Termovalorizzatori sì, Termovalorizzatori no. Il dibattito riguardo la realizzazione degli impianti volti allo smaltimento dei rifiuti non differenziabili è stato ampio e certamente non poco polemico.
Lo scorso gennaio la Regione Siciliana, tramite il presidente Renato Schifani nominato dal governo Meloni commissario per “il completamento della rete impiantistica integrata” e per “la realizzazione e localizzazione di nuovi impianti di termovalorizzazione di rifiuti“, ha sottoscritto la convenzione che affida a Invitalia il ruolo di centrale di committenza per la preparazione dei bandi e la gestione delle gare di appalto per la costruzione dei due termovalorizzatori che sorgeranno a Palermo (a Bellolampo) e Catania (a Pantano d’Arci).
Un investimento complessivo di 800 milioni di euro, finanziato attraverso l’Accordo per la coesione stipulato con il governo nazionale, volto a trasformare radicalmente il sistema di gestione dei rifiuti nella regione, riducendo al minimo il ricorso alle discariche e valorizzando le risorse attraverso il recupero energetico.
“Il problema dei rifiuti, unito a quello della sanità e della siccità, sono la vera emergenza della Sicilia“, spiega il deputato regionale forzista Salvo Tomarchio.
“Sono stati fatti tanti passi in avanti negli ultimi anni ma è ovvio che rispetto alle tante altre regioni e agli obiettivi prefissati dall’Europa, siamo ancora molto lontani. Questo problema si risolve con un adeguato piano dei rifiuti, prevedendo non solo i termovalorizzatori ma tantissime altre piattaforme, di cui si parla troppo poco, che incentivano la differenziata. Quindi la base resta sempre quella: la raccolta differenziata, la questione culturale, la sensibilità ambientale, e su quello non intendiamo indietreggiare di un centimetro“.
“D’altra parte – sottolinea – la mia storia parla chiaro, ad Aci Bonaccorsi, quando ho amministrato un piccolo comune, ma parla chiaro anche a Catania quando ho amministrato un grande comune. Tutti sanno su che cosa ho puntato, ovvero sulla questione culturale, sulla differenziata, sulla comunicazione, sui controlli, sulle telecamere. Poi si arriva ai termovalorizzatori, se ne prevedono due a Catania e Palermo, e par la prima volta nella storia, dopo tantissimi anni in cui se ne parla, stavolta c’è un’accelerazione chiara e definita perché abbiamo già la gara di progettazione e direzione lavori che ieri, 9 giugno, è scaduta. È già stato firmato il protocollo con Invitalia, c’è una massima attenzione alla trasparenza, una gara da quasi un miliardo di euro. Scoperto chi sarà l’aggiudicatario, si potrà finalmente partire con l’appalto integrato. Io credo che da qui alla fine della legislatura partiranno i lavori. Questo segna una svolta non solo sulla questione rifiuti, perché è sbagliato dire che risolve il problema dei rifiuti, perché non verranno gettati tutti i rifiuti al loro interno, ma risolve certamente il problema della saturazione delle discariche”.
“Quindi – aggiunge – il problema rifiuti in mezzo alla strada lo continueremo a combattere con la differenziata e su quello non molleremo, ma è vero pure che non tutto è differenziabile. Chi lotta contro i termovalorizzatori non spiega questo, non tutto è differenziabile, e quello che non è differenziabile e non solo finisce nelle discariche. Grazie a queste strutture ciò che non è differenziabile finirà nei termovalorizzatori che non inquinano, sono impianti che non produrranno alcun che di tossine, sarò tutto un circuito chiuso di gestione aerobica, che tra l’altro produrrà energia. Quindi combattere contro i termovalorizzatori è anacronistico, perché servono all’ambiente. I cosiddetti ambientalisti non dicono che aiutano l’ambiente, lo aiutano nella misura in cui combattono il sistema delle discariche. Perché i rifiuti non differenziabili messi sotto terra in discarica inquinano le falde, l’aria, cosa che invece non fanno i termovalorizzatori. Quindi – conclude – sono molto più ambientalisti coloro i quali tifano per queste strutture rispetto a coloro che li combattono“.