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Le tempistiche

Tempi lunghi e contenziosi amministrativi, Rubino: “La coperta è troppo corta”

giovedì 7 Marzo 2024

L’esistenza di dissapori tra la pubblica amministrazione e i cittadini è un dato di fatto e nemmeno particolarmente raro. Queste controversie molto spesso vengono incardinate in vere e proprie liti giudiziarie davanti ai Tar in primo grado e al Consiglio di giustizia amministrativa della Regione Siciliana in appello.

Smaltire il carico di lavoro che ogni anno si accumula negli uffici giudiziari e sui banchi delle Corti non è compito semplice, ma al tempo stesso di fondamentale importanza, dal momento che la creazione di arretrati può determinare una lentezza crescente dei processi.

Insieme all’avvocato Girolamo Rubino,  noto  amministrativista siciliano, ilSicilia.it ha cercato di ricostruire i fattori che hanno contribuito negli anni al rallentamento del contenzioso giudiziario di tipo amministrativo nell’Isola, sebbene nell’ultimo periodo si notino dei miglioramenti oggettivi: “Quello che ingolfava tantissimo la giustizia amministrativa – afferma l’avvocato – erano le cause di pubblico impiego. Oggi, tranne alcuni settori residuali, tutte le cause di questo tipo vengono trattate dal giudice del lavoro. Ma c’è sempre il famoso problema della coperta troppo corta: se la tiri da un lato ti scopri dall’altro. Si è così ingolfato adesso il giudice del lavoro con tutte queste cause e si sono dilatati i suoi tempi processuali. Quindi non la si può definire una soluzione al problema”.

Nell’ultimo anno, secondo i dati diffusi da Salvatore Veneziano, presidente del Tribunale amministrativo regionale per la Sicilia durante l’inaugurazione dell’anno giudiziario, i ricorsi nell’Isola sono diminuiti del 7,2%. Ma questo margine di deflazionamento del contenzioso non è ancora sufficiente per velocizzare definitivamente le tempistiche.

Inoltre, da un po’ di anni è stato introdotto il contributo unificato, cioè la tassa da pagare per l’iscrizione a ruolo e, più in generale, per iniziare una causa. La pretesa economica, non indifferente per i soggetti in situazione di fragilità finanziaria, incoraggia molti ricorrenti a non imbattersi in liti temerarie o di modico valore. Anche questo, quindi, è uno dei motivi della riduzione del contenzioso giudiziario.

Nel 2023 i nuovi ricorsi che sono stati depositati ammontano a 1.992, cioè 152 unità in meno rispetto al 2022. Prendendo in esame le singole materie, tuttavia, non risulta esserci omogeneità in questa tendenza. Al contrario, sono aumentate sia le liti in materia edilizia che quelle che hanno ad oggetto il silenzio della pubblica amministrazione davanti alle richieste dei privati.

Proprio quest’ultimo dato permette anche di ricostruire un’altra concausa dell’ingolfamento dei Tar. Le pubbliche amministrazioni infatti, sono oggi sovraccaricate di numerose competenze e funzioni, spesso sovrabbondanti rispetto agli organici in dotazione ai singoli uffici.

Non è un caso che il governo nazionale stia anche sfruttando i fondi europei del Pnrr per garantire un maggiore turnover negli apparati statali e per sbloccare le assunzioni, quasi ferme ormai da tempo. Per anni le fuoriuscite di lavoratori dovute al pensionamento non sono state compensate dall’integrazione di nuovo organico da immettere nelle fila della p.a. mediante concorso.

In merito a questo tema, secondo Rubino occorre tuttavia relativizzare il problema: “È sempre una questione di persone. Se si ha un bravo dirigente d’ufficio può funzionare. Se viceversa il dirigente non è particolarmente bravo l’ufficio ne risente. Mi auguro che l’innesto delle nuove leve contribuisca a migliorare la p.a.. È da vedere se queste nuove unità andranno a regime, se si saranno ben ambientate e formate e se contribuiranno al cosiddetto buon andamento della pubblica amministrazione.

Ma la situazione può sempre migliorare. A fare ben sperare, oltre allo sblocco delle assunzioni e alla lieve inflessione dei ricorsi presentati nel 2023, ci sono anche le parole dell’avvocato Girolamo Rubino: “Se pensiamo ad altri settori della giustizia come i processi penali che spesso durano parecchi anni e poi culminano con la prescrizione o alla giustizia civile che ha anche tempi più lunghi, possiamo definire la giustizia amministrativa un’isola felice”.

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