È stata inaugurata, in piazza Vittorio Veneto, a Trapani, l’opera realizzata dall’artista Massimiliano Errera dedicata alla strage di Pizzolungo. Dopo anni di abbandono, la Fiat 132 blindata del giudice Carlo Palermo, coinvolta nell’attentato mafioso del 2 aprile 1985, è stata recuperata e trasformata in monumento alla memoria. L’auto, rimasta per decenni tra i rifiuti dell’autoparco comunale, è stata restituita alla città come “simbolo di verità e di impegno civile”.
All’inaugurazione erano presenti anche uno degli ex agenti della scorta del magistrato, Salvatore La Porta, e Margherita Asta, figlia e sorella di tre vittime dell’attentato. Il 2 aprile del 1985 una carica di tritolo destinata al giudice Carlo Palermo esplose sul lungomare di Pizzolungo. L’auto della giovane Barbara Rizzo, che viaggiava assieme ai suoi due gemellini Giuseppe e Salvatore Asta, che si trovava davanti a quella del magistrato, fece da scudo, venendo investita in pieno dall’esplosione. I tre morirono all’istante. Carlo Palermo si salvò, ma l’attentato segnò profondamente la città.
“Questa macchina per trent’anni è rimasta tra i rifiuti. Dal 2021 abbiamo deciso di sistemarla e farne un monumento – ha detto l’artista Massimiliano Errera – l’ho vista nuda e cruda, come è stato l’attentato di Pizzolungo. La mafia può uccidere, ma non può cancellare la verità”.
Durante la cerimonia, Carlo Palermo, in collegamento da Trento, ha ricordato come “sin dall’inizio fu evidente che su quei fatti pendeva anche un’altra verità oltre alla mafia, più nascosta e complessa di quella finora cercata. La ruggine che traspare dall’opera rappresenta quel risentimento e quella memoria che non possono essere cancellati”.
“La vettura non deve indurre curiosità ma riflessione – ha affermato la prefetta di Trapani, Daniela Lupo – perché è un simbolo di memoria, affinché quanto accaduto non si ripeta più. Quei fiori che fuoriescono dai rottami sono un segno di speranza: Trapani oggi sceglie di stare dalla parte della legalità”.
Il sindaco Giacomo Tranchida ha sottolineato che “di questa macchina rimangono i resti, ma in essa c’erano uomini che servivano lo Stato. Non si tratta di teatralizzare il dolore, ma di renderlo memoria viva”.
Commovente l’intervento di Margherita Asta: “Quest’opera rappresenta tutto: la bruttezza di ciò che è accaduto e la speranza”. “Sì, la ruggine c’è e ci sarà ancora – ha aggiunto la donna – perché la verità sul perché dovesse morire Carlo Palermo non la conosciamo. Ma oggi vogliamo guardare alla speranza”.
Esposta a Taapani
Strage di Pizzolungo, l’auto blindata di Carlo Palermo diventa monumento: “La mafia non può cancellare la verità”
lunedì 3 Novembre 2025

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