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Svolta sulla strage di via D’Amelio, Di Matteo: “Siamo a un passo dalla verità”

lunedì 17 Settembre 2018

Un muro di gomma che potrebbe essere finalmente squarciato. La verità sulla strage di via D’Amelio, stando alle parole del pm Nino Di Matteo, potrebbe arrivare al più presto.

“Non è giusto che questi magistrati siano oggi accostati a depistaggi e questa accusa è strumentale a chi non vuole che si vada avanti”, ha aggiunto, parlando di “prezzi altissimi” pagati da lui stesso e dai suoi familiari per l’accertamento della verità.

Secondo il magistrato “La prima azione di depistaggio è la sottrazione dell’agenda rossa” e indica questa vicenda tra quelle da approfondire. Non c’è alcun dubbio che Paolo Borsellino tenesse un’agenda rossa che gli era stata regalata dai carabinieri e che quel giorno l’avesse con sé”.

Nino Di Matteo

Non c’è alcun dubbio che avesse annotato con particolare ansia circostanze che aveva scoperto, cose molto gravi. E non c’è alcun dubbio che in quel momento c’era una trattativa tra il Ros e Riina con l’intermediazione di Ciancimino”.

“Oggi si sa anche che Borsellino il 15 luglio aveva parlato alla moglie di un alto ufficiale del Ros che prima gli era amico. I mafiosi hanno fatto la strage ma il furto dell’agenda rossa non può essere stato fatto da chi ha premuto il pulsante“.

Poi Di Matteo si è soffermato sulla difesa del proprio operato. “Il primo processo Borsellino non l’ho seguito io e del ‘bis’ mi sono occupato solo della fase dibattimentale. E non è vero che quel processo è basato solo sulle dichiarazioni di Scarantino“. 

“Noi ci siamo resi conto che la sua attendibilità era limitata , tant’è che nei confronti di 3 dei 7 soggetti che ha chiamato in causa abbiamo chiesto l’assoluzione e lui non lo abbiamo inserito tra i testi”.

Il magistrato ha poi fatto i nomi di Ilda Boccassini, Fausto Cardella e Francesco Paolo Giordano invitando il Csm a sentirli. “Non ho visto chiamare qui i magistrati che hanno fatto le indagini che hanno portato all’arresto di Scarantino.

Erano loro che si occuparono delle prime indagini sulla strage di via D’Amelio e con lui giovane pm, racconta, loro nemmeno parlavano. “Non ho mai parlato nemmeno con La Barbera  allora a capo del pool investigativo”.

 

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