La corte d’assise d’appello di Palermo ha condannato a 23 anni e sei mesi di reclusione Pietro Alberto Mulè accusato dell’omicidio di Paolo La Rosa, ucciso a Terrasini il 24 febbraio 2020. La corte ha riformato la sentenza di primo grado con la quale l’imputato era stato condannato a 16 anni di reclusione.
Come richiesto dall’avvocato Massimo Motisi, difensore di parte civile dei familiari della vittima, i giudici hanno riconosciuto l’aggravante dei motivi abbietti e futili che hanno determinato l’aumento della pena. A tutte le parti civili, oltre ai familiari del giovane ucciso i Comuni di Cinisi e Terrasini, assistiti dagli avvocati Salvatore Palazzolo, Michele Palazzolo e Paolo Grillo, sono stati riconosciuti i risarcimenti dei danni. L’omicidio si consumò in piazza Titì Consiglio a Terrasini, di fronte ad un locale notturno. Pietro Alberto Mulè colpì con un coltello a morte La Rosa.
Secondo i testimoni che hanno assistito al delitto, l’imputato, all’epoca 20enne, dopo avere litigato all’interno del locale con un buttafuori, quando stava per andare via, a notte fonda, iniziò a discutere con La Rosa col quale c’erano da tempo rapporti tesi. Contrasti sorti perché alla vittima non piaceva che sua sorella fosse fidanzata con Filippo Mulè, cugino del condannato.
A Filippo Mulè è stato contestato il concorso in omicidio. Il processo a suo carico è ancora in corso.