“Se le procedure per il ponte di Genova fossero state consentite anche alle Regioni del Sud Italia noi di ponti ne avremmo ricostruito decine, e non soltanto ponti. Si corre il rischio di immaginare l’Italia ancora divisa fra Nord e Sud, fra figli e figliastri”.
Lo ha detto il presidente della Regione Sicilia Nello Musumeci lanciando un allarme a margine della plenaria del Comitato europeo delle Regioni sui tempi stretti del Pnrr. “Serve che Roma e Bruxelles si rendano conto della necessità di semplificare le procedure: non è possibile avere un fiume di denaro che ti passa davanti e non potere attingere neanche per un sorso d’acqua perché ti manca il bicchiere, perché ti manca la possibilità di bere”.
“Il Piano nazionale di Ripresa e resilienza non può mantenere la scadenza del 2026. Sarebbe per le regioni del Sud Italia una preziosa opportunità persa“. E’ l’allarme del presidente della Regione Sicilia Nello Musumeci, lanciato a margine della plenaria del Comitato europeo delle Regioni. “Le difficoltà dei comuni, degli enti locali, anche in termini di personale tecnico e soprattutto la nuova economia di guerra che non era stata immaginate al momento del varo del Pnrr debbono imporre una rivisitazione delle scadenze e se possibile una semplificazione delle procedure”, ha spiegato.
Musumeci ha spiegato di aver lanciato questo allarme anche da presidente della Commissione Intermediterranea, della Conferenza delle Regioni periferiche marittime: “Siamo fermamente convinti che le regioni del Sud Italia sostanzialmente tutti i Sud dell’Europa abbiano bisogno di cogliere questa opportunità finanziaria” per “realizzare le piccole e medie infrastrutture – ha spiegato – perché per le grandi infrastrutture occorre un margine di tempo che neppure la proroga della scadenza al 2028 potrebbe consentire, ma sarebbe già sufficiente lavorare sulle medie infrastrutture, sulla qualità dei servizi, sulla digitalizzazione sulla fibra, che va portata anche nelle aree più recondite dell’Interno proprio perché il processo di crescita passa attraverso la competitività dei territori”.
“Dei fondi europei ordinari di programmazione non abbiamo restituito un solo centesimo a Bruxelles“, ha poi rivendicato il presidente della Sicilia interpellato su come stia procedendo l’utilizzo appunto dei fondi di Bruxelles. “Negli anni della mia amministrazione dal 2018 ad oggi abbiamo certificato due miliardi e 300 milioni di euro di risorse. Ne avevamo trovato per i quattro anni precedenti 7 milioni e mezzo, questo dà l’idea – ha detto -. E’ chiaro che le risorse non mancano, ma servono i progetti e per fare i progetti serve una struttura burocratica adeguata”. “In Sicilia non si fanno assunzioni dal ’91, abbiamo finalmente sbloccato questa condizione di stallo, stiamo lavorando con una programmazione, una progettazione e la capacità di aprire cantieri. Siamo ottimisti, anche se le grandi infrastrutture dipendono dallo stato dalla programmazione nazionale. Per quanto ci riguarda abbiamo già speso tanto e siamo consapevoli che i prossimi anni ci vedranno maggiormente impegnati anche per l’utilizzo del Pnrr”.