“La comunità di Licata è sgomenta e l’amministrazione comunale si sta muovendo per dichiarare il lutto cittadino per i funerali delle vittime dell’efferato omicidio, soprattutto per i bambini coinvolti nella tragedia“. Lo ha detto, nei corridoi del Municipio di Licata, il vice sindaco Antonio Montana.
“Personalmente non riesco a trovare una ragione per la tragedia che si è verificata, ma in questi casi non ci sono ragioni razionali per giustificare – ha aggiunto Montana – Conosco dei parenti delle vittime e so che sono gente perbene, grandi lavoratori. L’unica spiegazione che si può dare è quella di un raptus di follia“.
“La tragedia di Licata costituisce l’ennesima sconfitta di una cultura – la nostra – sempre più disorientata e sempre meno capace di gestire le emozioni e le tensioni che turbano l’esistenza personale e interpersonale“. Lo afferma Monsignor Alessandro Damiano, Arcivescovo di Agrigento. “Esige una inderogabile presa di coscienza individuale e comunitaria sul valore della persona umana, soprattutto se innocente e indifesa, e sull’importanza della cura delle relazioni, al di là di ogni ferita e di ogni offesa. – prosegue – Chiama in causa tutti noi, nella responsabilità condivisa in merito alla promozione della cultura della vita e alla testimonianza del vangelo dell’amore e del perdono“.
“Profondamente addolorato per quanto accaduto, assicuro la mia preghiera per le vittime ed esprimo la mia vicinanza e il mio cordoglio alla famiglia e all’intera città di Licata“, conclude.
“Serve il dialogo, ma soprattutto è necessaria tanta cultura nuova per realizzare un colloquio, comprendersi e volersi bene. Ogni problema che viene fuori deve essere portato su un tavolo per essere discusso. Credo che sia mancato questo: un linguaggio di cultura giusta che possa far vivere una famiglia nella serenità“. Lo ha detto padre Totino Licata, parroco della chiesa San Giuseppe Maria Tomasi sulla strage familiare verificatasi in contrada Safarello a LIcata. Il sacerdote ha ricostruito che i tre fratelli, prima, vivevano tutti nello stesso edificio, ognuno in un piano. “Poi, la sorella è andata via, trasferendosi nelle case del marito – ha spiegato – e poi proprio Angelo Tardino si è trasferito nella casa di campagna. Cosa sia successo di recente non so” – dice il prete .
Il quarantottenne si è suicidato a pochi passi dalla parrocchia e l’allarme si è innescato quando i licatesi, abitanti in via Guido d’Arezzo, hanno visto arrivare l’elisoccorso del 118. “Quando è arrivato l’elicottero abbiamo capito che qualcosa di terribile era successo e abbiamo cercato di comprendere chi fossero le persone coinvolte – ha detto il prete – Licata ha bisogno di vivere più serenamente perché fatti esterni, come il Covid, ci hanno portato ad un allontanamento totale dal convivere sereni. Questo è veramente grave, dobbiamo ritornare ad essere sereni“.