del “bidet” in Italia.
Un’istallazione che, per il suo tempo, era stata una vera e propria sfida anticonformista perché quell’oggetto, così utile all’igiene intima, era diffuso in Francia, dove era stato “inventato”, ma solo nelle case d’appuntamento. Le prostitute, naturalmente di un certo livello, lo consideravano un oggetto indispensabile per la loro professione, tanto indispensabile da essere definito un ordinario “strumento di meretricio”.
Per la storia, quell’oggetto aveva fatto il suo ingresso ufficiale per la prima volta nella vita degli uomini nella reggia di Versailles, era stato istallato nel 1700 dal suo inventore, Christoph des Rosiers, per Luigi XIV, il famoso Re Sole che, refrattario com’era alla pulizia, non ne fece grande uso contribuendo con il suo esempio negativo a dissuadere ad installarlo nelle proprie abitazioni anche coloro che avrebbero potuto permetterselo. Così in Francia, dov’era stato inventato, lo “strano oggetto a forma di chitarra” finì per essere destinato solo per le necessità dei bordelli.
Per tornare a Maria Carolina d’Asburgo, che ne faceva quotidiano uso, c’è da ricordare che, la stessa allorché, dopo la rivoluzione del 1799, fu costretta a lasciare Napoli per raggiungere Palermo, lamentò la mancanza del bidet a palazzo reale e nei palazzi nobiliari, aggiungendo anche questo motivo ai molti altri che non gli facevano amare i siciliani.